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Smoking in Movies: l'influenza delle immagini di fumo nei film sul comportamento degli adolescenti

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Cinema cattivo maestro
Vedere nei film gli attori che fumano può iniziare gli adolescenti alla prima sigaretta. Ma, mentre negli Usa la presenza di scene sul fumo rappresenta un criterio per stabilire il divieto di visione ai minori, in Italia non è così


Il fumo ormai da tempo uscito dalle scale cinematografiche, rientra dai loro schermi. E per mettere sulla cattiva strada un adolescente, una sigaretta osservata tra le labbra dei divi del momento, non sembra meno pericolosa di quella davvero aspirata.


A lanciare l'allarme è uno studio pubblicato sull'American Journal of Preventive Medicine e condotto in 6 nazioni europee: Germania, Italia, Gran Bretagna, Olanda, Islanda e Polonia su quasi 10 mila adolescenti con età media di poco superiore ai 13 anni che in una prima intervista effettuata nel 2009 dichiaravano di non aver mai fumato. A distanza di un anno, questi ragazzi, immersi - per non dire bombardati - da tutti gli stimoli esterni tipici per l'età, sono stati nuovamente intervistati ed è risultato che il 17% di loro (il 20% dei ragazzi italiani) aveva iniziato a fumare. Questo comportamento acquisito è stato messo in relazione con fattori associati all'abitudine al fumo (influenza dei media, abitudini al fumo in famiglia, situazione socio-economica, spirito di emulazione tra pari, indole e personalità individuali) e anche con l'esposizione alle immagini sul fumo offerte da 250 pellicole cinematografiche di grande successo dell'ultimo quinquennio.


Rapporto causa effetto - Nell'arco del periodo di osservazione, ciascun giovane era stato esposto a oltre 1.500 immagini cinematografiche sul fumo che hanno esercitato un significativo effetto di promozione, indipendentemente dagli altri fattori. Infatti, per ogni mille esposizioni aggiuntive, il rischio di accendere la prima sigaretta aumentava del 13%. La relazione tra fumo attivo ed esposizione cinematografica si confermava in tutte le nazioni ed era indipendente da altri fattori sociali e culturali.


Non è la prima volta che la ricerca epidemiologica si interessa alla relazione tra cinematografia e fumo di sigaretta. L'indagine descritta fa parte del progetto Smoking in Movies. Il contributo italiano si deve ai ricercatori dell'Università del Piemonte Orientale e dell'Osservatorio Epidemiologico delle Dipendenze della Regione Piemonte e i dati finora raccolti si riferiscono ad alcune scuole secondarie di primo e secondo grado di Torino e Novara.


Ci sono inoltre ricerche analoghe sviluppate negli Stati Uniti. Da tutte emerge che esiste un nesso casuale tra scene di fumo nei film e induzione o mantenimento dell'abitudine. La visione della sigaretta accesa contribuirebbe a rendere normale, quindi accettabile anche nella vita di tutti i giorni, il gesto, in accordo con la teoria che il comportamento di ciascuno è determinato dalla percezione di ciò che costituisce la norma per i propri simili. A ciò si aggiunge il fatto che il personaggio-fumatore viene in genere caratterizzato come figura carismatica o con forte leadership, il che rende ancora più attrattiva e persuasiva la sigaretta. La grossa differenza sta nelle misure di protezione e prevenzione.


Pubblicità mascherata - Mentre negli Stati Uniti la presenza di scene sul fumo rappresenta un criterio per stabilire il divieto di visione a diverse fasce di età, in Italia questo elemento non entra nella formulazione del giudizio. Il problema si ingigantisce, per l'effetto moltiplicatore dell'ormai ampia offerta di film tra le mura di casa, dove l'esposizione si estende ai bambini più piccoli.


Insomma, se la pubblicità e la sponsorizzazione dei prodotti del tabacco è stata regolamentata già nel 2005 dalla Convenzione mondiale sul controllo del tabacco promossa dall'Organizzazione mondiale della sanità (WHO's Framework Convention on Tobacco Control), il settore cinematografico non è adeguatamente presidiato e, oggi, è una vera e propria breccia attraverso il quale il fumo si insinua. L'Oms ha avanzato alcune proposte che per ora sembrano lontane dalla realizzazione come l'introduzione del criterio "fumo" per classificare i divieti di visione o l'esclusione dai finanziamenti pubblici delle pellicole che veicolano immagini a rischio.


Resta il fatto di conciliare la visione di vecchi film (molti capolavori) con l'esigenza di tutela della salute dei minori. La soluzione intravista è quella di accompagnare la loro proiezione a messaggi che ricordino la pericolosità del fumo di tabacco.
Maria Rosa Valetto


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)