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Studio italiano individua le possibili basi genetiche della dipendena da nicotina: sarà più facile smettere di fumare?

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Smettere sarà più facile


Una recente scoperta scientifica dei ricercatori italiani dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano ha individuato le varianti genetiche della predisposizione alla dipendenza dal fumo di sigaretta. Oltre 300 gli aspiranti ex fumatori che partecipano al progetto antitabagismo dell'Istituto. Dalle analisi del Dna si potrà valutare la portata della nuova scoperta e sperimentare con la farmaco genetica nuove molecole personalizzate e molto più efficaci


di Fabrizio de Jorio
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Il costo per la collettività è enorme e il fumo delle sigarette è scientificamente provato essere devastante per l'organismo ma anche per la psiche. Dagli anni '90, autorevoli studi scientifici internazionali considerano il fumo una dipendenza che può avere effetti nefasti anche sulla psiche. Già fin dal 1992 l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) inserì per la prima volta il fumo di tabacco nel capitolo dedicato ai disordini mentali e comportamentali dovuti all'uso di sostanze psicoattive (paragrafo F-17) e la Food and Drug Administration (FDA) ha stabilito con evidenze scientifiche che la nicotina equivale ad una droga capace di dare dipendenza. La nicotina-dipendenza è classificata tra i disturbi psichiatrici da istituzioni scientifiche internazionali fin dagli anni '90.


Ora, a seguito di una scoperta scientifica realizzata recentemente da un team di genetisti, ricercatori e medici italiani dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, sappiamo che l'abitudine al fumo è dovuta anche ad un fattore genetico e quindi la cura per smettere di fumare sarà più facile e più rapida. Il gene si chiama CHRNA5 e si tratta di recettore nicotinico presente nel nostro patrimonio genetico. La recente scoperta del gruppo guidato dal ricercatore genetista, Tommaso Dragani (nella foto di gruppo il terzo da destra- vedi l'intervista in allegato) permetterà di chiarire quali dei polimorfismi, cioè una sorta di varianti che differiscono in ognuno di noi, sono correlati a questo gene e che rendono un soggetto più facilmente dipendente dalla nicotina di un altro. In questo modo, ci spiega Roberto Boffi, pneumologo responsabile della Struttura Dipartimentale di Fisiopatologia Respiratoria della Fondazione IRRCS Istituto Nazionale dei Tumori, "possiamo intervenire precocemente sia a livello psicologico sia farmacologico per aiutare il paziente a smettere di fumare". Il progetto antifumo dell'Istituto, attualmente conta oltre 300 pazienti che nell'ultimo anno sono stati in terapia farmacologica ma anche psicologica per smettere di fumare. "Non esiste una modica quantità nel fumo", sottolinea Boffi, perché le "alterazioni sia biochimiche sia genetiche ad ogni sigaretta fumata si possono verificare sempre, anche per una sola sigaretta: questo vale anche quando il fumo non è aspirato ma solo inalato come accade con il fumo passivo, soprattutto nei giovani". La genetica apre nuove frontiere anche per la prevenzione dai tumori e il progetto Farmacogenetica delle terapie antitabagiche dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, finanziato dal 5 per mille del Ministero della Salute va in questa direzione. "Stiamo studiando le interazioni tra i polimorfismi del recettore della nicotina- ci spiega Paolo Pozzi, pneumologo e ricercatore (nella foto qui sotto mentre visita una paziente ex fumatrice)- e la risposta dei pazienti alla terapia con la vareniclina, il farmaco che attualmente utilizziamo più spesso per aiutare i pazienti a smettere di fumare. Durante i nostri studi abbiamo riscontrato che questi polimorfismi sembrerebbero anche influenzare il tipo di effetti collaterali del farmaco".


Tommaso Dragani e la ricercatrice Antonella Galvan in particolare hanno identificato le sei varianti del recettore nicotinico CHRNA5, responsabili della maggiore predisposizione all'abitudine al fumo di sigaretta. In questo modo sarà possibile anche valutare un eventuale futuro rischio di patologie come il cancro polmonare per quei soggetti che nel loro Dna presentano quelle varianti. Una scoperta importantissima, pubblicata anche sull'autorevole giornale scientifico Journal of the National Cancer Institute e che risulta utilissima anche per quei fumatori che vorrebbero smettere, perché adesso i ricercatori hanno un nuovo «bersaglio» sicuro da colpire con farmaci mirati contro il responsabile genetico della dipendenza da nicotina. "Finora era stata individuata un'ampia regione del cromosoma 15 contenente sei geni associata all'abitudine al fumo di sigaretta, al rischio di cancro polmonare e di malattie vascolari - spiega Tommaso Dragani - ma i ricercatori non erano però riusciti a individuare il singolo gene coinvolto, né a capire il motivo per cui alcuni individui hanno una maggiore predisposizione a fumare sigarette rispetto ad altri". In effetti, confrontando il Dna dei forti fumatori con quello dei non fumatori e il Dna di persone sane con quello di persone con un carcinoma polmonare o con malattie vascolari, gli studi precedenti avevano infatti permesso di individuare in modo chiaro e inequivocabile l'esistenza di un preciso legame fra il genoma e i comportamenti nei confronti del tabacco. "Nell'ambito del progetto sul fumo il nostro obiettivo è far smettere di fumare le persone che si rivolgono da noi- aggiunge Antonella Galvan- e il nostro contributo è quello di studiare il Dna per valutare le predisposizioni dei pazienti".


