338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Sindrome influenzale e consumo di alcol

cufrad news alcologia alcol influenza prevenzione

Nell'articolo ci si propone di esaminare in dettaglio una delle malattie più comuni della stagione invernale: l'influenza.
Descrizione e caratteristiche dell'influenza.
Il suo nome deriva dall'antica concezione astrologica delle malattie. Secondo tale credenza alcune di esse e soprattutto

quelle responsabili di nefaste epidemie erano dovute ad "oscure influenze astrali".
Scientificamente l'influenza è un'infezione virale. E con maggior precisione è l'infezione di un virus a RNA del ceppo degli

Othomyxoviridae.
Chiariamo che gli RNA virus sono quelli che utilizzano come materiale genetico per trasmettere i loro caratteri l'RNA anziché

il DNA.
La differenza tra RNA e DNA, a parte qualche molecola o zucchero della catena, è che il primo ha una struttura più semplice

perché è formato da una sola elica anziché una doppia intrecciata come il secondo.
Il virus dell'influenza non infetta la sola specie umana ma anche animali come: uccelli, maiali, cavalli, foche, etc.
Sono noti tre grosse categorie di virus influenzali:
Virus influenzale A. E' il più virulento ed è quello che ha provocato le peggiori epidemie.
Infetta sia gli uomini che uccelli e suini.
Ne esistono numerosissimi sottotipi. La causa di ciò è che sulla sua superficie sono presente due glicoproteine (catena

proteica che reca legato uno zucchero): la Emogglutinina (H) e la Neuraminidasi (N). E poiché esistono 16 varianti della

prima e 9 della seconda, ne consegue la grande vastitatà.
Tutti questi sottotipi di virus influenzale A sono stati isolati negli uccelli mentre solo qualcuno di essi è stato trovato

nell'uomo o in altre specie animali. Da ciò si è dedotto che i potatori iniziali dell'infezione di virus A erano gli uccelli.

E da questi il virus è successivamente passato con una mutazione alla specie umana.
Virus influenzale B. Interessa quasi esclusivamente gli uomini è meno virulento del precedente ed ha, perciò, causato un

minor numero di epidemie.
Virus influenzale C. Interessa sia la specie umana che i suini. E' il meno comune dei tre ed è quello che procura meno danni.
La pericolosità dei virus influenzali è data dalla loro proprietà di dare, con faciltà, origine a nuovi virus: per mutazione

o per riassortimento.
Dove la mutazione è un modesto cambiamento delle glicoproteine che ricoprono la superficie del virus e che costituiscono gli

antigeni ossia le molecole che interferiscono col nostro sistema immunitario.
Il riassortimento invece è l'acquisizione di glicoproteine e quindi antigeni completamente nuovi.
Si comprende che la mutazione poiché da origine a modesti cambiamenti fa si che il virus sia comunque (parzialmente)

riconosciuto dal sistema immunitario e quindi in qualche maniera da questo contrastato. Ovviamente nell'ambito delle

mutazioni a seconda della loro entità si determinano ceppi virali più o meno virulenti.
Il riassortimento genera,invece, antigeni del tutto nuovi e come tali sconosciuti al sistema immunitario che è perciò

impossibilitato a reagire. I virus riassorbiti sono quindi estremamente pericolosi e sono quelli che provocano le peggiori

epidemie.
Si è abituati a considerare l'influenza una patologia banale in realtà tutto ciò non è vero. A riprova di quanto asserito un

unico esempio: l'epidemia di spagnola (provocata da virus A), che interessò l'intera popolazione mondiale tra il 1918 e 1919,

si stima (non esistono statistiche precise perché in talune nazioni i morti non venivano contati) abbia ucciso tra i 50 ed i

100 milioni di individui. Nella sola Italia l'epidemia procurò tanti decessi quanto quelli della prima guerra mondiale: circa

650.000.
Ovviamente si era in epoca precedente a quella degli antibiotici. tutto ciò, fortunatamente, oggi è impensabile. Ma comunque

ogni anno in tutto il mondo nei due picchi influenzali, che coincidono con l'inverno dei due emisferi, si contano circa

500.000 morti appartenenti in maggioranza alle categorie più deboli: ammalati cronici, anziani, bambini.
Sintomi.
I sintomi della malattia influenzale sono cosi raggruppabili:

- Febbre. Con temperature anche elevate per i primi giorni.

- Dolori diffusi e malessere generale.

- Stanchezza e debolezza. Sintomo che perdura per qualche settimana anche a guarigione avvenuta.

- Problemi respiratori. Starnuti, mal di gola, tosse, vie respiratorie ostruite. Sintomi non sempre presenti.

- Mancanza di appetito.

- Fastidio per le luci intense.

Spesso l'infezione virale prepara il terreno a infezioni batteriche opportuniste. E perciò essa aumenta esponenzialmente la

probabilità di contrarre polmoniti e/o bronchiti che possono divenire fatalmente letali in soggetti deboli o affetti da altre

malattie croniche.
Cause.
La causa della malattia è l'infezione del virus.
Diagnosi.
Una diagnosi precisa può effettuarsi solo isolando il virus in colture di cellule prelevate dal paziente con tampone

nasofaringeo.
In alternativa può effettuarsi una ricerca degli anticorpi specifici al virus su un campione sanguigno.
L'esame dei segni e sintomi da solo non basta alla diagnosi in quanto questi sono comuni a molte malattie come: raffreddore,

tonsillite, etc.
Terapia.
Essenziale per la terapia è il riposo a letto, il consumo di molte bevande (meglio se calde), l'eliminazione di fumo ed

alcool.
Si usa il paracetamolo (nome commerciale Tachipirina) per abbassare la febbre e per la remissione della sindrome dolorosa.
E' sconsigliata vivamente la somministrazione di acido acetilsalicilico (Aspirina) nei bambini e ragazzi perché potrebbe

scatenare la rara Sindrome di Reye che spesso ha un decorso fatale.
Si potrebbero usare per debellare la malattia gli antivirali. Farmaci di cui esistono varie categorie ma le proprietà

mutagene dei virus influenzali spesso li rendono inefficaci.
Gli antibiotici non hanno effetto sulla malattia in quanto agiscono sui batteri e non sui virus. Non vanno assunti senza il

parere del medico perché non solo non curano l'influenza ma il loro uso indiscriminato seleziona ceppi batterici resistenti

alla loro azione producendo un danno consistente.
Essi vengono usati (su prescrizione medica) solo per scongiurare infezioni batteriche opportuniste come polmoniti che sono

pericolose per fisici debilitati.
Prevenzione.
La prevenzione, a parte le normali norme di profilassi (lavarsi le mani, coprirsi il naso quando si starnutisce e

disinfettare le superfici contaminate), si basa sulla vaccinazione.
Il vaccino si prepara allevando il virus in uova di galline. Successivamente questo viene inattivato e da quanto rimane si

produce il vaccino. Il problema è che la vaccinazione ha un'efficacia ridotta per le veloci mutazioni del virus. Per tale

motivo e per l'elevato costosi preferisce vaccinare solo i soggetti a rischio elevato: anziani; individui con malattie

croniche come: cardiopatici, diabetici, etc.; anziani; infetti da virus HIV.