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The secret life of the grown-up brain: l'abuso di alcol incide sull'invecchiamento del cervello

The secret life of the grown-up brain: l'abuso di alcol incide sull'invecchiamento del cervello

È la tesi dell'americana Barbara Strauch, che scrive di medicina sul New York Times e la espone in un libro (non ancora

tradotto in italiano) dal lungo titolo: The secret life of the grown-up brain. Secondo la Strauch, che ha raccolto studi

scientifici, ricerche e conoscenze mediche consolidate, la vita segreta del cervello adulto non è in caduta libera. Al

contrario: è ricca, dinamica, capace di sfruttare le conoscenze e le esperienze accumulate e finalmente in grado di ricavare

tutto il meglio dalla vita già vissuta per rendere migliore quella che si vivrà. E non è il caso di abbattersi se, allo

stesso tempo, capita di non ricordare un nome, se non si riescono a trovare le chiavi di casa e proprio non viene in mente

dove è parcheggiata la macchina.

IL CERVELLO SI SPECIALIZZA - Dopo i quarant'anni, spiega la Strauch, si sviluppano al livello più alto le capacità cognitive

e la proprietà di linguaggio. Segno che la mente ha sviluppato due potenti strumenti logici: il ragionamento induttivo e la

capacità di sintesi. Il primo è necessario per passare dal particolare all'universale, cioè per cogliere il principio

generale che si cela nel dettaglio. La seconda, ancora più raffinata, è la capacità di associare idee per formarne di nuove.

In altre parole, la mente diventa più abile a organizzare le conoscenze, a stabilire collegamenti e a comprendere la logica

nascosta nei fenomeni. Così è nella cosiddetta «mezza età» che si diventa più bravi a organizzare la propria vita, a prendere

le decisioni che riguardano il futuro, a fare nel modo migliore anche le scelte finanziarie. Non è tutto: anche il carattere

migliora, diventa più stabile, impara a controllare le difficoltà e i conflitti. Inoltre si sviluppa un umore migliore, che

tende all'ottimismo.
QUALCHE RALLENTAMENTO C'E' - Non sono tutte rose e fiori, sia chiaro. Dopo i quaranta, lentamente cala la quantità dei

neuro-trasmettitori e le comunicazioni tra neuroni rallentano un po'. Gli effetti, in età più avanzata, li spiega Alberto

Oliverio, professore di psicobiologia che da molti anni lavora nel campo delle basi biologiche del comportamento: «È

soprattutto dopo 60 anni che la memoria comincia a tradirci, si ha la tendenza a dimenticare soprattutto i cognomi, occorre

più tempo per memorizzare nuove informazioni, ci si distrae più facilmente e non si riesce più come una volta a fare due o

tre cose contemporaneamente. Naturalmente ci sono grandi differenze da persona a persona».
«Non è però il caso di disperare», aggiunge Claudio Risè, psicoterapeuta e docente di Psicologia dell'educazione. «Il

cervello ha infinite risorse ed è capace di modificarsi e rinnovarsi in modo sorprendente, come avviene dopo eventi

traumatici come l'ictus, con lo sviluppo di nuove forze cerebrali. Ma non bisogna sottovalutare altri traumi altrettanto

micidiali come la solitudine, una separazione, l'inizio di un nuovo rapporto e, naturalmente, un passaggio di età».
COME AIUTARE LA MENTE A RIORGANIZZARSI - Ma come possiamo aiutare la nostra mente a riorganizzarsi e a fronteggiare gli

effetti dell'età? «La ricetta è semplice», assicura Oliverio. «Occorre dedicare più tempo, attenzione e risorse alla cura di

sé, esercitare la mente coltivando interessi, evitare le situazioni di stress, soprattutto se si ripetono e diventano

croniche. Inoltre occorre impegnarsi a osservare una dieta regolare, evitare l'eccesso di alcolici e l'uso di droghe, fare

regolarmente un po' di attività fisica».
«Alcuni cambiamenti sono naturali con l'età», aggiunge Risé, «come un certo rallentamento, una resistenza ad assorbire alcune

novità o a reagire. Inoltre aumenta la selettività: certe situazioni non si accettano più, certi input non si ha più voglia

di riceverli... D'altra parte il cervello è dotato di una straordinaria capacità di riorganizzarsi negli anni, dopo un grande

cambiamento nella vita e persino dopo un evento traumatico come l'ictus. E un aiuto può servire, perché tutti i processi si

possono facilitare pilotare, anche l'invecchiamento, a patto di riconoscerlo e accettarlo come una risorsa. E i cambiamenti

che si affrontano nella seconda metà della vita meritano di essere guidati, con l'aiuto di una psicoterapia, come e più di

quelli che si vivono nella giovinezza».