Serpelloni: «Eccesso di alcol micidiale sotto i 21 anni»
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di Daniela Boresi
VENEZIA - Brutti esempi e la voglia di essere grandi. Si potrebbe così sintetizzare il dilagare dell'uso di alcol tra i giovanissimi, come spiega Giovanni Serpelloni, direttore del Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Dottor Serpelloni, perché i ragazzi vanno in coma?
«Fino a 21 anni non si sviluppa un enzima epatico, l'alcol-deidrogenasi, che serve per metabolizzare l'alcol. Quelli che si mettono a discutere se dare alcol sotto o sopra i 16 anni devono sapere che l'alcol è tossico a livello fisiologico e cerebrale. E in particolare le donne, che maturano molto più tardi dei maschi e che per tutta la vita sono più vulnerabili».
Perché si arriva al coma etilico?
«Quando l'alcol arriva sopra un certo livello crea un effetto tossico cerebrale e si rischia il coma. L'alcol ha un effetto sedativo così forte che ad un certo punto bevono senza rendersene conto: passano nel giro di pochi minuti da uno stato di euforia, alla profonda sedazione al coma vero e proprio. Ai giovani va detto che di questo si può anche morire e che i danni prodotti possono essere pesanti».
Cosi si deve fare in quei casi?
«Intervenire subito, se il ragazzo viene trovato dopo ore può riportare anche danni cerebrali permanenti: nell'età da zero a 20 il nostro cervello è in maturazione e andare ad interferire con i fine settimana fatti di alcol e droga è devastante. Un giovane ha un cervello quattro volte più vulnerabile di quello dell'adulto. Di certo bere in modo eccessivo può portare a danni epatici importanti e irreversibili; e questo perché si verifica la morte delle cellule epatiche che hanno una sensibilità molto alta per l'alcol».
Perché i ragazzi bevono?
«Perché si sentono diversi, credono di stare meglio. La prima fase di chi beve è l'euforia: meno inibizioni, più capacità di relazione. E questo produce piacere. Il secondo effetto è che spesso l'alcol viene usato assieme alle droga perché funge da carburante. Alcol e cocaina, dentro il nostro organismo, producono il coca-etilene, che diventa attivo per potenziare gli effetti della cocaina. E poi c'è un problema educativo: la terza chiave di lettura è che l'alcol come fenomeno è tollerato, c'è una cultura che lo supporta. In Veneto e il Friuli Venezia Giulia la produzione dell'alcol è legata a una questione sociale e non si riesce a comprendere che dietro a queste sostanze si nasconde il maggior numero di morti. Si muore più di alcol che di tabacco o di droghe».
Questo vale anche per gli adulti?
«Senza dubbio. Questo non vuol dire rinunciare a vino o birra, ma si deve evitare l'abuso pesante, continuo. Gli alcolici non sono una bevanda, ma per molti invece funziona proprio in questo modo».
Come aiutare i giovani?
«Per i ragazzi l'alcol è solo l'inizio, poi arriva la droga. All'inizio l'alcol è più accessibile, costa meno, non si fanno problemi a chiedere un rum o altro. Poi si accorgono che riescono comunque ad alterare la coscienza e da lì passano ad altro più pesante».
E allora, che fare?
«Anche a livello di Ministero ci stiamo battendo per introdurre nuove regole, anche sulle ore in cui non è più possibile bere. Alle due di notte, dopo che uno ha ballato tutta la notte, non è il caso che continui a bere per poi prendere la macchina e tornare a casa».