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Tossicodipendenza, un giornale triestino raccoglie le storie dei drammi e della salvezza

Tossicodipendenza, un giornale triestino raccoglie le storie dei drammi e della salvezza

TOSSICODIPENDENZA, UN GIORNALE TRIESTINO RACCOGLIE LE STORIE DEI DRAMMI E DELLA SALVEZZA


Il bimestrale fondato dallo scrittore Premio Campiello 2005 Pino Roveredo esce con un numero speciale nella Giornata Mondiale dell’Aids: “Cosa fareste se toccasse a voi”


Deve essere risuonato come un «urlo», nella vita di Pino Roveredo, quella impossibilità dei suoi genitori di mettersi in contatto con lui e con il resto del mondo attraverso la parola. E il dare «voce» a qualcosa che sta dentro per renderlo tangibile, conosciuto, capito e condiviso, ha finito per diventare la sua priorità.
 

La madre e il padre dello scrittore triestino, 60 anni, autore di dieci opere letterarie tra le quali «Mandami a Dire» con cui vinse nel 2005 il Premio Campiello, erano sordomuti. E se è vero che certi percorsi di sofferenza ti toccano perché tu possa imparare a sopravvivere al dolore e trasformare un tragico vissuto in energia creativa, Roveredo, oggi, è a un buon punto del tragitto. Non era riuscito a superare indenne il malessere dell’infanzia. Alcol, tossicodipendenza, devianza sociale e disagio mentale hanno risucchiato nei loro mostruosi labirinti buona parte dei suoi anni di gioventù. Lo sbandamento, il pericolo di perdersi. Per sempre. Ma c’era una priorità da salvaguardare. Tradurre il dramma in qualcosa di vitale e costruttivo, per sé e per chi attraversava le medesime difficoltà. Occorreva ritrovare ed esaltare la cosa che più gli era mancata quand’era bambino, un elemento dal potere salvifico: la «voce».
 

Nel 2001 decide così di inventarsi un giornale. Le famiglie dell’ALT, Associazione di volontariato nata a Trieste vent’anni fa per prevenire e sostenere il disagio legato ai problemi di droga, accolgono l’idea con fervore: «Sì, sì, facciamo un nostro “giornalino”». «Ma quale “giornalino”! Questo sarà un “giornale” a tutti gli effetti» è la reazione di Roveredo. E con questo piglio nasce <Volere Volare>, una pubblicazione bimestrale, supportata dalla ALT e dalla Asl triestina. Nessun sostegno pubblicitario per non compromettere la libertà dei contenuti: «Vogliamo essere maleducati e senza vincoli – dice lo scrittore – puntiamo alla funzione terapeutica delle storie raccontante dai protagonisti e il nostro riscontro è il benessere che riusciamo a regalare a quanti vivono la tossicodipendenza. In Friuli Venezia Giulia queste problematiche sono molto sentite. E’ una regione attenta e attiva fin da quando negli Anni 90 Pordenone risultò città con il 70 per cento di giovani sieropositivi».
 

Stampato in bianco e nero («Non è una scelta, semplicemente non abbiamo i soldi per farlo a colori»), elegantissimo dal punto di vista grafico con le immagini e i disegni curati da Nanni Spano ed Emilio Porto con la collaborazione della Daydreaming Project, «Volere Volare» è distribuito gratuitamente un po’ dove capita, dalle sale d’attesa degli ambulatori sanitari, alle scuole, a volte per strada con «strilloni» volontari che ne porgono copie ai passanti. Il direttore responsabile è una donna, Elena Dragan, 48 anni, architetto prestato al giornalismo, madre di tre figli e appassionatamente dedita alla causa. Con lei, ogni venerdì pomeriggio, si riuniscono in redazione uomini, donne, giovani, anziani. Tutti provenienti da situazioni di disagio, svantaggio ed emarginazione. Ma c’è posto anche per cittadini comuni, studenti, lavoratori. Chiunque può partecipare e dire la sua, scrivere una testimonianza personale. L’obiettivo è appunto dare quella famosa «voce» a chi non ce l’ha. 
 

Personaggi famosi hanno condiviso le tematiche del giornale presenziando a molti incontri. Dalla redazione sono passati Paolo Rossi, Claudio Baglioni, Margherita Hack, Marco Paolini e molti altri. Del resto per Roveredo, tutto ciò che è cultura, arte, teatro e comunicazione «è un veicolo di salvezza per chi vive in salita». Per raggiungere lo scopo ha anche messo insieme la «Compagnia Instabile», un gruppo teatrale formato da persone sane e tossicodipendenti («la sfida – spiega orgoglioso – è proprio dimostrare al pubblico che quelli “malati” non sono identificabili sul palcoscenico, sono bravi, presenti e capaci come gli altri») che gira l’Italia e porta il suo messaggio anche in zone «calde» come Scampia o Taranto, con i suoi problemi legati all’Ilva.
 

Il linguaggio, nei testi teatrali, quasi sempre scritti dallo stesso Roveredo, ma anche e soprattutto negli articoli di «Volere Volare», ha una schiettezza disarmante. Nessun filtro, la realtà del vissuto espressa e gettata in faccia al lettore senza la zavorra della misura. La «voce» del disagio mette in moto il doppio meccanismo della catarsi per chi elabora e della riflessione per chi ascolta. Nel numero in uscita il 1° dicembre (al quale è allegato “Schegge”, una raccolta di articoli, accuratamente selezionati dai redattori), Giornata Mondiale dell’Aids, il principio guida viene spinto all’estremo con la scelta di un tema comune per tutti i contenuti dell’edizione: «Il vostro medico vi ha appena consegnato i risultati del vostro test dell’Hiv e c’è scritto che siete sieropositivi».
 

I racconti pubblicati, affidandosi all’immaginazione per alcuni, richiamando i ricordi più dolorosi per altri, hanno il compito di sensibilizzare quella parte di umanità che ancora percepisce il malato di Aids come un appestato. Un caso lontano, estraneo, anche un po’ scandaloso. Magari non degno della stessa compassione che merita invece chi è stato colpito da un tumore. Forse perché la maggior parte delle volte a monte di quest’esito c’è una scelta umana. «Hai deciso di drogarti? Questa è la conseguenza, te la sei cercata». 


claudia carucci


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.lastampa.it/2014/12/01/societa/tossicodipendenza-un-giornale-triestino-raccoglie-le-storie-dei-drammi-e-della-salvezza-pzjgxBJFfMv2q0i9ZmLoGN/pagina.html


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)