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Social Cognitive and Affective Neuroscience: donne e anoressia, quando il cervello funziona in modo diverso

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Donne e anoressia: quando il cervello funziona in modo diverso

L'anoressia nervosa potrebbe avere anche una spiegazione nelle diverse attività cerebrali di chi ne è affetto
Il cervello delle pazienti anoressiche mostra differenze nelle funzioni rispetto alle donne normali: donne con o senza anoressia si percepiscono in modo diverso
Che il motivo del perché alcune donne sviluppino l’anoressia sia proprio celato dietro alle funzioni cerebrali? Un nuovo studio, pubblicato sul Social Cognitive and Affective Neuroscience, suggerisce che in effetti le pazienti anoressiche hanno una visione del proprio corpo differente dalle donne sane – e va a supportare la tesi espressa da un precedente studio.
Per arrivare a comprendere come vi potessero essere delle differenze nei processi cerebrali delle donne, il dottor Dan Krawczyk, professore associato al Centro di BrainHealth presso l’Università del Texas a Dallas – Scuola di comportamento e Brain Sciences e psichiatria del Southwestern, e la dottoressa Carrie McAdams, assistente professore di psichiatria all’UT Southwestern Medical Center, hanno impiegato il sistema diagnostico di risonanza magnetica funzionale, o fMRI.
Dopo aver reclutato un gruppo di donne anoressiche e non, è stato chiesto loro di valutare le proprie caratteristiche confrontandole con quelle di un’amica.
Nello specifico, le partecipanti dovevano fornire una descrizione in tre fasi: una fase detta “Auto” dove dovevano attribuire delle caratteristiche circa la propria identità in base a una personale opinione; la fase detta “Amica” consisteva nel valutare un attributo riguardante un’amica e, infine, la fase detta “Riflessa” che prevedeva una valutazione di un attributo riguardante se stesse, come se fosse espressa dall’amica.
Dall’analisi delle risonanze la prima evidenza è stata che le donne affette da anoressia mostravano diverse modalità di attivazione cerebrale in due distinte aree rispetto alle donne senza anoressia.
«Questi dati forniscono prove biologiche che l’auto-identità viene elaborata in modo diverso nelle donne con anoressia nervosa – spiega nel comunicato UT il dott. Krawczyk – Queste differenze nella comprensione di se stesse possono portare a/e perpetuare i comportamenti problematici alimentari delle persone con anoressia. Ciò è importante perché conferma ulteriormente l’idea che l’anoressia non è solo dovuta a comportamenti alimentari, ma piuttosto a come gli individui vedono se stessi e collegano questo alla percezione sociale».
«L’anoressia nervosa è la malattia psichiatrica con il più alto tasso di mortalità, con quasi il 10 percento dei suoi malati che muoiono per questa – aggiunge la dottoressa McAdams – I trattamenti per l’anoressia a oggi consistono nel tentativo di cambiare le abitudini alimentari della persona in modo inizino a seguire una dieta nutrizionalmente equilibrata. Tuttavia, questo disturbo è raramente curato solo dai cambiamenti nella dieta».
Sulla base di queste evidenze, i ricercatori auspicano che basandosi sulle moderne tecniche di neuroimaging si possano adottare strategie di prevenzione e trattamenti più efficaci.
«Stiamo ora lavorando per confrontare come questi percorsi nelle funzioni cerebrali in entrambi i soggetti: quelli attualmente malati e quelli completamente guariti che hanno avuto l’anoressia nervosa , con la speranza di osservare se i cambiamenti in queste regioni del cervello possono essere associati con il recupero», conclude Krawczyk.

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)