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Sempre più difficile mantenere un rapporto corretto con il cibo: parla lo psicoterapeuta

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"Adolescenti e giovani adulti a rischio disturbi alimentari"
Colpite soprattutto le donne, dice lo psicoterapeuta Riccardo Dalle Grave. In Europa  anoressiche il 2% delle ragazze. "Difficile mantenere un rapporto corretto con il cibo"


ROMA - Si diffonde il mercato delle diete e crescono i disturbi alimentari. Mangiare di notte, vomitare, piluccare continuamente, essere sottopeso, oppure mangiare solo un certo tipo di cibi escludendone molti altri e vivere ossessionati da presunte intolleranze. E' lungo l'elenco dei disturbi dell'alimentazione, non esistono infatti solo anoressia e bulimia, ci sono squilibri che spesso hanno una difficile catalogazione, anche nutrirsi in modo troppo corretto (ortoressia) o puntare solo a diete proteiche per chi fa attività sportiva (vigoressia), può a lungo andare sviluppare un disturbo, diventare una malattia. Sono patologie della nostra epoca dominata in egual misura dal culto del cibo e dal dovere di stare a dieta. Contraddizioni che alterano equilibri, fisici e mentali, rompono schemi, quelli del metabolismo come quelli dell'identità. Il professor Riccardo Dalle Grave, psicoterapeuta e specialista in disturbi dell'alimentazione, lavora al centro Ada di Verona, è un luogo di frontiera che da anni ospita adolescenti in guerra con il mangiare, conosce il potere del cibo come catalizzatore di problemi e il prezzo che si paga per rincorrere i feticcio della magrezza.


Professore, sono aumentati i disturbi alimentari?
"Sì, quelli aspecifici sono circa il 50 per cento del totale, vanno dall'alimentazione notturna all'anoressia nervosa ma senza che il peso sia estremamente basso, ci sono molte controversie sulla classificazione dei disturbi dell'alimentazione, la loro incidenza è aumentata negli ultimi trent'anni ma per alcuni si tratterebbe solo di una migliore conoscenza dei disturbi".


Chi sono i più colpiti?
"Soprattutto gli adolescenti e i giovani adulti che vivono nei Paesi occidentali. Tutti i disturbi alimentari però sono più frequenti tra le donne, gli uomini rappresentano il 5-10%  di tutti i casi di anoressia nervosa, il 10-15% dei casi di bulimia nervosa e il 30-40% dei casi di Bed, binge eating desorder, disturbo dell'alimentazione incontrollata. Sia l'anoressia che la bulimia in genere si manifestano tra i 15 e i 19 anni. Nelle donne di età compresa tra i 18 e i 24 anni però  i tassi sono molto elevati: 2% per l'anoressia, 4,5% per la bulimia e 6,2% per il Bed e gli altri disturbi aspecifici. Sono dati internazionali, ma validi anche per l'Italia".


La dieta è un fattore di rischio?
"Sì, studi fatti su ragazzi hanno dimostrato che una dieta aumenta di 8 volte il rischio di avere disturbi alimentari, è più facile poi che una dieta diventi un fattore di rischio quando ha regole molto rigide, se è ferrea ed estrema. Le diete sono più pericolose per gli adolescenti se c'è un'alterazione dello stato psicologico, per gli adulti è diverso perché hanno una identità più stabile".


Con le diete spesso si innesca un circolo vizioso che porta poi alla creazione del  disturbo.
"L'adozione di una dieta molto rigida porta quasi inevitabilmente alla rottura delle regole, questo determina l'abbandono momentaneo del controllo dell'alimentazione  e l'assunzione di una grande quantità di cibo. Le abbuffate a loro volta intensificano la preoccupazione per il peso che incoraggia un'ulteriore restrizione dietetica con il conseguente aumento ulteriore del rischio di abbuffate".


Sembra che non siamo più capaci di avere un rapporto equilibrato con il cibo.
"Viviamo in un ambiente obesogenico, che favorisce l'obesità ma siamo anche sottoposti ad una pressione fortissima per il controllo del peso, è una situazione culturale molto contrastata, da un lato la pubblicità e la moda dall'altra l'abbondanza di cibo. L'obesità è aumentata perché lo stile di vita  è sempre più sedentario, si sta al computer o a guardare la televisione, ci si sposta in macchina. L'assunzione di un eccesso di calorie è favorita dall'aumento del numero di fast food e di distributori di bevande zuccherate, dal consumare pasti fuori casa. Le industrie alimentari  fanno massicce campagne pubblicitarie per indurre a consumare cibi processati ad elevata densità di energia a cui sono aggiunti sali, grassi, zuccheri. Questo favorisce l'obesità, dall'altro lato ci sono invece i canoni dell'aspetto fisico promossi dalla moda, dalla pubblicità, che esaltano la magrezza associata a valori vincenti, soprattutto tra le donne".


Ecco allora il mercato delle diete con le sue promesse...
"Parliamo soprattutto della diet industry che offre un messaggio stereotipato,
si esaltano programmi miracolosi, prodotti rivoluzionari ma non sono quasi mai riferite le referenziali cliniche e un curriculum di chi promuove il trattamento".


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/12/13/news/diete_intervista_prof_dalle_grave-70810960/


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)