Sono le due, ma l'alcol si vende lo stesso
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Versilia, inchiesta del Tirreno: nessuno rispetta il divieto stabilito dalla legge
Ci sono anche gruppi organizzati: per andare a ballare senza rischiare la patente noleggiano bus e autista
IL TIRRENO 20 giugno 2009
VIAREGGIO. Alle tre e mezzo non c'è più la fila davanti al bar. Si fa prima a chiedere da bere. «Due mojito». «Subito». «Ma il divieto?» «Mica vorrai fare il poliziotto a quest'ora». Cellulare, sigaretta, bicchiere e musica. Il comune denominatore è che dopo le due di notte, nelle discoteche della Versilia, gli alcolici te li danno. Nonostante la legge che lo proibisce stabilisca sanzioni pesanti.
Nella pista sotto il tendone all'aperto, tra i divanetti di vimini e la moquette, si agita una varia umanità. Coppie over 40, ragazzine coi capelli rosa, giovani con tatuaggi e bicipiti esposti come in una vetrina. Ma più di ogni altra cosa - lo cantava Lorenzo Jovanotti già 15 anni fa - c'è gente regolare. Che sia l'Ostras a Marina di Pietrasanta, la Bussola proprio accanto, o il Seven. Anche al Twiga, dove il valore delle macchine parcheggiate è quasi pari a quello di una media azienda. Venerdì sera in Versilia, sul lungomare delle discoteche e del popolo della notte, dove i balli e le bevute vanno di pari passo.
L'Ostras è una delle discoteche più di tendenza. Elegante ma al tempo stesso non elitario, ti fanno entrare anche con le scarpe sportive. Dicono che questo potrebbe essere il suo ultimo anno, ma intanto c'è il pienone. Mentre i ragazzi aspettano in fila davanti all'ingresso, da un pulmino escono una ventina di giovani. Affittano il mezzo e l'autista che a fine serata li riporterà a casa senza correre il rischio di vedersi togliere la patente. Dentro il locale, musica sparata e il dj che ogni tanto sbraita qualcosa. Con tutta la gente che c'è, si balla gomito a gomito nel caldo già asfissiante. I profili dei ragazzi, sotto il buio squarciato di rado da fasci di luci colorate, si confondono. L'età media è bassa. I barman sfornano drink a rotazione. Probabilmente qualcuno ha anche meno di 16 anni, e per legge non potrebbero vendergli alcolici, «ma non possiamo metterci a chiedere la carta di identità». Le famigerate tabelle con i tassi indicativi dell'alcolemia, obbligatori dallo scorso settembre, sono esposti davanti alle casse dei bar. Ma chi le guarda, scritte piccole come sono. Accanto c'è un cartello, formato A4, ben visibile, che ricorda il divieto di vendita di alcolici dopo le 2 di notte. Alle 2 e un quarto ci viene sete e ci dirigiamo al bancone. Dieci euro e scegli il cocktail che vuoi, «tanto per un quarto d'ora cosa cambia».
Cambiamo discoteca, e puntiamo subito verso il bar. Sono quasi le 3, non potrebbero darci alcolici. Ma forse i barman della Versilia sono così scafati che sanno riconoscere a distanza se ci sono problemi in vista, e noi evidentemente non siamo così sospettabili. Per cui il drink nel bicchiere di vetro arriva in un attimo, e lo stesso accade a chi è dietro di noi in coda. La musica andrà avanti ancora per qualche ora, mentre ragazze bellissime ballano sui tavolini di legno. In una delle discoteche più luccicanti della costa, sono le 4, ormai non fanno più entrare. Non abbiamo la controprova, ma a giudicare dalle andature e dai volti di chi esce dal locale ci sentiamo di scommettere che i rubinetti dell'alcol non sono stati chiusi due ore prima.
Si beve anche (o soprattutto) fuori dalle discoteche. Ai camioncini degli hot-dog, ai bar dove i reduci della notte fanno colazione mentre il cielo inizia a schiarire. Queste attività non sono sottoposte all'osservanza dei divieti. Chi vuole bere qualcos'altro non ha che da chiederlo. All'alba comincia a piovere, e si comincia a pensare alla prossima notte.