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Spray anti alcol test? Una bufala, ma interviene il DPA

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Spray anti alcol test? Una bufala finita male


Si trattava solo di guerriglia marketing ma con la sicurezza stradale non si scherza, in un Paese dove muore una persona ogni due ore. Adesso la questione finisce in tribunale visto che Il Dipartimento Politiche Antidroga ha segnalato il caso ai Ministeri della Salute e dell'Interno attraverso il Sistema Nazionale di Allerta Precoce del DPA
Sono giorni che in rete impazza polemica sulla commercializzazione di un fantomatico spay che farebbe impazzire gli alcoltest. L'idea è della

Rednoze ma ora si scopre che si tratterebbe di una campagna "contro l'abuso di alcol e per la sicurezza stradale".
Adesso infatti non si parla più di "commercializzazione dello spray" ma di un'idea di "guerriglia marketing", però la macchina a tutela della

sicurezza stradale è partita e a quanto abbiamo capito il fatto che si tratti di uno scherzo alla Rednoze dovranno andarlo a spiegare ai

giudici. Il Rednoze è infatti ora nel mirino del Dipartimento Politiche Antidroga che ha segnalato il grave caso ai Ministeri della Salute e

dell'Interno per un "possibile aumento del rischio per la salute pubblica correlato alla commercializzazione del prodotto e all'aumentata

possibilità per i conducenti di restare coinvolti in incidenti stradali" attraverso il Sistema Nazionale di Allerta Precoce del DPA.
Sul tema della sicurezza stradale insomma non si scherza, soprattutto in un Paese dove muore una persona ogni due ore. Così contro questa iniziativa sono subito scese in campo le principali associazioni che si occupano di sicurezza stradale, l'Asaps e l'Associazione Vittime

della Strada, che ora non ci stanno a bollare il tutto come uno scherzo.
E se il Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri e diretto da Giovanni Serpelloni, come dicevamo ha

ritenuto opportuno informare il Ministero della Salute e il Ministero dell'Interno su un possibile rischio per la salute pubblica correlato a

questa vicenda, l'Asaps è andata ben oltre, facendo fuoco e fiamme. "Avevamo avuto il sospetto che sotto la sigla Rednoze, che lanciava

questo fantomatico nebulizzante anti etilometro, ci potesse essere qualcosa di strano, per questo avevamo scritto nelle ultime righe del

nostro comunicato: Magari si tratta di uno scherzo. Forse fuori luogo, ma sarebbe meglio - ci ha spiegato il presidente Giordano Biserni -

ora siamo convinti che sia meglio che si tratti di una bufala, ma non che sia stata una buona idea visto che la nota degli organizzatori

della burla dice: Rednoze è una campagna di guerriglia marketing contro l'abuso di alcol e per la sicurezza stradale promossa dal Mo. D. A. V. I.- Movimento delle Associazioni di Volontariato Italiano - Onlus con la complicità de l'Unione Vittime della Strada e del sito Sicurauto. it.
Questa una campagna contro l'alcol? L'idea ci sembra semplicemente inopportuna, fuori luogo e controproducente - spiega l'Asaps - inopportuna perché in un paese che conta ancora 4.090 vittime l'anno, di cui 1.416 sotto i 34 anni, non ci sembra proprio il caso di dover scherzare, inopportuna anche per il fatto che è stata lanciata proprio in concomitanza con la campagna "Brindo con prudenza" annuale appuntamento di controlli mirati contro l'abuso di alcol, seriamente organizzato dalla Polizia Stradale con la Fondazione Ania.
Fuori luogo perché non siamo né a carnevale e non è il primo di aprile.
Controproducente perché può istigare all'abuso sapendo che in giro si può trovare comunque, da qualche parte, l'antidoto all'etilometro.
Non conosciamo la qualificazione dei "complici"della Mo. D. A, V. I a cominciare dalla sconusciutissima Unione Vittime della Strada. Noi conosciamo esattamente - ha concluso Biserni - i dati positivi conseguiti dopo la campagna "Brindo con prudenza" con il conteggio del numero delle vittime nettamente inferiore agli anni precedenti nelle aree dove è stata attivata nelle notti a rischio a cavallo delle festività.
Se per incidere sull'abuso degli alcolici è sufficiente una iniziativa come Rednoze e la compilazione di un questionario da parte dei possibili clienti, allora noi in 20 anni di impegno per la sicurezza stradale non abbiamo capito proprio niente".
Ma torniamo alla campagna-burla. Qual è stata la strategia della Rednoze? "Ci sono state migliaia di persone - spiegano gli ideatori della campagna - che hanno già ordinato il prodotto e compilato un questionario sul consumo di alcolici e che aspettano solo che il Rednoze sia disponibile all'acquisto. A tutti loro e a chi da oggi prova a ordinare il medicinale viene svelata la vera natura dell'operazione. Ossia che si tratta di una campagna di guerriglia marketing contro l'abuso di alcol e per la sicurezza stradale. E che non esistono scorciatoie, nessun farmaco miracoloso in grado di "proteggere la privacy" di chi è in stato di ebbrezza, l'unico modo per eludere i test alcolemici è rimanere  sobri".
L'idea, e la sua realizzazione, è della Kook Artgency che fra l'altro attraverso gli oltre 1200 questionari preliminari all'ordine del prodotto, ha raccolto alcuni dati. "Il 91% degli interessati a Rednoze - spiegano alla Kook - è di sesso maschile e il 67% dichiara di non essere stato sottoposto negli ultimi tre mesi a nessun alcol test. Il 33% consuma più spesso alcoli tra le mura domestiche mentre il restante predilige locali o discoteche. Il dato curioso è che oltre il 50% sostiene di voler acquistare il Rednoze per fare un regalo".
"E' vero che abbiamo creato allarmismo - spiega Andrea Natella, drettore creativo Kook Artgency - ma attraverso questa operazione abbiamo parlato direttamente proprio a quei ragazzi più rischio, quelli che cercano scorciatoie di questo tipo".
Natella ha ragione, questo è un popolo difficile da intercettare, ma basteranno queste statistiche a convincere il Dipartimento Politiche Antidroga e gli ispettori del Ministeri della Salute e dell'Interno che si è trattato di uno scherzo a fin di bene? Vedremo, ma dalle prime reazioni alla notizia del fatto che si è trattato di guerriglia marketing a occhio sembra proprio di no. Si, sa per alcuni reati, dire "stavoscherzando" dopo aver commesso il fatto non basta di certo.

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)