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The Journal of Toxicological Sciences: il moscerino della frutta con la metamfetamina muore per anoressia

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Il moscerino della frutta con la metamfetamina muore per anoressia

Gli effetti neurotossici prodotti dall’assunzione di metamfetamina (MA) sembrerebbero essere dovuti in parte ad un’interferenza con il metabolismo energetico dell’organismo. Come per l’uomo, il moscerino della frutta esposto alla metamfetamina, riduce drasticamente l’assunzione di cibo contemporaneamente ad un aumento dell’attività fisica, con dispendio di energia. Il risultato di questa combinazione è la morte dell’animale per fame. E’ quanto osservato in un recente studio del professor Barry Pittendrigh della University of Illinois (USA), il quale ha esposto la Drosophila Melanogaster - il moscerino della frutta - a dosi di metamfetamina, per studiarne gli effetti sul dispendio energetico e il metabolismo. La Drosophila infatti si è dimostrata in vari esperimenti, un modello adatto a studiare gli effetti di alcune droghe, risultati analoghi a quanto osservato nell’uomo. Gli autori dello studio hanno monitorato la risposta in termini di riserve energetiche e di presenza di altri metaboliti in un campione di moscerini della frutta esposti alla metamfetamina, in condizioni di presenza o assenza di un supplemento energetico: lo zucchero glucosio. Gli scienziati hanno inoltre monitorato parametri quali l’assunzione di cibo, l’attività locomotoria, la frequenza respiratoria dopo assunzione di MA, proprio per valutare il bilancio energetico dell’insetto.
Dopo esposizione alla metamfetamina, l’analisi via GC-MS dei metaboliti prodotti ha evidenziato un elevata diminuzione di glicogeno e trigliceridi (le riserve energetiche dell’organismo) nell’arco di 48 ore, indicando una perdita di energia. I moscerini trattati con MA inoltre diminuivano l’assunzione di cibo del 60-80% e  parallelamente, aumentavano l’attività locomotoria del doppio rispetto alle condizioni normali. Infine è stato osservato che l’aggiunta di glucosio nella dieta aumentava le riserve di glicogeno del 44% dopo 48 ore, aumentando la sopravvivenza.
Queste evidenze risulterebbero in accordo con quanto osservato nell’uomo: il consumo di amfetamina porta infatti ad un aumento dell’attività fisica (anche osservata come agitazione motoria) e una diminuzione dell’appetito, confermando l’utilità dell’uso della Drosophila quale modello di studio per gli effetti prodotti da questa tipologia di droghe.

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)