Tavola rotonda APCAT Cremona: "Alcol ed etica della comunicazione"
alcol fumo sovrappeso dipendenze giovani alcolismo
Tavola rotonda con dibattito aperto a tutti
Si svolgerà Presso la cascina Marasco (Agropolis) in via Marasco Cavatigozzi -Cremona alle ore 10.30 del 5 Settembre 2009
Da tempo nella provincia di Cremona sono presenti programmi sviluppati da servizi pubblici e da organizzazioni del privato sociale finalizzati ad un cambiamento degli atteggiamenti culturali nei confronti delle bevande alcoliche da parte della comunità locale. Gli operatori della provincia uniti in un coordinamento provinciale hanno condiviso alcune linee guida basate su evidenze internazionali che dovrebbero sempre più essere trasformate in messaggi chiari di salute per le nostre famiglie. E' oggi infatti particolarmente delicato il tema di una trasmissione comunicativa alla comunità intera che sia coerente, semplice ma soprattutto aggiornata e in linea con le più moderne proposte scientifiche. Troppo spesso si discute di allarmi alcol, di giovani "abusatori", di lotte e guerre condotte dagli operatori contro l'alcol. Da questi messaggi esce una immagine distorta del problema e soprattutto tutto ciò non contribuisce ad una crescita culturale su questo tema. Sappiamo per certo che in Europa quasi il 60% del carico di malattia è causato da 7 fattori di rischio: ipertensione (12,8%, fumo di tabacco (12,3%), alcol (10,1%), eccesso di colesterolo (8,7%), sovrappeso (7,8%), scarso consumo di frutta e verdura (4,4%), inattività fisica (3,5%). L'alcol in Italia è da sempre un fattore di rischio per l'intera popolazione e, paradossalmente rispetto alle recenti modalità di comunicazione dei mass media, i rischi e i danni erano decisamente superiori 25-30 anni fa quando il consumo di vino era esattamente il doppio rispetto ad oggi. I consumi generali della popolazione sono progressivamente diminuiti fino ai giorni nostri. Solo negli ultimi anni sembra che questa tendenza si sia fermata. Perché allora oggi esiste un emergenza alcol identificata purtroppo solo con il pericoloso bere giovanile?. Il bere giovanile è stato portato giustamente in evidenza nei mass media. E' vero, troppi gli incidenti e la mortalità da alcol nei giovani. Ma chi parla di tutte le altre categorie che a loro volta soffrono per il consumo di alcol?. In Italia i ricoveri ospedalieri per alcol hanno un picco a 55 anni e nello stesso tempo a 14 anni per ubriacature. Ciò significa che il problema non è solo dei giovani, ma per esempio degli anziani di cui nessuno parla. Di certo in termini mediatici fa più notizia una giovane vita perduta piuttosto che un anziano che muore in ospedale per problemi alcol correlati.
La comunicazione dovrebbe quindi essere più chiara sul fatto che siamo di fronte ad un fenomeno di comunità e che come tale va affrontato. E' pur vero che il 10% dei bevitori consuma di 50% degli alcolici, ma è altrettanto vero che l'altro 90% che consuma il secondo 50% è il "serbatoio" da cui originano i forti bevitori e le persone con alcoldipendenza. Senza una calo dei consumi di questi ultimi bevitori "moderati" non si otterrà mai un calo dei problemi nella comunità e un calo dei forti bevitori. E' necessario che la popolazione conosca che i problemi alcolcorrelati possono accadere per consumi che ancora oggi la nostra cultura considera normali. I problemi non appartengono solo a chi "abusa" ma possono capitare come lo dimostrano i recenti cambiamenti del codice della strada anche a persone e famiglie che nulla hanno a che fare con lo stereotipo dell'alcolista o dell'alcolismo troppo spesso sostenuto ed enfatizzato dai mass media.
La comunità in generale deve interrogarsi in quale modo affrontare questi problemi: di certo non continuando a colpevolizzare alcune categorie come i giovani per poi dimenticare tutto il resto.
