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News di Alcologia

Studio sui danni cerebrali da metamfetamina

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Con la metamfetamina si "restringe" la materia grigia
Fonte: Addiction
Titolo originale e autori: Methamphetamine Users Show Greater than Normal Age-Related Cortical Grey Matter Loss. Addiction,

Mar 2011, In press -Nakama H, Chang L, Fein , et Al.
L'uso di metamfetamina comporterebbe la perdita di materia grigia nel cervello stando ad uno studio prossimo alla

pubblicazione sulla rivista Addiction.
L'uso degli stimolanti purtroppo continua ad essere largamente diffuso tra i giovani ma della loro pericolosità negli anni si

è scritto poco. La tossicità delle metamfetamine infatti, secondo un team di ricercatori degli Stati Uniti, potrebbe alterare

varie strutture cerebrali nel tempo.
I ricercatori dell'Università di Hawaii hanno perciò condotto uno studio per determinare i volumi regionali della materia

grigia in 34 adulti che facevano uso di metamfetamina (21 maschi e 13 femmine con età pari a 33.1 ± 8.9 anni), confrontandoli

con un gruppo di controllo composto da 31 soggetti sani (23 maschi e 8 femmine con età 35.7 ± 8.4 anni). Attraverso le

tecnologie di risonanza magnetica per immagini, il neuroimaging, sono stati segmentati e analizzati i volumi delle varie

componenti della materia grigia di tutti i partecipanti, mettendoli in relazione all'età.
I risultati hanno mostrato che, a seconda dell'età anagrafica, i consumatori di metamfetamina presentavano un'aumentata

perdita del volume della materia grigia nelle aree frontali, occipitali, temporali e nei lobi insulari, rispetto a quanto

riscontrato nei soggetti sani e indipendente dalle modalità di consumo della sostanza. In altre aree cerebrali inoltre, come

quella dorsale prefrontale e orbito frontale, i consumatori del potente stimolante mostravano volumi di materia grigia

inferiori a quelli del gruppo di controllo.
Per i ricercatori quindi, il rischio che corrono i consumatori di metamfetamina è quello di una perdita di materia grigia e

di un declino anticipato dell'attività cerebrale compromettendo le normali funzioni cognitive.