Tanoressia: quando il sole crea dipendenza
Tanoressia: quando il sole crea dipendenza
E' probabile che gli appassionati della tintarella stiano iniziando a spazientirsi per l'attesa del sole e dell'estate che quest'anno (con buona pace di altri!!) sembra proprio non vogliano arrivare. Un Maggio a tratti grigio e piovoso starà forse innervosendo chi, calendario alla mano, ha iniziato già da un po' il conto alla rovescia per dedicarsi ad un'abbronzatura che faccia invidia ai bagnini di Baywatch. Attenzione però: dietro il desiderio di una carnagione ambrata può nascondersi una vera e propria malattia. Quando la voglia di sole si trasforma in ossessione, il rischio tanoressia è in agguato. In Italia è da un po' che si parla di dipendenza da abbronzatura e fra i primi ad essersi occupati del problema c'è il dottor Matteo Cagnoni, direttore sanitario dell'Istituto di Ricerca Dermatologica Globale (Irdeg). Ispirandosi ad alcuni suoi colleghi texani, il dottor Cagnoni ha commissionato al gruppo Swg di Trieste una ricerca su "gli Italiani e la tanoressia". I dati emersi avevano rilevato che circa il 20% degli italiani era colpito della sindrome compulsiva da sole, un bisogno incalzante di essere sempre abbronzati. Questo disturbo può essere a ad altre forme di dispercezione corporea. Alcuni soggetti hanno infatti un'immagine sbagliata di sé e, di conseguenza, a causa delle insicurezze di cui avvertono e non gestiscono correttamente il peso, mostrano spesso dei problemi a relazionarsi con gli altri. Accomunabile ai disturbi alimentari come anoressia e bulimia o alle dipendenze da droghe ed alcool, la tanoressia porta il soggetto che ne è affetto a non vedersi mai abbastanza abbronzato e a non riuscire a fare a meno di una prolungata esposizione solare. Nel caso della tanoressia, però, entra in gioco un altro fattore oltre all'incapacità di accettare se stessi ed il proprio corpo. Il sole fa infatti aumentare la produzione di serotonina, un ormone capace di far aumentare le sensazioni di benessere e felicità. Chi sta per ore ed ore al sole può quindi avere la sensazione di sentirsi particolarmente bene. Degli studi americani, basati su questionari ideati proprio per rilevare la dipendenza da abbronzatura, hanno poi evidenziato un altro fattore. Quelli che sono alla costante ricerca dell'abbronzatura perfetta sono generalmente consapevoli dei rischi che si corrono con una sbagliata ed eccessiva esposizione al sole. Nonostante ciò, chi soffre di tanoressia non riesce a porre freno al proprio bisogno di sole e, nei casi in cui siano costretti a far a meno di lampade o della luce naturale, possono mostrare stati d'ansia e acuta tristezza, tipici di chi soffre di depressione. In alcuni casi, può quindi essere necessario il supporto di una terapia farmacologia che riporti l'organismo ad una situazione di equilibrio ed aiuti il paziente a lavorare sulla sua dipendenza. La neurodermatologia, branca della dermatologia che studia i casi in cui si riscontrano allo stesso tempo problemi dal punto di vista neurologico e dermatologico, è spesso applicata nella cura della tanoressia. Un'altra questione da non sottovalutare, infatti, riguarda proprio il modo in cui medici e ricercatori debbano approcciarsi alla tanoressia per cercare di limitarne i danni. In Italia è ancora una volta il dottor Cagnotti ad essersi occupato dell'argomento. Il dermatologo assicura infatti di aver sperimentato una cura che sembra in grado di aiutare i pazienti ad esporsi al sole in maniera più consapevole. Da domani, in occasione della Fiera di Rimini, il dermatologo illustrerà a colleghi e studiosi del settore i risultati del suo studio.