Tendenze, mode, cultura del "buon bere": considerazioni del barman D'Addezio
Tendenze, mode, cultura del "buon bere": considerazioni del barman D'Addezio
Roma - "Il mestiere del barman è una professione che ti permette di lavorare in qualsiasi parte del mondo, ti permette di
conoscere il mondo, perché il barman è a contatto con le persone più internazionali e c'è un continuo scambio di idee, di
opinioni, di modi per prepare cocktails sia tra barman sia tra cliente e barman".Parola di Massimo D'Addezio, 'Meilleur Bar
d'Hotel En Europe' nel 2006 e bar manager dell'Hotel de Russie a Roma, che parla con LABITALIA della sua professione e di
come esercitarla al top.
"Ci vuole sicuramente attiitudine al divertimento -spiega D'Addezio- perché il barman non è una professione statica che ti
costringe a stare dietro una scrivania, ma ti dà il piacere di stare dietro a un bancone e occuparsi del proprio cliente".
Importante anche "essere disposti a viaggiare, perché -spiega ancora il noto barman- il segreto del viaggiare, oltre ad
imparare nuove lingue, è anche la possibilità di aprire la mente e saper apprezzare anche le differenze".
In Italia, tuttavia si diventa barman "con non poche difficoltà". C'è un problema soprattutto culturale, sottolinea il
giovane professionista (ha 37 anni). "Nonostante la grande presenza di molti cocktail bar e una grandissima frequentazione
del turismo in Italia -spiega- l'italiano medio non è ancora pronto per 'il mondo del bere'. L'italiano sta al mangiare come
un nordeuropeo sta al bere. Quando un italiano entra in un locale chiede subito 'dove si magia', quando lo fa un nordeuropeo
chiede 'dove si beve'? E non intendo acqua, naturalmente ma intendo sostanze alcoliche, vuoi che sia birra o vino, schnapps,
vodka o altro, si cerca insomma qualcosa da bere". Insomma la cultura della buona tavola ha un po' soffocato quella del buon
bere. A maggior ragione, dice D'Addezio, "è bene puntare sulla formazione e non solo sulle bevande alcoliche, ma anche sul
caffè e sulla 'latte art'. Anche gli italiani dovrebbero farlo, perché espresso e cappuccino sono un'arte che troppo spesso
diamo per scontata".
"Bisogna cercare dei corsi professionali che innazitutto abbiano delle radici consolidate nel tempo rispetto alla Scelta e
alla professionalità creata -consiglia il barman- e poi frequentarli con un intento: rispondere sì con il corso a delle
domande che si hanno a livello professionale, ma uscire dal corso con il doppio delle domande, perché il corso deve far
nascere curiosità e darti la possibilità di avere una fame di ricerca di innovazione".
E infine, una ricetta facile e veloce per le serate d'estate. "Consiglio una cosa non troppo alcolica: prendere un po' di
polpa di anguria, togliere i semini , frullare la polpa, pestare del lime e dello zenzero, mettere il tutto nel bicchiere con
il ghiaccio e versare dell'Asti spumante, che è una nostra ricchezza e che dovrebbe essere sfruttata di più perché ci dà un
gusto pieno che tutti ci invidiano. E' il cocktail giusto -assicura Massimo D'Addezio, per rilassarsi dopo una lunga giornata
di caldo". "Quest'anno -spiega il barman apprezzato in tutto il mondo- ci sono state tre tendenze: i cocktail analcoolici o
'bevande della salute o 'smoothies', senza alcol, a base di frutta fresca e ghiaccio, che danno la possibilità a chi non può
bere alcolici (perché magari deve guidare) di sorseggiare qualcosa di buono, colorato e divertente e non noioso, durante una
festa". "Poi bisogna 'inchinarci' -dice sorridendo D'Addezio- al 're spritz'. Il 2010 è stato l'anno dello spritz e non
solamente con la ricetta classica vino bianco, acqua molto gassata e un twist di limone, ma vengono messi anche dei bitter".
Chi ama il gusto deciso avrà anche un'altra opportunità . "Per chi invece vuole avere una bevuta un po' più importante
-spiega l'esperto- è l'anno del tequila, che sta tornando di moda. C'è un grosso trend che si sta spostando sul tequila,
anche grazie all'avvento sul mercato italiano di prodotti di alta e altissima qualità".
Senza trascurare i nostri prodotti nazionali. "Devo dire con grandissimo piacere -afferma D'Addezio- che i prodotti italiani
stanno vivendo un momento d'oro: i vermouth italiani, i bitter italiani, sono apprezzatissimi anche in ambito internazionale.
L'Italia è la fucina del gusto, dove sono nate le ricette che hanno creati i liquori, 'gli elisir di lingua vita'". "La
scuola liquoristica italiana ha dato, a molti barman, la possibilità di creare delle cose interessantissime e in questo
momento -conclude D'Addezio- i nostri vini e i nostri spumanti sono nelle più prestigiose liste internazionali".