Torino, Molinette: ambulatorio per malati di Facebook
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Curerà chi non riesce a staccarsi mai dal computer
MARCO ACCOSSATO
TORINO. Maniaci del web, compulsivi battitori su tastiera, videodipendenti cronici da social network: è nato alle Molinette il primo ambulatorio per malati patologici di Facebook. Ogni mercoledì mattina, su prenotazione, gli ambulatori del dipartimento di Psicologia clinica diretta dal professor Donato Munno aprono le porte di via Cherasco 11 a chi non riesce più a fare a meno di un computer. L'ambulatorio per «nuove» dipendenze si occupa - e si preoccupa - dei social network. Ma non solo: in ambulatorio seguiranno i casi di assuefazione in genere da Internet, di quella da videopoker, videogiochi e gioco d'azzardo. L'attenzione degli psichiatri è concentrata però in particolare sui network così tanto di moda, a iniziare da quello per antonomasia, il sito del giovane (e miliardario) Mark Zuckerberg. «Ambulatorio per "nuove" dipendenze», si legge sui volantini affissi un po' ovunque in ospedale. «Le nuove dipendenze - spiega il professor Munno - sono quelle senza droga.
L'idea di una struttura dedicata è nata al termine di una ricerca diventata tesi di laurea su un centinaio di persone da cui è emerso fra l'altro che mentre nei depressi e negli psicotici prevale il ricorso al gioco d'azzardo e alla dipendenza da psicofarmaci, in quelli con disturbi della personalità c'è una sorta di "caos delle dipendenze", cioè sono un po' tutte tutte presenti». L'overdose da Facebook «non è ancora classificata come vera e propria patologia psichiatrica», precisa subito il professor Munno. In ogni compulsivo da Facebook, tuttavia, esiste e cresce una sindrome latente: «E' il rischio del distacco dalla realtà - spiega ancora il professore -: tra i casi segnalati, ci sono quelli di persone che arrivano tardi al lavoro perché non riescono a spegnere il computer attraverso il quale dialogano a distanza. Oppure uomini e donne che soffrono di deprivazione del sonno, che sviluppano un isolamento dal resto della famiglia, figli compresi, passando ore e ore della giornata o della serata chiusi in stanza o addirittura in uno scantinato trasformato in angolo-Facebook».
Dati sul fenomeno non ne esistono. Né un osservatorio piemontese. Anche in questo senso potrà essere utile l'ambulatorio delle Molinette, che fa parte del dipartimento di Neuroscienze diretto dal professor Filippo Bogetto. L'ambulatorio è aperto da fine gennaio, «ma è presto per tracciare identikit e bilanci». I primi casi trattati sono state emergenze legate anche ai videogiochi, cominciando dal poker. Ci sono precisi segnali del comportamento e del corpo che possono spingere un genitore a sospettare che un figlio stia esagerando. «Ma c'è anche - sottolineano gli psichiatri - una sorta di familiarità: un padre o una madre che stanno ore e ore davanti a un computer probabilmente cresceranno figli che riprodurranno i medesimi comportamenti, e che finiranno loro stessi con lo stare ore e ore a chattare, taggare, commentare e allegare Mp3 e video».
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