Società Italiana di Psicogeriatria: osservazioni su solitudine e malattia
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Solitudine e malattia. Un binomio che porta spesso ad una malinconia tale che la soglia tra consumo e abuso di alcol si restringe sempre di più. Accade ad una persona su dieci, dopo i 65 anni. Persone che, in questo delicato periodo, faticano a vivere con la «magra» pensione: i soldi sono sempre meno. Le occasioni di vita sociale si riducono all'osso e spesso l'unica compagnia sembra essere la bottiglia o la pastiglia che lenisce l'ansia e aiuta a dormire: nell'ultimo anno è cresciuto del 10 per cento il numero degli anziani che fanno un uso eccessivo o inappropriato di alcol e farmaci che danno dipendenza. Oggi infatti sono due milioni e mezzo gli ultrasessantacinquenni a rischio di abuso di alcol e sostanze e si stima che entro dieci anni questo numero sia destinato ad aumentare di un terzo.
Il Congresso di Psicogeriatria
Un dato preoccupante, emerso dai lavori del X Congresso della Società Italiana di Psicogeriatria che si sono appena conclusi a Gardone Riviera.
Una società in costante evoluzione i cui ritmi sono spesso incomprensibili da coloro che non sono più giovani. E che sono in pericolo, anche se in pochi sembrano accorgersene.
«È in crescita il fenomeno delle separazioni tra coniugi anche in età avanzata, evento nuovo che ha effetti devastanti sulla psiche dell'anziano, in particolare se donna: le anziane casalinghe bevono più di quanto dovrebbero quando non hanno interessi famigliari e sono sole, e fanno spesso un uso inappropriato o eccessivo di analgesici oppioidi, ansiolitici e sedativi - spiega Marco Trabucchi, presidente della Società Italiana di Psicogeriatria -. Le difficoltà economiche, inoltre, incidono sulla possibilità di avere attività sociali. Ma anche la condizione di pensionate non è favorevole: la «sindrome della perdita di senso» collegata con la fine del lavoro comporta spesso depressione e la sensazione di essere inutili. Così, l'alcol e lo stordimento dato dai farmaci assunti in modo inappropriato o addirittura dalle droghe diventano un rifugio per molti». Un milione di persone con più di 65 anni beve ogni giorno due o più bevande alcoliche: di questi, l'80% è di sesso maschile, il rimanente femminile.
Gli ex fumatori i più a rischio
Sono a rischio di eccessi con la bottiglia gli anziani fumatori o ex fumatori: fra loro la percentuale di anziani a rischio di alcolismo è del 93 per cento più elevata rispetto agli over 65 che non hanno mai fumato. Più frequenti le bevute anche negli anziani in sovrappeso o obesi: fra di loro beve troppo il 46 per cento in più rispetto agli anziani normopeso. «Gli anziani in genere bevono l'alcol ai pasti, sotto forma di vino: una modalità di bere che di per sé non sarebbe rischiosa - osserva Trabucchi
-. Chi beve moderatamente, infatti, ha un migliore tono dell'umore, vive una vita sociale più serena e gode di una migliore salute, tanto che l'uso moderato di alcool pare essere un indicatore di buona salute. Il problema è la quantità: non si dovrebbero bere più di due bicchieri di alcolici al giorno. Le conseguenze dell'abuso sono infatti particolarmente gravi: dei circa 35.000 decessi che si registrano ogni anno per patologie correlate all'alcol, come malattie cardiovascolari, tumori e cirrosi epatica, oltre 16.000 riguardano persone con più di 65 anni. Si sta verificando anche un fenomeno inatteso - prosegue Trabucchi - Gli incidenti stradali fatali che coinvolgono gli over 75 sono in aumento e il loro numero è sostanzialmente uguale a quelli fra i minori di 24 anni. Spesso, poi, agli effetti negativi dell'alcol si aggiungono quelli dei farmaci assunti in modo inappropriato».
Infatti, un anziano su dieci assume cinque o più farmaci psicoattivi al giorno: spesso si tratta di analgesici oppioidi, ansiolitici e sedativi. «Gli anziani finiscono per prendere sempre più medicinali, in un incremento esponenziale che deriva anche dalla necessità di placare le ansie dovute alla solitudine e alle difficoltà economiche. Molti aumentano le dosi e fanno scorta di medicinali, sfuggendo di fatto al controllo del medico - spiega Trabucchi -. Il metabolismo dell'anziano è però più lento rispetto e i suoi organi sono anche più sensibili agli effetti dei farmaci: cresce così la probabilità che si sviluppi una vera e propria dipendenza. E c'è anche una piccola quota di anziani, purtroppo in crescita, che fa uso di droghe illegali, anche se in gran parte si tratta di consumatori precoci: si stima ad esempio che oggi siano circa 10.000 gli anziani che consumano cocaina o altre sostanze illegali come marijuana e anfetamine». Il rischio maggiore nell'anziano è quando si crea una situazione di abuso multiplo, cioè si associano il bere smodato con l'autosomministrazione incontrollata di ansiolitici o analgesici. «Spesso ciò avviene in chi già assume farmaci in numero elevato per motivi clinici (talvolta si arriva anche a 12-15); si può quindi formare un "cocktail esplosivo" con danni al fegato, ai reni e al cervello in persone peraltro già fragili a causa delle loro multiple malattie - conclude Trabucchi - L'alcolismo e l'abuso di farmaci inoltre peggiorano i rapporti sociali e coi familiari, perché provocano vergogna e di conseguenza la difficoltà psicologica dei parenti ad affrontare un'immagine così deteriorata del proprio caro. Per questo è necessario uno stretto controllo sui consumi di alcol e sull'assunzione di farmaci: i familiari devono farsene carico perché si tratta di una malattia vera e propria. Il medico curante può aiutare la famiglia a trovare le strategie di intervento più idonee, tra cui interventi psicofarmacologici e di disintossicazione, percorsi di disassuefazione in strutture riabilitative alcologiche che durano poche settimane, interventi di psicoterapia negli ambulatori specialistici e frequentazione di gruppi di auto-aiuto».