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Stati Uniti, aumento del consumo di ecstasy tra i giovani

Secondo un nuovo report del Substance Abuse e Mental Health Services Administration (SAMHSA), il numero di visite al pronto soccorso legate all’assunzione di ecstasy da parte di giovani pazienti negli Stati Uniti, è considerevolmente aumentato negli ultimi anni.

L’ecstasy, nota anche come MDMA (3,4-metilendiossimetamfetamina) è una droga illegale che agisce sia come stimolante che come allucinogeno, producendo una sensazione di maggiore energia ed euforia e una distorsione delle percezioni. L'uso di ecstasy può produrre inoltre effetti quali confusione e ansia, e causare gravi problemi di salute, tra cui un eccessivo surriscaldamento corporeo, ipertensione, insufficienza renale e cardiaca.

Secondo il recente report basato sui risultati del Drug Abuse Warning Network (DAWN), network americano di allerta sull'uso di droghe il numero di visite al pronto soccorso collegate al consumo di ecstasy di ragazzi di età inferiore ai 21 anni, è aumentato dalle 4.460 visite nel 2005 alle 10.176 nel 2011 (un incremento del 128%). Inoltre, è stato constatato che circa il 33% di visite all'anno, erano associate anche al consumo di alcol. Gli esperti del SAMHSA sostengono che la combinazione di ecstasy ed alcol sia fonte di grande preoccupazione, in quanto il mix rende la droga ancora più pericolosa. Infatti, quando l’ecstasy è mescolata con l'alcol, gli effetti stimolanti della droga portano il consumatore ad essere meno consapevole dell’intossicazione da alcol, e vengono compromessi ulteriormente i processi decisionali. Inoltre, la sensazione di euforia risulta più prolungata, rispetto al solo consumo di ecstasy o di alcol, e può aumentare il rischio di uso ripetuto.

Questi risultati sollevano preoccupazioni circa l'aumento della popolarità di questa droga, soprattutto nei giovani. Secondo gli esperti, vi è la necessità di far aumentare la consapevolezza circa i pericoli dell'ecstasy e di adottare ulteriori misure per prevenire il suo utilizzo.


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(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)