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Stragi sabato sera: uno studio dell'ASAPS ribalta uno dei più consolidati luoghi comuni

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Stragi sabato sera? Colpiscono i grandi

Uno studio dell'Asaps ribalta uno dei più consolidati luoghi comuni: ecco perché

Pensate al sabato sera: pensate alle lunghe strade della bassa emiliana, della Romagna o del Triveneto. Pensate ai telegiornali a cavallo tra gli anni '80 e gli anni '90, quando le mamme antirock (le ricordate?) sfidavano le lobby dei locali notturni costringendo le amministrazioni a far chiudere le balere alle due del mattino, anziché alle 4. A quei tempi la strage del sabato sera era un fenomeno preciso: auto di giovani che si schiantavano contro muri, alberi, altri veicoli. Le cause? Le solite: confidenza con l'alcol, stanchezza, velocità. E morti, tanti morti, tutti giovani. Così, sotto il tiro di un nemico infame e sconosciuto, si invocava il coprifuoco: da una parte Maria Belli, la portavoce delle mamme, dall'altra Sergio Pioggia, e Bruno Cristofori i leader del sindacato dei gestori delle discoteche. In mezzo, i pendolari del divertimento, pronti a fare 400 chilometri all'andata e altrettanti al ritorno. Il risultato era la carneficina che molti di noi ricordano bene. Anche per questo nel 1991 nacque a Forlì l'ASAPS per iniziativa di un gruppetto di giacche blu della Stradale stanche di suonare un campanello alle 5 della mattina per dire a un papà e a una mamma che il loro ragazzo o la loro figlia non sarebbero mai più tornati a casi! Un compito ingrato e dolorosissimo.


Oggi la strage del sabato sera è molto, molto ridimensionata. Anzi in molti fine settimana non esiste quasi più. Perché? Si è vinta una guerra? Si è vinta una battaglia? È più semplice: è cambiato il teatro operativo della contesa. È cambiato il nemico, è cambiata la tipologia di vittime. Cosa ha funzionato, cosa invece deve cambiare?


Secondo l'osservatorio Il Centauro/Asaps, che tiene sotto analisi il fenomeno dal gennaio di quest'anno, il numero di incidenti classificabili come strage del sabato sera (intendendo quelle che avvengono nelle 16 ore maledette del venerdì e sabato notte, con almeno un giovane sotto i 30 anni fra i conducenti), ammonta a 244, con 154 morti e 407 feriti, ma non si tratta di giovani.
Senza entrare nel dettaglio dei dati, che saranno illustrati nel corso della tavola rotonda di sabato, basta citare il caso di una delle aree più rappresentative degli anni terribili: Forlì Cesena, Ravenna e Rimini. Nei primi 8 mesi del 2012 (periodo che vede l'Emilia Romagna in testa a tutte le regioni d'Italia), si sono registrati "solo" 15 incidenti, con 5 vittime e 24 feriti. Una volta, questo era il bilancio di un fine settimana qualsiasi e non certo di tre quarti d'annata. Leggi più severe, controlli con etilometro molto più frequenti, una coscienza diversa i motivi di questa inversione di rotta.


Ecco questo cambiamento positivo (ma ancora migliorabile) è lo spunto per il convegno "Sicurezza stradale è buon vivere"che si svolge sabato 29 settembre a Forlì, nel palazzo della provincia, alle 10,30. Ci sarà l'Asaps, rappresentata dal suo presidente Giordano Biserni, il direttore generale di Linear Assicurazioni Andrea Pezzi, il medico 118 Enrico Farabegoli. Insieme a loro anche Marina Gamberi, mamma di Giorgia Gagliardi, Aristide Missiroli, della Fondazione Misso, e, non ultimo, Mauro Tedeschini, ex direttore di Quattroruote ora al quotidiano Il Centro.


Al termine del convegno l'ASAPS consegnerà alle autorità scolastiche 2 copie del Codice della strada con Regolamento per tutte le quarte e quinte delle scuole superiori di Forlì e Cesena per un totale di 600 testi.

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)