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Tornano a scuola i ragazzi accusati di stupro

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I tre avrebbero abusato di una loro compagna: niente più comunità. Decisione del tribunale dei minori che ha concesso gli arresti domiciliari per tutti Uno dei tre è nello stesso istituto, gli altri poco lontano
LUCA PETERMAIER
TRENTO. Lasciano le comunità dove erano detenuti da poco meno di un mese e tornano a casa i tre giovanissimi - 14, 15 e 17 anni - arrestati con l'accusa di aver approfittato sessualmente di un'amica che si trovava in stato di ubriachezza. I giudici del tribunale del riesame hanno concesso gli arresti domiciliari. Non solo. Nel provvedimento si dà anche il via libera al ritorno dei ragazzi nelle rispettive scuole, le stesse dove i tre avevano conosciuto e frequentato la vittima degli abusi.
La decisione del tribunale del riesame è stata presa ieri, quando i giudici hanno sciolto la riserva dopo la discussione del ricorso avvenuta lunedì. Le difese dei tre giovani - rappresentate dagli avvocati Giampiero Mattei e Alberto Pontalti - avevano contestato le esigenze cautelari, ritenendo che il provvedimento del gip Luciano Spina che imponeva gli arresti in comunità potesse essere sostituito con uno meno afflittivo.
Al termine di una lunga discussione - nella quale le difese hanno fatto valere le proprie ragioni - il tribunale ha deciso di allentare la presa sui tre minori, concedendo loro quella che in gergo si chiama «applicazione nella casa famigliare». Di fatto i tre ragazzi tornano nelle rispettive famiglie. Non potranno uscire fino a nuovo ordine, tranne che per recarsi a scuola la mattina.
Questa decisione dei giudici, a qualcuno è parsa un po' strana, dal momento che proprio nell'ambiente scolastico si era sviluppata ed era maturata la conoscenza tra i quattro, poi sfociata nel «gioco» pericoloso di quella mattina di dicembre. Eppure, da oggi, i tre indagati potranno fare ritorno a scuola, liberi (almeno durante le ore di lezione) così come lo erano prima dei fatti.
Va detto che il procedimento minorile è molto diverso da quello ordinario. Per i minorenni i provvedimenti afflittivi sono meno pesanti rispetto a quelli dei maggiorenni. Uno dei principi cardine delle decisioni dei giudici è quello - ove possibile - di garantire la prosecuzione del percorso educativo dei giovani indagati e probabilmente è su questa linea che si è mosso il tribunale nella decisione assunta ieri. I tre ragazzi potranno tornare a scuola, riprendere le lezioni e continuare a stare in mezzo ai compagni. Certo, il rischio che questo possa determinare un riavvicinamento con la vittima degli abusi esiste. Il più grande degli arresti frequenta la stessa scuola, mentre gli altri due studiano in istituti diversi ma non molto lontani. I contatti con la ragazza non saranno impossibili e questo costituisce un rischio. Ma se i giudici hanno preso questa decisione lo avranno fatto valutando pro e contro, senza ignorare le possibili ricadute psicologiche sulla vittima degli abusi dovute al rischio di potersi imbattere in qualsiasi momento nelle persone che lei stessa ha denunciato. Va infine aggiunto che se il riesame ha deciso di allentare le misure cautelari avrà valutato in modo meno grave e diverso le posizioni dei tre minorenni. Ma il fatto che sussista ancora una misura cautelare non fa venir meno i gravi indizi di colpevolezza a loro carico