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Sicilia: in vigna e in cantina non si ride più

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Negli anni '60 in Italia il consumo procapite di vino era di 110 litri all'anno. Oggi è sceso a 45. Da fornitore di zucchero e calorie a buon mercato, il vino - con il diffondersi del benessere - si è trasformato in bevanda voluttuaria ed anche status symbol, soprattutto per il made in Italy e in Siciliy, dei nuovi ricchi di Cina e India. Un boom mondiale. Almeno fin quando non è esplosa la crisi economica che ha rivoltato come un calzino l'intero Pianeta.
Da allora, mentre la lotta sui mercati internazionali si fa sempre più dura, sono lacrime e sangue per un settore che, solo per il vino, nell'Isola registra un business da 800 milioni di euro all'anno. In vigna e in cantina non si ride più. E non solo per la crisi, che prima o poi finirà. Il rischio reale è che i vitivinicoltori, con il prezzo dell'uva che non copre più i costi di produzione, gettino la spugna. Con conseguenze che per la Sicilia, seconda regione produttrice d'Italia, saranno drammatiche sia sul piano occupazionale che economico. A cui si aggiungerebbe la perdita secca e irrimediabile di vent'anni di lavoro per migliorare qualità e produzione con risultati che hanno stupito il mondo. Insomma, evitiamo che il vino faccia la fine degli agrumi.