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News di Alcologia

Serve una cultura del bere che superi quella dello sballo

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I dati sempre più allarmanti ci dicono che in Italia sono 750.000 gli adolescenti a rischio di abuso di bevande alcoliche (Istituto superiore di Sanità). L'età del primo consumo è scesa a 12,6 anni. Addirittura, il 17,5% dichiara di aver iniziato ad assumere alcol all'età di 11 anni, il 38% dei maschi e il 14% delle femmine sono bevitori, con aumento dei "binge drinkers" (ragazzi che bevono sino a star male alla ricerca dello "sballo"), il 54,6% dei ragazzi tra 15 e 19 hanno provato una ubriacatura almeno una volta nella vita. Nella città di Milano, poi, mediamente si inizia ad assumere alcolici a 11,6 anni (quindi prima rispetto al resto d'Italia e d'Europa). Il 40% dei quindicenni a Milano ha sperimentato almeno una volta nella vita l'esperienza di uno stato di acuta ebbrezza etilica. Il consumo di alcol tra i ragazzi tra i 14 e i 17 anni è passato dal 12,6% al 20,5% negli ultimi sei anni.Questi dati clinici allarmanti e il riscontro avuto anche nei Pronto Soccorso milanesi dove è in aumento il numero di minorenni trasportati per abuso alcolico grave (nel 2008 sono stati condotti al pronto soccorso del Fatebenefratelli 70 minorenni, di cui il 66% femmine), ha indotto il Comune di Milano e, gradualmente, diversi altri Comuni italiani a valutare interventi seri e determinati per contenere i gravi danni alla salute e contrastare il fenomeno al fine di evitare l'ulteriore diffondersi di usanze pericolose e dannose.Questi dati insieme a molti altri, egualmente inquietanti, ci parlano di ragazzi che certamente hanno anche bisogno di ritrovare una cultura e una educazione diversa, ragazzi che sembrano poco capaci di riempire un vuoto interno con risorse proprie, interessi, passioni, e che associano la capacità relazionale, il far gruppo con uno stordimento comune da alcol associato spesso anche all'uso di sostanze stupefacenti: stordimento che, in realtà, impedisce ogni genuina comunicazione e mina la salute. L'ordinanza che limita la possibilità per i giovanissimi di usare e abusare di alcolici è solo un aspetto di un percorso di prevenzione molto più ampio e nasce dalla preoccupazione di tutelare la salute e l'incolumità dei nostri ragazzi, non da un desiderio di reprimere fine a se stesso. E parte da una consapevolezza: che la società si costruisce sui giovani. Oggi ci troviamo di fronte ad una crisi della famiglia e della società senza precedenti. È evidente che un divieto non sia sufficiente da solo, ma rappresenta un messaggio molto chiaro e importante per i giovani e le famiglie.L'ordinanza è stata proposta e caldeggiata dall'assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna e subito appoggiata dal sindaco Moratti che ha dato una risonanza nazionale e internazionale a questo provvedimento.«Questa è un'ordinanza che non vuole avere carattere vessatorio» ha detto l'assessore Landi «ma che persegue il bene dei nostri ragazzi. È un'ordinanza del sì, senza ma e senza forse. Quella che voglio diffondere non è una cultura del "no", ma una cultura del "sì": sì alla vita, sì alla salute, sì al dialogo tra genitori e figli, sì all'educazione nelle scuole, sì al dialogo tra esercenti e Istituzioni. Siete mai stati nelle zone della movida all'ora dell'happy hour? Avete mai contato quanti ragazzini hanno un cocktail in mano o sono "sballati"? È forse questa la libertà che andiamo cercando? La libertà di aver lasciato che una impressionante parte delle nuove generazioni abbia adottato un vizio così temibile? L'abuso di alcol è e deve restare per tutti noi un nemico numero uno. Ho preso accordi con il preside prof. D'Elia del Liceo Scientifico Vittorio Veneto per iniziare corsi di formazione sulla salute e sulla prevenzione nei giovani».«È ora importante agire contro un'assurda moda che rincorre lo sballo, il mito dell'essere "fuori", la convinzione che non esiste divertimento se non indotto da sostanze, chimiche o alcoliche. Vietare l'alcol ai minori di 16 anni, sanzionare i bar e i locali che servono alcolici ai minori, sono un tentativo concreto, immediato e tangibile di salvaguardare i giovani in uno dei tanti loro momenti di socializzazione. Certo non basta reprimere e vietare, ma dobbiamo costruire una cultura del bere che superi la cultura dello sballo. Io ho fiducia nelle nuove generazioni, dobbiamo solo fornire ai nostri ragazzi gli strumenti di informazione e di comprensione».
«Nel rispetto delle decisioni del Sindaco Moratti, questa ordinanza dovrà essere applicata con determinazione per ottenere i risultati che ci prefiggiamo perché tutta l'Italia sta guardando a Milano come all'apripista di una grande battaglia per il "valore della salute"». L'intento, insomma, è quello di spingere genitori, insegnanti, educatori, gestori di pubblici esercizi a prender maggiore coscienza della reale gravità e diffusione del fenomeno per fronteggiarlo con politiche della salute e dell'educazione che efficacemente preservino i ragazzi da comportamenti autodistruttivi, segnale di malesseri profondi. Dobbiamo restituire ai giovani una idea e una opportunità di divertimento e di crescita che non sia per loro nociva.