Sicurezza sul lavoro: lotta all'alcol in mensa
Tra il 10 e il 30 per cento degli infortuni sul lavoro sono attribuibili all'alcol: l'importanza di togliere l'alcol dalle mense aziendali
IL CONVEGNO DEI GIOVANI AIB. Si stima che dal 10 al 30 per cento degli infortuni sul lavoro sia causato dallo stato di ebbrezza
È una delle misure ipotizzate per combattere un'autentica piaga Scarcella: «La droga fa 500 vittime all'anno, l'abuso di alcol 30mila»
Tra il 10 e il 30 per cento degli infortuni sul lavoro sono attribuibili all'alcol. La stima è dell'Organizzazione mondiale della Sanità e ieri è stata ripresa dal presidente dei giovani industriali bresciani Francesco Uberto per dire che, se i dati sono quelli, significa che in Italia ogni anno tra i 100 e i 300mila incidenti sul lavoro hanno a che fare con l'abuso di alcol. È un costo economico enorme ma soprattutto, ha sottolineato Uberto, «è un grave danno per la salute e la vita delle persone». L'occasione per questa riflessione è stata data dall'assemblea annuale del gruppo dei giovaani imprenditori dell'Aib e dall'incontro pubblico che ne è seguito (moderato dalla vicepresidente dei giovani imprenditori Paola Palazzani) dedicato appunto alla «Sicurezza sul luogo di lavoro: il rischio alcol».
Uberto ha osservato che negli ultimi anni è cresciuta l'attenzione al tema dell'alcol mentre si guida, mentre al contrario non altrettanto si sta facendo rispetto all'abuso di alcol nei luoghi di lavoro e in sé. Il problema sconta anche una «scarsa chiarezza normativa». «Non è una questione tecnica - ha osservato Uberto -, c'è anche un aspetto umano di cui tenere conto».
Il presidente dell'Asl Carmelo Scarcella le dimensioni del problema le ha tratteggiate in questi termini: nel 2008, a livello nazionale, le persone morte per questioni correlabili all'abuso di droghe illegali sono state 500 (erano un migliaio nel 1999), quelle morte per problemi correlati all'alcol sono state 30mila.
Numeri che spiegano il perché, date le risorse, l'Asl abbia deciso di chiudere alcuni Sert sul territorio e di aprire quattro nuclei dedicati al problema dell'alcol a Sarezzo, Leno, Salò e in città. E di iniziare a costituire anche una struttura dedicata con una decina di posti letto (che diventeranno quindici a breve) a Palazzolo.
SONO LE BASI di quella «rete» che secondo Scarcella è necessaria per potere poi programmare interventi adeguati.
Le ultime ricerche Istat a livello nazionale dicono che quasi la metà dei giovani maschi e un terzo delle donne tra i 18 e i 24 anni consumano alcol fuori pasto. Tra loro c'è una discreta fetta di «grandi consumatori» che abusano di superalcolici. E il problema riguarda sia chi lavora (e che magari durante la giornata compie operazioni rischiose) e chi studia. Scarcella ha ricordato che da alcune settimane ha preso il via un'indagine a riguardo tra i giovani lavoratori di dodici grandi imprese e che vede in campo come lavoro in sinergia l'Asl stessa, i sindacati e l'Aib.
L'OBIETTIVO è sensibilizzare ma anche studiare adeguate politiche di intervento, dal togliere l'alcol dalle mense aziendali agli incentivi alla pratica sportiva. Di sicuro, come è stato ricordato, le linee guida dell'Asl di Brescia sull'alcol presentate ieri possono essere una buona base di partenza.
L'avvocato penalista Sergio Ambrosio ha dal canto suo ricordato che «sensibilizzazione e cultura della prevenzione» sono principi cardine che vanno armonizzati con obblighi giuridici quali la nomina del medico competente e l'inviare il lavoratore agli accertamenti previsti. Per il resto la collaborazione deve esserci da parte di tutti: imprenditori, rappresentanti sindacali, lavoratori. E nel caso concreto del lavoratore in stato alterato «è evidente che la sicurezza e la salute prevalgono sulla privacy». A entrare nei dettagli, ieri, anche Alba Parcu (medico di Fleming Tecna) e Maurizio Fusato, responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione della Feralpi.
Thomas Bendinelli