Sindrome Feto alcolica: i dati in Italia
Sindrome Feto alcolica, l’Italia sotto accusa. Ma si sbagliano
Piuttosto pesanti le ‘accuse’ mosse all’Italia sulla prevalenza della sindrome feto alcolica (o FAS). Secondo un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Lancet Global Health il nostro Paese sarebbe infatti considerato tra i cinque Paesi in tutto il mondo con la più alta prevalenza di FAS per 10.000 persone. Ma le cose non stanno così, e lo ribadiscono Roberta Pacifici e Simona Pichini del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità con una lettera* in cui si chiede di ridiscutere i dati riportati.
Rivedere i dati
Secondo lo studio condotto da Svetlana Popova (Centre for Addiction and Mental Health) sulla prevalenza globale dell’uso di alcol durante la gravidanza e sulla sindrome fetoalcolica (FAS), l’Italia sarebbe uno dei Paesi in cui questa condizione è molto diffusa. Tuttavia, il dato non sarebbe reale. Per questo motivi – si legge nella nota dell’ISS – Pichini e Pacifici ne richiedono la revisione per le seguenti ragioni: in base a studi recenti del Centro nazionale Dipendenze e Doping l’esposizione prenatale complessiva all’alcol materno mediante la misura di biomarcatori in meconio neonatale è risultata essere del 7,9% con valori che variavano tra 0 e 10% lungo la penisola italiana con un valore massimo isolato del 29,4% nella Capitale.
L’Italia è in linea
I dati in possesso dei ricercatori italiani sono in linea con quelli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui l’Italia è in realtà «il Paese con il minor quantitativo di consumo pro-capite di alcol (6,7 litri), con la minima percentuale delle donne con consumo problematico di alcol (0,8%) e dipendenza dall’alcol (0,4%) e con la più alta percentuale di donne astemie (37,5%) tra tutti i Paesi europei con l’esclusione di stati orientali con prevalente fede musulmana (es. Azerbaigian, Kirghizistan, Tagikistan). Gli studi sul consumo gestazionale di alcol in Italia, inoltre, sono pochi, datati, comprendenti un numero limitato di donne in città selezionate, quindi non rappresentativi della popolazione generale». In parole povere, i dati riportati nello studio di Popova e colleghi non rispecchierebbero appunto la realtà.
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
https://salute.diariodelweb.it/salute/articolo/?nid=20170510_414481
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)