Toscana: stanziati 670mila euro per l'aiuto dei detenuti con problemi di alcol e droga
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Aiuto ai detenuti con problemi di dipendenza da alcol e droga, la Regione mette a disposizione 670mila euro
Percorsi alternativi alla detenzione per la presa in carico di detenuti con problemi di dipendenza da alcol e droga. Per individuarli la
Regione ha deciso di mettere a disposizione circa 670 mila euro. "Come ho avuto già modo di dire in altre occasioni - ha commentato l'
assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia - il diritto alla salute non fa eccezioni: che si tratti di liberi cittadini o di
persone costrette a limitazioni della libertà per reati commessi. Il problema della tossicodipendenza all'interno delle strutture detentive
toscane riguarda circa un terzo della popolazione carceraria, quasi 1.500 persone complessivamente. Senza dimenticare che la situazione di
sovraffollamento di varie realtà, costituisce uno degli ostacoli principali all'adozione di efficaci misure di prevenzione. Occorre
individuare percorsi alternativi - ha concluso l'assessore - affinché venga garantita a queste persone la possibilità di avere il programma
di riabilitazione più idoneo in base al tipo e alla gravità della dipendenza, alla fase della malattia, al grado di motivazione ad uscirne,
alle aspettative e condizioni socio-relazionali".
Nell'ultima seduta dell'anno, la giunta regionale ha approvato una delibera che individua la procedura per l'accesso, da parte di detenuti
alcol e tossico dipendenti, a percorsi terapeutico -riabilitativi alternativi al carcere. Gli obiettivi sono: garantire alle persone in
situazione di bisogno diagnosi tempestive e corrette, cure e percorsi di reinserimento sociale e un miglioramento delle condizioni di vita
specialmente quando, a causa dell'eccessivo affollamento delle strutture, questo non sia possibile. Il funzionamento del sistema si poggia
sul coinvolgimento di tutti gli operatori che a vario titolo hanno rapporti con i detenuti: dagli operatori sanitari (SERT) alla Polizia
Penitenziaria, dal personale del Tribunale di sorveglianza a quello UEPE (Ufficio Esecuzione Penale Esterna), per finire agli operatori di
Enti Ausiliari, cooperative sociali, associazioni di volontariato, gruppi di mutuo auto aiuto.
I principi che caratterizzano il percorso sono il passaggio da un ‘sistema di attesa' a uno ‘di iniziativa' (incoraggiando i detenuti a
presentare propri progetti), l'importanza della diagnosi, che deve essere accurata e tempestiva, l'individuazione del percorso riabilitativo
da seguire, i programmi terapeutici da adottare e le strutture che devono attuarli. Infine, garantire la professionalità degli operatori, per
evitare di proporre programmi approssimativi e non adatti in relazione a ciascun singolo caso.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)