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The journal of clinical endocrinology: steatosi epatica e alcolismo

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Se il fegato ingrassa

Colpisce 20 milioni di italiani e il 20% dei bambini in sovrappeso. È il fegato grasso, campanello di allarme per la comparsa

del diabete di tipo due. Lo rivela uno studio che sta per essere pubblicato sulla rivista The journal of clinical

endocrinology dell'Endocrine society.
LO STUDIO. La ricerca, condotta su 11.091 pazienti, ha infatti evidenziato che gli individui affetti da steatosi epatica

(l'aumento del contenuto di grasso all'interno delle cellule del tessuto epatico) hanno una probabilità cinque volte

superiore alla popolazione generale di contrarre il diabete di tipo due.
«Molti pazienti e medici», ha dichiarato Sun Kim della Stanford university in California e coordinatore dello studio,

«sottovalutano il grasso nel fegato, invece la diagnosi di steatosi epatica dovrebbe far suonare un campanello d'allarme sul

rischio imminente di diabete di tipo due». «Il nostro studio», ha continuato Sun Kim, «dimostra che il fegato grasso,

diagnosticato con gli ultrasuoni, predice fortemente lo sviluppo di diabete di tipo due, indipendentemente dalla

concentrazione di insulina a digiuno».
Negli ultimi anni, i medici hanno considerato la steatosi epatica come un indicatore dell'obesità e della resistenza all'

insulina, l'ormone che controlla i livelli di glucosio nell'organismo. La nuova ricerca evidenzia come in realtà l'accumulo

di grasso nel fegato possa avere un ruolo principale nello sviluppo del diabete di tipo due e che i pazienti che ne soffrono

presentano più anomalie metaboliche, tra cui una maggiore concentrazione di glucosio e di trigliceridi e bassi livelli di

colesterolo Hdl, quello comunemente definito "buono". Grazie a una semplice ecografia al fegato, secondo i risultati dello

studio, si può dunque predire l'insorgenza del diabete entro cinque anni.
LA PREVENZIONE. Di fondamentale importanza risulta quindi la prevenzione dell'accumulo di grasso nel fegato, causato

principalmente da abuso di alcolici e da una cattiva alimentazione. «L'alcolismo e la diffusione, soprattutto tra i ragazzi,

dell'alimentazione da fast food, piena di grassi saturi e priva di omega 3», spiega Claudio Italiano, diabetologo,

«comportano una maggiore diffusione della steatosi, che è da considerare una vera e propria forma di epatite. Per prevenirla,

ma anche per curarla, è necessario adottare uno stile di vita corretto, fatto di attività fisica, pochi alcolici e una sana

alimentazione, quella prevista dalla dieta mediterranea».
CIBI CONSIGLIATI. «I cibi da privilegiare» raccomanda Italiano «sono gli oli polinsaturi come quello di mais, l'olio di

oliva, il pesce magro, le verdure (ottima la borragine), gli alimenti contenenti fibre per esempio i cereali, i legumi, la

frutta. Bisogna evitare invece soprattutto i dolci e i grassi. La carne è bene mangiarla una volta a settimana, massimo due,

e preferibilmente bianca».
ALIMENTI DA EVITARE. «Da non dimenticare infine che il fegato non va caricato con zuccheri a lento assorbimento» ,consiglia

il diabetologo, «meglio un piatto di spaghetti al dente, per esempio, rispetto a una portata di pasta scotta, che si assimila

più velocemente facendo alzare di colpo il livello di glicemia, alla quale l'organismo deve rispondere con una

superproduzione di insulina».