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Tabagismo: si inizia a fumare sempre più giovani

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La prima bionda? A soli dieci anni

«Ma lo sapete che fine ha fatto il cowboy della Marlboro? È morto di tumore al polmone e ha passato gli ultimi due anni della sua vita a combattere contro il fumo». Alberto Pesci sa bene quali sono gli effetti collaterali delle sigarette. Dirige la Clinica pneumologica dell’ospedale San Gerardo, e ogni giorno, nelle corsie del reparto vede sulla pelle di tanti suoi pazienti i devastanti danni da fumo. «È questo il vero problema dei nostri tempi, altro che l’inquinamento atmosferico - ci tiene a precisare -. Si fanno grandi campagne e si finanziano importanti ricerche sull’inquinamento ma la questione del fumo da sigaretta non è mai presa in seria considerazione».

Certo, si è pensato di lanciare dei messaggi allarmanti stampati sui pacchetti di sigaretta, ma «il messaggio di morte che effetti può avere su un ragazzino di 15 anni? Nessuno. Non hanno la percezione di quello che di devastante succede se si inizia a fumare. Forse si ottengono risultati sui trentenni, sui quarantenni, ma i giovani non si avvicinano così». Del resto, i dati parlano chiaro. E sono allarmanti: «Le prime sigarette si iniziano a fumare fra i 10 e i 12 anni». La soluzione? «Dovrebbero iniziare a far pagare un pacchetto 200 euro». Una provocazione, certo, ma «sarebbe utile che la gente vedesse con i propri occhi come muore un malato di tumore».

«Non nascondiamoci - continua Pesci -: il tabagismo è una vera e propria dipendenza come lo sono l’alcol e la droga». Il fumo è causa di bronchiti cronico-ostruttive, malattie cardiovascolari e neoplasie: «Fumare è un suicidio», sentenzia senza mezze parole Alberto Pesci. In Europa muoiono per colpa delle sigarette tra il 27 e il 32% degli uomini e tra il 4 e il 7% delle donne. «Il nostro impegno è di fare qualcosa per ridurre sempre più queste percentuali - confida -. Oltretutto la gente che non fuma o smette di fumare ha meno probabilità di ammalarsi e, di conseguenza, ne gioverà anche la società con minori costi sanitari».

Per questo da circa otto mesi al San Gerardo è stato aperto un ambulatorio per aiutare a «tradire» le bionde. Due medici, un giorno alla settimana visitano una media di sei pazienti per iniziare un percorso che possa portare alla disintossicazione. Terapie miste che, nell’ultimo periodo, diventano prettamente farmacologiche. Un ambulatorio ad accesso libero, tramite il Cup dell’ospedale e con il costo del solo ticket sanitario, «un piccolo investimento sulla propria salute».


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)