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Tanoressia: "nuova" dipendenza under 18

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Pericolo lampade abbronzanti: arriva il divieto per gli under 18

Niente più lampade abbronzanti per gli under 18, ma anche per le donne in gravidanza, per le persone che soffrono o hanno sofferto di

neoplasie acute e per chi ha una pelle particolarmente chiara e sensibile alle scottature.
Questo e molto altro emerge dal nuovo regolamento predisposto dai ministeri della Salute e dello Sviluppo Economico per disciplinare i centri

estetici che si occupano di tintarella artificiale e per tutelare la sicurezza della loro clientela. Un provvedimento grandemente atteso se

si pensa ai molteplici studi che da anni mettono in guardia su tali trattamenti.
Già nel 2009, un'analisi dell'Iarc - Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro - aveva evidenziato che il rischio di melanoma, un

tumore maligno della cute, nelle persone sotto i 30 anni aumentava del 75% in seguito all'utilizzo di lettini solari.
Tali dati venivano supportati successivamente da uno studio, svolto dal l'Australian Melanoma Family Study in collaborazione con le

Università di Sydney e di Melbourne, che dimostrava come l'abbronzatura artificiale aumentasse del 41% il rischio di contrarre il cancro alla

pelle e fosse responsabile di circa tre quarti dei melanomi riscontrati negli under 30. Non solo, ma il pericolo risultava più che

raddoppiato fra chi cominciava a usare i lettini prima dei 20 anni e tra quelli che nella vita si erano sottoposti a più di 10 sessioni.
Inoltre, meno note sono le conseguenze che le docce solari hanno sulla sfera psicologica, soprattutto dei più giovani. Da una ricerca

pubblicata lo scorso anno sulla rivista medica Archives of Dermatology, emerge, infatti, che un terzo dei giovani che si sottopongono ad

abbronzatura artificiale rischia di sviluppare una dipendenza pari a quella generata da droga e alcol. Tale disturbo ha anche un nome

specifico, si chiama tanoressia ed è un vero e proprio comportamento compulsivo simile a quello che l'anoressico manifesta nei confronti del

cibo - spiega la professoressa Marcella Ribuffo, dirigente medico dermatologico dell'Idi - Istituto dermopatico dell'Immacolata di Roma.
Il nuovo decreto legislativo, che verrà pubblicato sulla gazzetta ufficiale entro la fine di maggio, pone quindi l'accento sulla prevenzione

di rischi reali, spesso sottovalutati in primo luogo dai gestori di centri estetici.
Lo dimostra una recente inchiesta di Altroconsumo che ha visitato "anonimamente" 50 centri abbronzanti in 8 grandi città italiane (Bari,

Bologna, Milano, Napoli, Roma, Palermo, Torino, Venezia), con l'aiuto di giovani collaboratrici rigorosamente non abbronzate e di carnagione

chiara. Le finte "clienti" hanno raccolto le informazioni e i consigli forniti dal personale che lavorava nei solarium e il risultato è stato

tutt'altro che positivo: pochissimi, infatti, chiedevano alla cliente se stesse utilizzando farmaci o cosmetici particolari in grado di

interagire negativamente con i raggi; quasi nessuno si informava sul grado di sensibilità della pelle al sole e solo la metà forniva gli

occhialini indispensabili per proteggere gli occhi; troppo pochi, infine, sconsigliavano l'uso delle lampade ai minori: i soggetti, cioè, più

vulnerabili alle sedute, come ha più volte ribadito l'Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il decreto legislativo, prevede quindi l'obbligo di esporre, all'interno dei centri estetici, cartelli ben visibili che mettano in guardia

dai rischi dei trattamenti e che esplicitino tutte le raccomandazioni utili: sconsigliato il trattamento alle persone con lentiggini e che

presentano in famiglia casi di tumore alla pelle; importante, invece, non esporsi al sole nelle 48 ore successive alla seduta abbronzante,

evitare docce solari troppo ravvicinate (almeno due giorni di intervallo tra l'una e l'altra) e rispettare lo stop di almeno un mese tra un

ciclo di trattamento e il successivo.
Peccato però che il regolamento non preveda sanzioni per chi non lo rispetta e quindi c'è il rischio che resti solamente un canovaccio di

buone pratiche, sapientemente ignorato.