Stragi del sabato sera: dallo sballo alla morte il tragitto è breve
Stragi del sabato sera: dallo sballo alla morte il tragitto è breve
Basta un attimo: non è solo l'amara considerazione che sale alla mente di tutti nel commentare l'ennesimo incidente su
strada. È il nome della campagna nazionale lanciata da AssoGiovani e Forum Nazionale dei Giovani per sensibilizzare i ragazzi
alla sicurezza stradale e prevenire le stragi del sabato sera. Ma cosa c'è davvero dietro quell'attimo che spezza una vita
umana?
Da anni, filosofi e psichiatri puntano il dito contro il desiderio di molti adolescenti di confrontarsi con la morte, in una
fuga disperata da un vuoto che non trova risposte né in seno alla famiglia, né tantomeno nella società. Una società che è in
perenne cambiamento e risucchia nel suo vortice di mode, tendenze, dinamiche vite sempre più giovani. E sono proprio i
giovanissimi i protagonisti degli ultimi gridi d'allarme che si levano da ospedali, associazioni di alcolisti, istituti e
osservatori nazionali.Una recente indagine del CNESPS (Osservatorio Nazionale Alcol) e gli ultimi dati ISTAT hanno infatti
fotografato il rapido affermarsi, tra ragazzi e ragazze, di nuove modalità di consumo alcolico, del tutto estranee alle
abitudini mediterranee. Più precisamente, sta cambiando il modo in cui vengono assunte le bevande: c'è una forte riduzione di
consumatori giornalieri e un'impennata di alcol fuori dai pasti. Ma non solo. Il mutamento delle abitudini registra il
radicarsi di comportamenti a rischio come il binge drinking, un modello tipico dei Paesi anglosassoni e del nord Europa che
contempla il consumo di almeno 5 bevande alcoliche in un'unica occasione. Quello che un tempo era l'ubriacatura occasionale
di un adolescente inesperto oggi diventa sballo, una ricerca volontaria spesso ripetuta nel tempo e che esplode proprio il
sabato sera, momento clou da destinare all'alcool.
Dietro questa impennata di consumi - sostiene ancora il CNESPS - ci sono l'accresciuta disponibilità e accessibilità delle
bevande alcoliche, l'impatto simultaneo di pubblicità e strategie di marketing che spingono i giovani ad acquistare prodotti
meno cari, ma accattivanti. E c'è poi da aggiungere la frequente negligenza dell'attenzione familiare e sociale, le macchine
troppo veloci, i locali che fanno di tutto per vendere i superalcolici. Un mix di fattori che «hanno consentito di far
prevalere le sollecitazioni al bere, mediatiche e non, come pungolo al consumo e come parametri di riferimento per la
costruzione di sentimenti, emozioni, esperienze, dello stesso divertimento da parte dei giovani».
Insomma, le stragi del sabato sera non sono che la punta di un iceberg che ad oggi pare proprio essere ben lontano dallo
sgretolarsi. Addetti ai lavori, esperti, semplici testimoni sono ormai tutti concordi nel sostenere che il costante dilagare
del fenomeno impone un approccio globale, focalizzato sulla promozione di una "cultura della moderazione". Non solo controllo
e repressione, ma uno sforzo serio, mirato, lungimirante per diffondere tra i giovani un comportamento consapevole,
stimolando il senso di responsabilità, di rispetto e di convivenza civica. Una strategia complessa, dunque, orientata su più
fronti e che sia in grado di indurre un cambio di cultura rispetto al concetto di rischio, ai propri limiti e al modo di
rapportarsi agli altri.