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"Spagna, que viva il botellón": tra socialità e rischio alcolismo

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Spagna, que viva il botellón

Chiunque si sia trovato nel centro di una città spagnola di sabato sera, avrà notato che alcune piazze assomigliano a veri cocktail bar all'

aperto. Centinaia di ragazzi, giovani e meno giovani, chiacchierano sorseggiando drink prima di iniziare quella sorta di allegra processione

che li porterà da un locale all'altro, fino all'alba.
IL SET DELLA SBRONZA. Al centro di ogni gruppo c'è una bottiglia, una busta di ghiaccio e alcuni bicchieri. Un set che viene venduto in

serie, nei chioschi e nei bar. È il tradizionale botellón, diventato un must anche per i tantissimi giovani italiani che hanno trascorso in

terra iberica l'Erasmus. Uno dei modi di aggregazione sociale noti tra i giovani, ma anche, secondo qualcun altro, un serio pericolo per la

salute dei ragazzi e segno della deriva sociale del Paese.
UN RITO CHE COMPIE 20 ANNI. Il quotidiano Público ha dedicato al fenomeno un servizio dopo 20 anni da quel 1991 in cui un gruppo di giovani

di Cáceres, città dell'Extremadura, nel sud-ovest della Spagna, decise di riunirsi a bere in strada per protesta contro un'ordinanza

comunale. La legge in questione, che imponeva l'anticipo dell'orario di chiusura dei bar, provocò una protesta di massa e anche gravi scontri

tra giovani e polizia.
Soffocati i disordini, i ragazzi decisero di dribblare la proibizione organizzandosi in gruppi per bere nelle strade e nelle piazze, il che

permetteva loro anche di risparmiare molto sul budget previsto per il sabato sera.

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)