"Tutti siamo responsabili di tutti" ed ognuno in un concetto di comunità responsabile e che promuove salute dovrebbe sapere quanto è importante il cambiamento personale di ognuno in questi stili di vita. La comunicazione quindi su questo tema a nostro avviso dovrebbe abbandonare la ghettizzazione di alcune categorie apparentemente più sprovvedute o deboli (es. giovani) ma dovrebbe sempre più riferirsi a cambiamenti della cultura e degli stili di vita di ogni famiglia. Solo cosi i piccoli cambiamenti di ognuno progressivamente potranno diventare i cambiamenti della intera comunità per un benessere maggiore.
Il dibattito innescato dalle sempre più numerose ordinanze dei Comuni, in ogni angolo d'Italia, sul problema della somministrazione e vendita degli alcolici ai minori di 16 anni rischia di alimentare l'atavica passione degli italici a dividersi tra guelfi e ghibellini sul fuorviante e fasullo problema della proibizione/repressione, facendo perdere di vista altre questioni reali che sono sul tappeto :
1) La necessità di individuare e far valere, anche sul piano delle sanzioni, il principio della non impunità circa la responsabilità etica ma anche concretamente sociale che esiste in atti rilevanti sul piano legale e giuridico quali il somministrare, vendere o cedere bevande alcoliche ai minori di 16 anni .Le attuali ordinanze comunali sembrano riprendere e reinterpretano in maniera attualmente più rigorosa e coerente quanto l'art.689 del C.P. già prevedeva.
2) In sintonia con il recente documento AICAT su Alcol e salute pubblica e con quanto affermava su questa Rassegna qualche giorno fa Luigino Pellegrini, l'urgenza che lo Stato italiano si allinei alle indicazioni di salute pubblica che l'OMS e l'UE da tempo evidenziano come efficaci per il contrasto dell'impatto dei problemi alcolcorrelati nella comunità locale.
2) Lo scaricabarile insopportabile delle responsabilità sui giovani da parte degli adulti,che dovrebbero porsi in discussione per la disinformazione o peggio la manipolazione dell'informazione, la promozione e l' incentivazione dei consumi di alcol soprattutto tra pre - adolescenti e minorenni sia con campagne pubblicitarie mirate ed altamente seduttive e sia con comportamenti irresponsabili .
3) In particolare,la sottovalutazione del ruolo della famiglia e di altre cruciali agenzie educative quali la scuola nel veicolare messaggi permissivi,superficiali e spesso pericolosamente banali in quanto improntati ai peggiori luoghi comuni nel promuovere l'iniziazione al consumo di alcolici nei bambini.
L'AICAT,associazione che coordina a livello nazionale l'azione dei Club degli Alcolisti in Trattamento, ritiene che vada chiusa la stagione fallimentare degli interventi adottati sull'onda dell' emergenza continua e sottolinea la necessità improrogabile di adottare strategie di intervento che da un lato permettano un efficace contrasto dei consumi (e dei conseguenti rischi/ danni) e dall'altro contestualmente privilegino la sensibilizzazione capillare e la responsabilizzazione di tutta la popolazione nell'adottare stili di vita che promuovano salute.
A tal proposito, l'APCAT si pone al servizio di tutta la comunità per contribuire a realizzare quest'ultimo scopo; ricorda in particolare come i programmi territoriali incentrati sul lavoro dei Club siano una risorsa immediatamente fruibile per un processo di cambiamento della cultura sociale sanitaria nella quotidianità ,grazie agli interventi di sensibilizzazione e coinvolgimento attivo della popolazione proposti con lo strumento delle Scuole Alcologiche Territoriali rivolte a tutti i cittadini delle nostre comunità
Il dibattito sarà coordinato da Giorgia Cipelli di Cronaca.
E' stata richiesta la presenza del Signor Sindaco, Signor Presidente della Provincia, Comandante Polizia Municipale di Cremona, Comandante Polizia Stradale, Dott. Sorini Resp. Algologia SERD Cremona, Dott. Baraldi Enrico collaboratore Rassegna Stampa Alcol AICAT, Signor Reali Giorgio Referente AICAT di Valorizzazione dei programmi di promozione della salute Dott Ubaldini Cristina Referente Coordinamento Provinciale attività alcologiche, Gianluigi Cappellini Presidente CISVOL Cremona.