Le ricadute positive di questa scoperta scientifica sono evidenti, ci spiegano i ricercatori del team italiano: "Attraverso l'analisi del Dna si potranno individuare le persone con una predisposizione genetica alla dipendenza da nicotina e per garantire loro una maggiore percentuale di successo, potrebbero seguire dei percorsi terapeutici e psicologici personalizzati. Infine potrebbero essere disegnati dei nuovi farmaci, diretti specificamente contro il gene CHRNA5, da destinare solo alle persone selezionate con test genetico che non avrebbero effetti collaterali e la cui efficacia sarebbe molto maggiore".


Smettere di fumare è difficile, ma con il supporto psicologico e motivazionale il percorso è più facile: i suggerimenti della psicologa dell'INT
"Spesso lavorare sulla motivazione significa liberare il campo da una serie di paure che il fumatore ha nel provare a lasciare le sigarette: chi fuma da tutta la vita in molti casi fatica ad immaginare se stesso e la sua vita senza la tirannica presenza delle sigarette". Così Elena Munarini, psicologa e membro del team milanese, spiega come si sentono quei pazienti che si avvalgono del progetto antifumo dell'Istituto. Quali perplessità, o paure, ha il paziente che viene da voi? "I timori sono i più vari, dal rendere meno sul lavoro come concentrazione o creatività, al non avere qualcosa a cui appoggiarsi nei momenti di solitudine, tristezza o preoccupazione, al non sapere come avere un momento di relax dopo una giornata faticosa, al sentirsi più sciolto nelle situazioni sociali e l'elenco potrebbe essere ancora molto lungo. Quello che cerco di mostrare ai nostri aspiranti ex-fumatori è che tutto ciò che fanno con la sigaretta si può fare anche senza perché la capacità di creare, di divertirsi, di affrontare la vita è loro e non della sigaretta e che questa è una bella scoperta da fare".


Ma dopo quanto tempo si può veramente dire di essere fuori pericolo dalle ricadute? "Dopo i primi 2-3 mesi di astensione dal fumo ci si può sentire fuori pericolo -aggiunge Munarini- e per certi versi è così: la dipendenza fisica è vinta, il pensiero della sigaretta meno presente. Bisogna però stare attenti a non scivolare su qualche "buccia di banana": un'arrabbiatura, una cena in compagnia o anche semplicemente vedere l'effetto che fa accenderne una dopo tanto tempo. Il mio ruolo in questa fase è quello di stimolare a non abbassare la guardia, a considerare preziosissimo, ma pure fragile, il successo ottenuto e a dare dei consigli, anche pratici, per evitare di ricaderci".


I costi del fumo per la collettività. Ogni anno 3,5 milioni di persone muoiono a causa del fumo
Il fumo di sigaretta rappresenta la più rilevante causa di mortalità evitabile in numerose realtà industrializzate ed è responsabile della morte di circa 3.5 milioni di persone nel mondo. Ogni minuto circa 7 persone muoiono a causa del fumo, praticamente una ogni 9 secondi. Le recenti stime parlano di 1 miliardo di fumatori nel mondo e tale numero è destinato ad aumentare sino a raggiungere 1.6 miliardi di fumatori entro il 2025. Le patologie fumo-correlate risultano responsabili del 10% dei decessi della popolazione adulta e il fumo attivo è la principale causa prevedibile di mortalità in Italia come in tutto il mondo occidentale. Il numero di morti dovuti al fumo, la cui causa principale è il tumore polmonare, supera quelli di qualsiasi altro fattore di rischio o di malattia ed è la principale causa di broncopneumopatia cronica ostruttiva, è associato alla malattia coronaria e agli accidenti cerebrovascolari. Si stima che in Italia siano attribuibili al fumo di tabacco circa 90.000 morti all'anno, di cui oltre il 25% di età compresa tra i 35 ed i 65 anni. Smettere di fumare riduce i costi sanitari, la perdita di produttività e altri costi esterni correlati al consumo di tabacco.


