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Sicurezza stradale, va a rilento la legge chiesta dall'Europa per fermare la strage

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di Nino Cirillo
ROMA - La pioggia, si direbbe, alberga infida e implacabile Oltre Manica, come vogliono i libri, come vuole la tradizione. Eppure i morti in incidenti stradali dovuti alla pioggia, nella Gran Bretagna del 2006, sono stati 349, quasi la metà dei 549 cadaveri raccolti sulle strade bagnate della nostra assolata Italia nell'arco degli stessi dodici mesi.
La Grecia, si direbbe ancora, almeno a giudicare dalle immagini di code e di smog che ci vengono da Atene, dovrebbe essere la patria del caos del traffico urbano, e invece per un soffio l'Italia non la batte, solo per un soffio: il 46 per cento della mortalità urbana in Grecia e il 44 per cento da noi. La media europea, quella dell'Europa a 15, secondo dati del 2007, è del 34 per cento.
Che posto, viene allora da chiedersi, occupa il nostro Paese in questa Europa a 15? L'undicesimo, è c'è pure da rallegrarsi perché fino al 2006 eravamo tredicesimi. Chi sta peggio di noi, nell'indice di mortalità espresso per centomila abitanti, sono Lussemburgo, Portogallo, Belgio e Grecia. Appunto, la Grecia.
Si parla tanto, poi, di controlli per alcol e droga che non si fanno, e purtroppo è vero. In Italia vengono sottoposti a questo tipo di test soltanto quattro automobilisti su cento. Anche qui c'è perfino di che essere soddisfatti: agli inizi degli anni Duemila veniva controllato solo lo 0,5 per cento degli automobilisti italiani. Ma l'Europa è un'altra cosa: in paesi come Finlandia, Svezia e Francia, tanto per fare esempi disomogenei, vengono fermati e costretti a soffiare nel palloncino tra il 10 e il 20 per cento degli automobilisti.
Questa è l'Europa. E questa è l'Italia in cui, ormai da otto-nove mesi ci si va arrabattando per approvare una legge che finalmente inasprisca le pene (fino a 15 anni se si uccide in stato d'ebbrezza), che obblighi al tasso alcolemico zero i neopatentati e i camionisti, che metta ordine nella giungla degli autovelox finora gestiti come gabelle da moltissimi comuni.
La legge è in commissione al Senato e, se tutto va bene, sarà varata entro Natale. La sua approvazione potrebbe costituire davvero un segnale di svolta per il Paese, contro la pirateria, contro gli abusi di alcol e droga, contro le strage impunite. Un punto da cui ripartire.
Ci sarà da seguire passo passo i lavori della commissione, da denunciare ritardi se ve ne saranno, bisognerà cercare di mettere a fuoco i settori o i personaggi, o addirittura le lobbies vere e proprie, che a questa legge hanno già cominciato subdolamente a opporsi. Fino a quando i 45 articoli non saranno approvati, (probabilmente dalla Camera perche il balletto delle richieste di modifica del testo originario è già cominciato) e fino a quando con queste nuove norme non sarà dato un nuovo assetto a tutto il Codice della Strada.
Una legge per non morire, è vero, siamo a questo. Siamo qui a cercare un vero deterrente che ci porti all'obbiettivo imposto dall'Europa civile. Entro il 2010 i morti sulla strada debbono essere la metà di quelli registrati nel 2003. Contammo 6.563 vittime quell'anno (e non vi stiamo raccontando le loro storie, le lapidi agli incroci, le vite ormai inutili dei parenti, ma solo nude cifre), è facile concludere che i morti del 2010 dovranno essere 3.280.
E siamo lontanissimi da quest'obbiettivo, a dispetto di una tendenza che comunque dà morti e incidenti in calo. Siamo ancora ai 5.131 del 2007, ultimo dato ufficilamente disponibile. Macano duemila vite, all'appello. Mette ancora più i brividi questo paragone: la Germania dei superpiloti, delle autostrade pazzesche, conta 182 morti in meno, la Francia 511 , la Gran Bretagna addirittura 2.075. Cosa potevamo fare e non abbiamo fatto per salvare queste vite ?
Ma quante insidie si nascondono sul cammino di questa legge. Tanto per dirne una, la comissione Lavori pubblici del Senato, questa settimana ha sospeso i lavori perché c'era da varare la nuova normativa sui porti, un impianto legislativo politicamente importante, perché «condiviso» da maggioranza e opposizione, ed economicamente ancor più, come è facile immaginare. Sette giorni di stop, quindi, si riprende lunedì.
Cominceranno finalmente le audizioni previste e andranno avanti in un periodo "morto" fra l'altro, perché dedicato alla sessione tecnica sulla legge finanziaria. Ma da quelle audizioni si capirà chi davvero mantiene il freno tirato. Saranno ascoltati gli autotrasportatori, i comuni, i ristoranti, le scuole guida, gli esperti di alcol, gli stessi tecnici dell'Unione europea. Si capirà in quella sede chi rema davvero contro.
S'è detto, nei giorni scorsi, della Lega e della sua passione per il Prosecco. Ed è abbastanza scontato che proprio dalla Lega vengono emendamenti al testo. Ma l'impressione è che i veri nemici della legge si annidino altrove, fra interessi economici comunque importanti, in quell'Industria dei Sinistri di cui parlano con denunce accorate le associazioni di familiari delle vittime sparse per l'Italia.
Ecco, le associazioni non figurano ancora nell'elenco delle audizioni, ma si tratta di un programma «molto flessibile», come assicura il relatore della legge, il senatore Angelo Maria Cicolani, un ingegnere, un vero esperto della materia. Ed è quindi abbastanza probabile che alla fine vengano sentite anche loro, vegano ascoltati questi padri e queste madri sfatti dal dolore, questo popolo che si batte perché venga posto un freno a un'inutile strage.
Portano cifre, queste associazioni, che dovrebbero far paura anche a chi non è stato toccato fortunatamente da nessuna tragedia: nel 2007 di cui si parla, non ci sono stati solo 5.131 ma anche 325.850 feriti, con un costo per lo Stato, le imprese e le famiglie pari a 31 milioni e 137mila euro, il 2,4 per cento del Prodotto interno lordo. Non è il caso di fermarsi?