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Tabagismo: 11,6 milioni di fumatori in Italia

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Fumo: 11,6 milioni con il "vizio". A sette anni dal divieto siamo ancora un Paese di fumatori

Era il 2005, quando l'allora ministro della Salute Sirchia decretò il divieto di fumo nei luoghi pubblici. Il calo dei consumi c'è stato (-

12% dal 2004) ma milioni di italiani non hanno perso l'abitudine. Tra 70 e 83mila le morti attribuibili al fumo. Ecco il Rapporto annuale del

ministero della Salute.
A sette anni dall'entrata in vigore della Legge Sirchia, il fumo è ancora un problema prioritario di sanità pubblica.
Anche se buoni risultati sono stati ottenuti per la tutela dei non fumatori, grazie al successo della legge tuttora ampiamente rispettata,

molte sono ancora le attività in corso per la riduzione dei fumatori attraverso la prevenzione dell'iniziazione e il sostegno alla cura.
Dall'elaborazione dei dati dell'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS), nel corso del 2010 si stima che le vendite di

sigarette si siano ridotte del 2,4%, rispetto al 2009 (quasi 1 pacchetto in meno al mese acquistato da ciascun fumatore).
Per la prima volta dal 1997, le vendite sono scese sotto la soglia dei 90 milioni di kg. La diminuzione delle vendite di sigarette è pari a

circa il 12% in meno rispetto al 2004.
Prevalenza in Italia
Se diamo uno sguardo ai numeri, secondo i dati ISTAT, abbiamo che su 52 milioni di abitanti con età superiore ai 14 anni i fumatori sono

circa 11,6 milioni (22,3%) di cui 7,1 milioni di uomini (28.4%) e 4,5 milioni di donne (16.6%).
Nel 2003, prima della legge 3/2003, la prevalenza dei fumatori era del 23,8% (31% gli uomini e 17,4% le donne) con un calo complessivo dell'6,3% (-8,4% gli uomini e -4,6% le donne); è da 7 anni, quindi, che il numero di fumatori in Italia oscilla intorno a valori compresi tra il

22% e il 23%, senza che si riesca ad ottenere una riduzione più significativa.
I valori più alti per gli uomini si hanno tra i giovani adulti di età compresa tra i 25 e i 34 anni, con una percentuale del 38,9% mentre per

le donne la classe con una prevalenza più alta è quella tra i 45 e i 54 anni con una percentuale del 23,3%, stabile invece, la prevalenza tra

i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni con un valore di 21,4% (26,5% i maschi e 15,9% le femmine).
Dal punto di vista territoriale, la più alta percentuale di fumatori si osserva nell'Italia centrale (24,7%) costante nel tempo, seguono il

sud e le isole (21,9%), e il nord (21,5%) che invece sono in calo rispetto agli anni precedenti.
Riguardo i giovanissimi infine dall'indagine Global Youth Tabacco Survey che nell'anno scolastico 2009/2010 ha coinvolto 1800 ragazzi di 13,

14 e 15 anni, risulta che il 46% ha ammesso di aver fumato almeno una volta nella vita e il 92% di loro ha dichiarato che i rivenditori non

si sono mai rifiutati di vendergli le sigarette nonostante l'età.
Mortalità da "fumo" in Italia
Si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco in Italia dalle 70.000 alle 83.000 morti l'anno. Oltre il 25% di questi decessi è compreso

tra i 35 ed i 65 anni di età.
Il tabacco è una causa nota o probabile di almeno 25 malattie, tra le quali broncopneumopatie croniche ostruttive ed altre patologie

polmonari croniche, cancro del polmone e altre forme di cancro, cardiopatie, vasculopatie.
La mortalità e l'incidenza per carcinoma polmonare sono in calo tra gli uomini ma in aumento nelle donne, tra le quali questa patologia ha

superato abbondantemente quella del tumore allo stomaco, divenendo la terza causa di morte per patologie tumorali, dopo mammella e colon-retto.
Anche se negli ultimi 50 anni si è assistito in Italia, come in tutto il mondo occidentale, ad una graduale diminuzione dei fumatori, nel

nostro Paese il fumo attivo rimane la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile.

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)