Il fumo della sigaretta inquina 10 volte più di un motorino anche all'aperto e il fumo passivo genera le stesse patologie dei fumatori
Fumare una sigaretta in macchina per circa 8 minuti con i finestrini chiusi e con l'impianto di condizionamento in funzione, provoca nell'abitacolo concentrazioni di polveri sottili Pm10, oltre 10 volte superiori ai limiti stabiliti dalla legge. Una vera camera a gas. Lo ha dimostrato un esperimento eseguito dai ricercatori dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano che recentemente ha anche svolto un'indagine sull'inquinamento outdoor della sigaretta in collaborazione co il Ministero dell'Istruzione. Tra i giovani, secondo le statistiche dell'Istat sono in aumento i fumatori e già nel 2007 l'INT iniziò una campagna di sensibilizzazione nelle scuole riunendo 400 ragazzi delle superiori per far loro comprendere i rischi del fumo e le scarse informazioni, in alcuni casi anche ambigue, che ci sono dietro la sigaretta dimostrando che le "bionde" inquinano almeno dieci volte più del motorino.


Usando un sofisticato strumento per contare le particelle sottili (PM10) e ultra-sottili (PM2,5) liberate nell'aria dallo scarico di un motorino le hanno confrontate con quelle di una sigaretta. Gli esperti dell'INT hanno così rilevato che mentre il motorino ha portato il numero di particelle inquinanti a 70 mila per litro d'aria (partendo da un basale di 30 mila), una sigaretta ha mandato in tilt l'apparecchio il cui limite massimo è 750mila!!!! Questo vuol dire che la sigaretta fumata in un ambiente, anche all'aperto, libera diversi milioni di particelle pericolose, un numero comunque almeno dieci volte superiore a quello registrato con il motorino.


"Nel fumo residuo che persiste nei polmoni dei fumatori dopo l'ultima boccata - spiega Giovanni Invernizzi, medico della SIMG (Società Italiana di Medicina Generale) e consulente per gli studi di ricerca ambientale sul fumo dell'INT - rimangono queste polveri sottili, per almeno 2-3 minuti. Quindi è bene non rientrare subito in casa, se si ha appena fumato sul balcone, ma aspettare fuori quei pochi minuti, per depurarsi dalle polveri sottili e, soprattutto, per non portarle inutilmente nell'abitazione". E' ormai ampiamente dimostrato che l'esposizione al fumo di tabacco ambientale (FTA) costituisce secondo la Enviromental Protection Agency (EPA) "uno dei più diffusi e pericolosi fattori inquinanti dell'aria degli ambienti confinanti" un rischio sanitario significativo per i non fumatori.


Il Surgeon General degli USA e la National Accademy of Sciences hanno stabilito che anche il fumo passivo è in grado di indurre il cancro polmonare nei fumatori e che i figli di genitori fumatori hanno una maggiore incidenza di polmoniti, di bronchiti e crisi asmatiche rispetto ai figli di genitori non fumatori. Secondo questi rapporti il fumo passivo provoca ogni anno negli USA quasi 5.000 decessi per cancro del polmone nei non fumatori mentre in Italia il fumo passivo sarebbe responsabile di un migliaio di morti l'anno. Anche gli studi epidemiologici più ottimisti valutano che il rischio cumulativo di morte per tumore polmonare sia di un morto ogni 1.000 persone esposte al fumo passivo. Questo rischio pur essendo enormemente inferiore a quello dei fumatori attivi (in cui è dell'ordine di 380 morti ogni 1.000 persone fumatrici). Tuttavia è decisamente poco accettabile. Recentemente si è vista una stretta correlazione tra fumo passivo e rinofaringiti con otiti purulenti dei bambini. I figli dei fumatori vanno incontro molto più frequentemente degli altri (38% in più).


Il futuro della ricerca: la farmacogenomica
"Il futuro delle nostre ricerche - ci dice Roberto Boffi- è affidato allo studio prospettico sulla farmacogenetica. A tutti i fumatori che si presenteranno al Centro Antifumo verrà offerta la possibilità di scoprire il loro assetto genetico e il medico potrà così scegliere fin dall'inizio il farmaco antifumo più adatto per lui". Riuscite a mandare avanti i progetti come questo nonostante le ristrettezze economiche e i tagli alla spesa per la ricerca? "Tutti i nostri sforzi sono resi possibili dai contributi per la ricerca scientifica all'Istituto Nazionale dei Tumori, attraverso la donazione del 5 x Mille. In tempi di crisi è molto importante che le persone continuino a sostenere le eccellenze scientifiche italiane, altrimenti studi innovativi come questo rischierebbero di non poter nemmeno iniziare".


Chiunque volesse devolvere il proprio 5 x Mille alla Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, può apporre nella dichiarazione dei redditi il codice fiscale dell'Istituto Nazionale dei Tumori: 80018230153.


"Siamo convinti che lo sforzo per limitare la diffusione delle sigarette e dei danni da esse provocati debba passare attraverso la formazione e la condivisione della tematica con i colleghi di altre specialità; parteciperemo pertanto all'inizio del 2013 all'importante Corso di Perfezionamento Universitario "Dismissione da Fumo di Sigaretta" organizzato dal Prof. Luca Levrini, Odontoiatra dell'Università degli Studi dell'Insubria di Varese-Como.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)