Se si consuma meno alcol è solo un bene per la salute
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La recente mostra dei vini in Trentino si accompagna a giustificate e forti preoccupazioni dei politici e dei produttori in quanto in Italia nel 1965 i consumi di vino erano di 15 litri di alcol puro / anno / persona contro i 6,9 litri alcol puro / anno / persona del 2005. Il cittadino consumatore anche trentino ha scelto: un prodotto perdente sul mercato nonostante l'immagine dopata che se ne vuole trasmettere anche con molti finanziamenti pubblici. Inutile sottolineare che il passaggio dai 40.000 morti / anno in Italia negli anni '60 agli attuali 25.000 morti è dovuto soprattutto al calo del consumo di vino la bevanda comunque più consumata nel paese. Proporzionalmente alla riduzione della mortalità si è registrata anche la riduzione del numero di malattie, incidenti,infortuni e disagi famigliari. Un ottimo risultato dal punto di vista della salute pubblica tanto che chi si occupa di salute pubblica a livello mondiale si complimenta con l'Italia per i risultati raggiunti.
I problemi elencati sono dovuti ad una semplice caratteristica, la stessa in tutte le bevande alcoliche e pertanto anche per il vino: la presenza di una molecola incolore l'alcol etilico che dal punto di vista medico/scientifico è una sostanza tossica che causa da 60 a 80 tipi di malattie, è una sostanza teratogena in quanto causa danni al feto se assunto in gravidanza, è una sostanza cancerogena tanto da essere inserita nella prima classe delle sostanze cancerogene dalla Iarc (Agenzia Internazionale Ricerca sul Cancro) e da studi recenti in grado di aumentare il rischio di sviluppare molti tumori frequenti nella popolazione anche se consumata in quantità moderata ed è a tutti gli effetti una droga in quanto può dare dipendenza, assuefazione, modificazione del funzionamento del cervello e pericolosità sociale.
A livello mondiale è in assoluto la sostanza psicotropa che maggiori danni crea nella popolazione. Viste le caratteristiche e il trend di consumo si può fare di meglio per promuovere i prodotti locali e la cultura trentina. Si può naturalmente continuare a produrre vino, a venderlo e consumarlo magari con qualche sponsorizzazione pubblica in meno, tuttavia anche in questo settore bisognerà trovare qualche via di uscita (riconversione delle coltivazioni e produzione di vino analcolico) La ricerca verso la produzione di un vino veramente ecologico in quanto libero da alcol etilico, il vero contaminante, e non solo da altri contaminanti che poco hanno a che vedere con i danni del vino alla salute e che conservi il resveratrolo e altre sostanze presenti nell'uva potrebbe rappresentare una alternativa per i produttori, per le cantine e anche per i consumatori.
Si può continuare a produrre il vino tradizionale e provare ad offrire alla popolazione che ha deciso di non usare alcolici un prodotto alternativo. Negli altri paesi come in Germania si sta facendo qualcosa in questa direzione forse anche l'Istituto S. Michele potrebbe cominciare a muoversi in questa direzione, contribuendo a far uscire la cultura del vino dai rituali e dalle celebrazioni pseudo culturali e artistiche a cui spesso è abbinato.
L'arrivo di un vino analcolico in un bar di Rovereto, a quanto sembra apprezzato dai clienti ha suscitato l'indignazione proibizionista dei cultori del vero vino, quello con l'alcol etilico per intenderci con le caratteristiche scientifiche e le conseguenze epidemiologiche sopra evidenziate. Sarebbe interessante offrire più alternative ai consumatori in modo che gli stessi possano decidere quale prodotto premiare.