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Senigallia: "La Residenzialità alcologica", un convegno sulla creatività nella cura e riabilitazione

Senigallia: "La Residenzialità alcologica", un convegno sulla creatività nella cura e riabilitazione

Tra i relatori anche l'assessore regionale alla sanità Almerino Mezzolani, il sottoregretario Carlo Giovanardi ed il

direttore generale della Zona territoriale 4, Franco Pesaresi. Aumenta il consumo di alcol e superalcolici tra giovani ed

adolescenti e con il primo bicchiere a 12 anni la media dell'età italiana è la più bassa d'Europa. Secondo dati recenti

870.000 ragazzi sotto i 16 anni bevono alcolici in locali pubblici; circa un terzo dei 6.000 morti e dei 250.000 feriti in un

anno in incidenti stradali è causato da un consumo non corretto di sostanze alcoliche. Dati allarmanti che sono soltanto un

aspetto di un fenomeno che si estende ad incidenti sul lavoro ed a gravi patologie correlate all'abuso di alcol. E se

strutture sanitarie pubbliche e private hanno approntato anni un programma terapeutico per la cura dei pazienti alcologici,

rimane ancora scoperta la fase della riabilitazione e del reinserimento nella vita normale di chi ha avuto problemi di alcol,

soprattutto i giovani. Proprio per questo da Senigallia con il convegno nazionale "La Residenzialità alcologica: creatività

nella cura e riabilitazione" in programma il primo ed il 2 ottobre prossimi, la sfida della nuova frontiera sul fronte della

cura all'alcolismo. Il convegno terrà a battesimo la proposta di una rete nazionale all'interno del "Corral", Coordinamento

delle riabilitazioni residenziali, non più di una dozzina in Italia. A lanciare la proposta, la casa di cura "Villa Silvia"

che organizza il convegno.
"Non esiste un vero e proprio registro di queste strutture; da qui l'esigenza di comprendere le diverse realtà - spiega il

presidente del convegno ed amministratore della casa di cura "Villa Silvia", Vincenzo Aliotta - e diventare interlocutori di

Servizi per le dipendenze, istituzioni pubbliche e private, realtà del volontariato che si occuoano di alcolismo". Negli

ultimi tempi infatti sono sorte esperienze di riabilitazione e reinserimento di pazienti alcologici sulla sorta di comunità

terapeutiche per tossicodipendenti. Una fase della quale c'è assoluta necessità proprio perchè costituisce l'anello di

congiunzione tra la terapia ed il nuovo inserimento nella vita normale del paziente alcologico. Una esigenza peraltro

illustrata dalla legge 125/2001 non ancora entrata a pieno regime in questo settore. Tra le poche strutture italiane, nelle

Marche il prossimo anno partirà una comunità residenziale nella piccola frazione montana di Piticchio di Arcevia ad opera

della casa di cura 'Villa Silvia' di Senigallia, da oltre trent'anni impegnata sul fronte della cura e del recupero di

pazienti alcologici anche grazie ai gruppi di Alcolisti anonimi. Tra i relatori del convegno - nel quale si confronteranno

operatori ed esperti di strutture pubbliche e private italiane - anche il professor Giovanni Vittadini, responsabile della

riabilitazione alcologica della "Fondazione Maugeri" di Pavia.
"Non esiste un unico intervento affrontare l'alcolismo - dichiara il professor Vittadini - ma la terapia e la riabilitazione

devono essere eseguite di una sequenza di interventi concatenati fra loro e di durata illimitata. In questo progetto a lungo

-lunghissimo termine si pone in maniera sempre più autorevole la cosiddetta "riabilitazione residenziale a breve termine". Di

che cosa si tratta? "Di un approccio abbastanza conosciuto in vari paesi del mondo ma poco noto in Italia dove la

residenzialità è considerata un sinonimo di comunità terapeutica, quindi una permanenza di almeno un anno. In effetti la

permanenza in tali strutture specializzate non dura di solito, meno di tre settimane e non più di dodici". Come avviene la

riabilitazione? "Questo tempo viene impiegato nello svolgimento di un programma intensivo che ha quattro scopi: mantenimento

di una sicura sobrietà; focalizzazione dei problemi sia fisici sia psichici sia relazionali del soggetto con problemi alcol

correlati;training riguardante i principali supporti farmacologici e psicologici per affrontare la dipendenza; costruzione di

un programma post residenziale concordato con gli altri attori della riabilitazione come i SER.D, Servizi

psichiatrici,Servizi sociali, Gruppi di auto aiuto quali AA e CAT, medici di famiglia, famiglia stessa e con il paziente.
Viene anche dato il giusto spazio ai familiari con un programma specificamente a loro dedicato. Da circa un anno tredici

servizi di riabilitazione alcologica residenziale hanno deciso di mettersi in rete creando il "Corral" (Coordinamento

residenzialità riabilitative alcologiche ) al fine di mettere in comune il proprio bagaglio di esperienze e di studio per di

offrire un supporto sempre più efficiente ed efficace a chiunque abbia problemi alcol-correlati. E' inoltre in pieno

svolgimento una ricerca epidemiologica coinvolgente gli stessi centri allo scopo di valutare i risultati a medio-lungo

termine di questa metodologia". Quali indicazioni sono emerse? "Uno dei primi dati emersi è che il numero di persone che

annualmente si rivolgono a centri "Corral" sfiora i 3 mila. Ciò significa che nonostante la scarsa pubblicizzazione di questi

servizi con il solo "passa parola", il successo della metodologia appare veramente notevole".