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Shopping compulsivo, quando acquistare diventa una dipendenza: intervista al prof. Roberto Pani

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Shopping compulsivo: storia di una dipendenza
Quando acquistare diventa una dipendenza. Intervista a Roberto Pani, lo psicoanalista che per primo in Italia ha studiato il fenomeno dello

shopping compulsivo.
Una delusione, una giornata pesante, una frustrazione ed ecco che ci si rinfranca con lo shopping. Spendere è bello quando allude a regalarsi qualche gioia. Ma quando lo shopping diventa un'ossessione compulsiva? Cosa nasconde in realtà? Ne abbiamo parlato con lo psicoanalista che per primo in Italia ha studiato lo shopping compulsivo (inizio anni 2000), identificandolo come dipendenza, Professore Roberto Pani, autore insieme a Roberta Biolcati de "Le dipendenze senza droghe. Lo shopping compulsivo, Internet e il gioco d'azzardo", Utet.
Professore Pani, come si differenzia lo shopping normale da quello compulsivo?
Da circa vent'anni ad alcune note sindromi compulsive (cioè la cleptomania, la piromania, sindromi compulsive sessuali, il gioco d'azzardo,

disturbi alimentari come la bulimia ecc.), altre dipendenze senza sostanze (stupefacenti), creando appunto dei dipendenti, in gergo addicted.
Acquistare è sia piacevole che, a volte, eccitante. Dal punto di vista fisiologico possono aumentare nel nostro circolo sanguigno le

endorfine, le dopamine, le citochine, la noradrenalina, tutti neuro-ormoni che innalzano il tono dell'umore.
In genere concedersi un regalo per sé, ma anche per altri, alimenta la sorpresa nell'altro, stimola indovinelli, promuove curiosità diffusa.

In altre parole, è come dirsi: te lo meriti perché sei statao brava|o.
Acquistare può essere vissuto come un premio, una conferma della propria autostima e anche della fiducia negli altri. Attraverso i regali, il

mondo per un attimo diventa una piccola favola dentro la quale tutti sono buoni e sono soprattutto grati agli altri (ai donatori) per aver

ricevuto simboli di affetto.
Direi che acquistare con moderazione, accompagnando il gesto con tanto pensiero positivo, tanto spazio sufficiente per tenere bene in mente la persona alla quale si desidera fare il regalo, ai suoi autentici desideri, a quanto e come gradirebbe l'oggetto regalato, equivalga in qualche modo un atto d'amore, tanto piacevole, quanto sano. In quest'ottica farei rientrare anche l'acquistare per se stessi.
Che cos'è invece lo shopping compulsivo?
Come ho accennato, consiste in una dipendenza che si manifesta con automatismo impulsivo, non appena il piacere di comprare diventa una

compensazione di troppe frustrazioni psicologiche, soprattutto antiche. L'impulso a comprare in tal caso assomiglia ad un comportamento

bulimico, che prevede una voracità improvvisa, costituita da attacchi ripetuti e improvvisi, i fatidici acquisti compulsivi appunto.
Quali sono i meccanismi psicologici che entrano in gioco nello shopping compulsivo?
Vengono usati meccanismi di difesa come la negazione che compare in molte persone all'inizio del circolo vizioso e l'annullamento

retroattivo. Spiegando brevemente: da un lato la persona nega (in senso letterale) di aver acquistato d'impulso; dall'altro compra un altro

oggetto, subito dopo aver acquistato, per annullare in modo tanto magico quanto inconscio l'atto precedente che viene condannato, poiché fa sentire in colpa ("ne compro un altro perché non mi interessa, se ho speso troppo, comprandone un altro, annullo il gesto precedente, perché, dimostro che non mi importa niente se spendo troppo)".
Cosa succede in pratica?
Le donne, stimabili in percentuale oggi, circa al 70% rispetto agli uomini, trascorrono parecchio tempo nei grandi magazzini e negozi: circa 4 giorni interi alla settimana, distribuendo in modo differenziato, mattine e pomeriggi: non necessariamente comprano moltissimo, ma in genere, rimangono sopraffatte dal pensiero fisso di controllare ogni oggetto che potrebbe essere acquistato. Si tratta quindi in questo caso di un'ossessione piuttosto che di compulsività, perché l'atto impulsivo di comprare è ancora sotto controllo.
E quelle donne che comprano molto?
Sono proprio quelle che possono fortemente danneggiare se stesse in termini tanto economici quanto psicologici, a causa del senso di colpa e di vergogna che accompagna i loro saccheggi, oserei dire. La maggior parte dei vestiti acquistati non saranno nemmeno indossati. Da essere donne ossessionate dai potenziali acquisti diventano donne compulsive, chiudendosi in un circolo vizioso di (binge-shopping = attacchi furiosi da acquisto). Nei casi severi e patologici, le shopper compulsive devono essere fermate in qualche modo da farmaci, da controlli fisici e contenimenti e anche da diffide da parte dei familiari.
E per quel 30 per cento degli uomini compulsivi ?
Si occupano di un altro tipo di acquisti: anche loro, da ossessivi possono trasformarsi in compulsivi e dover essere fermati. In genere, questo genere di uomo compera orologi, telefonini sofisticati, penne preziose, gadget costosi e anche automobili, quando il denaro lo consente.
Cosa si può fare per aiutare le persone che eccedono?
Occorre curarli specialmente con farmaci modulatori dell'umore, e se sono disponibili e con una buona introspezione, la psicoterapia di gruppo è il rimedio più efficace nel lungo termine. Suggerisco nello specifico lo psicodramma psicoanalitico che ho notato essere molto efficace in questi casi perché offre il modo di vedere se stessi e sentire altre alternative attraverso la tecnica stessa.
Rimane la considerazione secondo la quale comprare per se stessi e donare agli altri spicca tra i gesti più poetici e al tempo stesso gratificanti che alimenta buoni sentimenti e la generosità


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)