Sondrio, allarme dello psichiatra: "Troppi ubriachi fra gli adolescenti, e sono in crescita"
Sondrio, allarme dello psichiatra Roberto Ferrara: "Troppi ubriachi fra gli adolescenti, e sono in crescita"
Roberto Ferrara, medico a Sondrio, lancia un allarme: «Attenzione, tre ricoveri su dieci sono già intossicati»
«L'impressione è che ci sia una crescita del fenomeno dell'abuso di alcol anche fra gli adolescenti che, intossicati, perché
questo è il termine medico appropriato, dall'assunzione di bevande alcoliche, approdano in pronto soccorso soprattutto al
sabato notte. Parlo di impressione perché il fenomeno non è supportato da dati sistematici».
A parlare è Roberto Ferrara, medico psichiatra, dal febbraio dello scorso anno in servizio in psichiatria a Sondrio. «Non
solo non possiamo avvalorare le nostre considerazioni con dati che, invece, rappresentano il punto di partenza per qualsiasi
approccio al problema - prosegue Ferrara - ma non c'è neppure a livello di sistema ospedaliero italiano una condivisione sul
metodo con cui affrontare il problema non solo per gli adolescenti, ma per tutte le persone che giungono in Pronto soccorso
con patologie "alcol correlate". Un metodo che dovrebbe essere multidisciplinare e ospedaliero al pari di quanto accade negli
Usa, tant'è che lì si sa con certezza che il 13% della popolazione (300 milioni di persone) ha problemi legati all'alcol e il
20% degli interventi in pronto soccorso è su alcolisti. Noi questi indicatori in Italia non li abbiamo, tantomeno nella
nostra provincia».
Proprio per questo, però, Ferrara, percependo la gravità del problema anche in valle, ha avviato uno studio riferito alle
"consulenze" (interventi effettuati in Pronto Soccorso a Sondrio) dallo psichiatra reperibile 24 ore su 24. «Ebbene, è emerso
che su 276 consulenze - spiega Ferrara - 76 sono state per problemi legate all'abuso di alcol, oltre il 27% delle chiamate
sono state per assistere persone che abusano, sono dipendenti o intossicate da alcol. Ed è una percentuale elevata. Di questo
27%, poi, solo il 3,5% è riferito a pazienti con meno di 30 anni sebbene questo non significhi che in Pronto Soccorso siano
giunti pochi adolescenti, ma semplicemente che lo psichiatra può non essere stato chiamato. Del resto - continua Ferrara -
noi veniamo chiamati quando all'abuso è associato un disturbo comportamentale, in presenza di aggressività, di pericolo di
atti autolesionistici, o altro. E in più si tende a non far intervenire lo psichiatra, se non assolutamente necessario,
laddove si tratti di ragazzi perché alla nostra figura si lega, per cultura, spesso lo stigma del disturbo mentale. Tant'è
che i giovanissimi non vengono normalmente ricoverati da noi, ma in pediatria o in neuropsichiatria infantile».
Benchè, quindi, l'età media delle persone su cui gli psichiatri sono intervenuti in Pronto soccorso lo scorso anno sia di 44
anni per i maschi (in numero doppio rispetto alle femmine) e di 52 per le femmine, Ferrara invita a considerare anche
l'effetto imitazione di una certa cultura del bere da parte dei più giovani. «Se non interveniamo su tutte le persone,
indipendentemente dall'età, che arrivano da noi chiedendo aiuto, - dice Ferrara - non interrompiamo neppure quella cultura
della convivialità, della serata al bar o altrove caratterizzata, però, dall'assunzione non tanto e non solo di
superalcolici, ma anche di veri e propri litri di vino e di birra. Abbiamo avuto casi di persone che avevano ingerito 6 litri
di birra in un giorno e non è che la birra non contiene alcol: se pensiamo che una lattina è di 33 cl e con dieci si fanno 3
litri. Lo stesso col vino: non è il caso di criminalizzarlo, però, essere consapevoli che contiene alcol, sostanza che può
dare dipendenza perché tossica».
Elisabetta Del Curto