Sesso a pagamento, alcol e risse: le ragazzine terribili di Milano
alcol droga sesso dipendenze giovani alcolismo
Giovani bulle, si muovono in bande. Gli educatori: assorbono tutto dalla tv
MILANO - Si prostituiscono per un iPod. Passano il pomeriggio in casa a bere alcolici. Picchiano le loro rivali in amore. Fanno uso di droghe, formano bande, sfoggiano muscoli e cattivo gusto. In famiglia, ma soprattutto a scuola. Come i maschi. Giovani bulle in carriera, ora l'emergenza riguarda loro, denunciano gli educatori: «Sono i soggetti più a rischio ». E visto che quando ci si mettono, sono «tenaci e caparbie », hanno superato i loro coetanei: bevono più degli uomini e sono più violente. Minacce, intimidazioni, aggressioni.
Quattordicenni al pronto soccorso, in coma etilico. Seminude sulle chat, strafatte il sabato pomeriggio, in discoteca. Buttate su un divano, con il trucco colato sulla faccia. O chiuse in bagno a vomitare. L'ultimo episodio risale alla scorsa settimana, rissa tra quindicenni di un istituto professionale in zona Certosa. Pugni e calci nel piazzale della scuola per conquistare un fidanzatino. E una studentessa all'ospedale. «Purtroppo - afferma il direttore scolastico regionale, Giuseppe Colosio - stiamo assistendo a una maggiore frequenza di episodi legati alle ragazze ». E la scuola questa volta non c'entra, non solo lei, almeno. «Il problema - sospira Antonio Lupacchino, il provveditore di Milano - è che abbiamo di fronte una gioventù senza guida». E che ha un unico modello: la televisione.
Veline, troniste, ballerine. Successo e soldi facili. Le arti classiche di seduzione femminile e i muscoli. Nuovi, fortissimi. Luca Bernardo, direttore del primo (e unico) centro di ascolto per adolescenti all'ospedale Fatebenefratelli, racconta: «Le giovani si sono omologate ai maschi, non vogliono fare di meno. Sembra che stiano cercando di raggiungere così la parità dei sessi». Rivelazione choc: su 70 adolescenti alcolisti (assistiti al Fatebenefratelli), le donne rappresentano il 66 per cento. E poi ci sono le bulle, le drogate, le baby-squillo. Bernardo sospira: «Finché non si studierà il disagio adolescenziale in tutti i suoi aspetti e in tutta Italia, sarà difficile conoscere a fondo il fenomeno». Qualcuno ci prova. Come l'associazione «Cuore e parole », la Onlus che promuove la «scuola creativa per educare alla vita», decine di progetti negli istituti di tutta la città. La presidente, Paola Brodoloni, spiega: «Mancano per le ragazze progetti da condividere. Assorbono tutto dal branco, dalla tv, da Internet. Vivono per l'apparire, non per l'essere».
Ruolo fondamentale: la scuola. «È l'unica che può mantenere aperto un canale di comunicazione con i giovani ». Parlare con gli adolescenti, la sfida più difficile. I presidi lo sanno. E per questo, nella maggior parte degli istituti milanesi, hanno aperto sportelli anti-disagio, incontri con esperti e psicologi, colloqui con le famiglie, avviato collaborazioni con le associazioni di volontariato. E anche se non sempre le ragazze si picchiano, se non arrivano a casi estremi come quello dell'altro giorno, anche se la scuola non diventa un ring, ora i docenti stanno più attenti. Come Francesca Lavizzari, a capo dell'istituto comprensivo Cavalieri: «Abbiamo a che fare con ragazzine 'imitative', che fanno di tutto per essere come i loro coetanei maschi. Ma si rassegnino, non saranno mai come loro».