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Tra mercato nero e 'home made': l'alcolismo nell'Iran islamico

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Tra mercato nero e 'home made': l'alcolismo nell'Iran islamico

Che sia contrabbandato o fatto in casa, una cosa è certa: l'Iran ha un problema con l'alcol. Stando ai dati dei media nazionali, il numero di alcolisti presenti nel Paese è di circa 200mila persone, tanto che lo scorso settembre è stato dato il permesso, nel silenzio generale, per l'istituzione di un centro recupero a Teheran, il primo e l'unico in tutto l'Iran. "Il centro è stato aperto per aiutare i nostri cittadini. Non si può risolvere il problema ignorandolo", ha detto un funzionario del ministero della salute all'agenzia Reuters, senza però fornire dettagli precisi sul numero di persone attualmente in cura. Inoltre, ogni anno sono molti i cittadini che perdono la vita o rimangono intossicati a causa della scarsa qualità dell'alcol 'home made'. Insomma, nonostante il governo e i funzionari cerchino in tutti i modi di tenere sotto controllo il fenomeno e, in alcuni casi, il diffondersi di tali notizie, è evidente che i divieti imposti con la rivoluzione islamica del 1979 - assolutamente bandita l'assunzione di alcol, fatta eccezione per le minoranze armene e cristiane - stiano servendo attualmente a ben poco, come conferma un consumo di bevande alcoliche in continua crescita. Fenomeno, questo, che si sta diffondendo di anno in anno soprattutto tra le classi più ricche della società, in grado di potersi permettere l'accesso al mercato nero e la migliore strumentazione per il 'do it yourself'.

Shahriyàr ha una regola - spiega a Reuters Shima, compagna di Shahriyàr, raggiunta telefonicamente in un appartamento di lusso nella capitale iraniana - : portate il vostro alcol! Berremo fino al mattino". Il consumo sistematico e spesso eccessivo di alcolici, spiega ancora Shahariyàr, come nel più stereotipato dei casi avviene per "dimenticare i nostri problemi". Altrimenti, ha continuato, "con tutte le limitazioni sui giovani in Iran impazziremmo". In Iran, così come in altri Paesi dove sono in vigore leggi islamiche più o meno applicate alla lettera, non esistono pub, bar o discoteche, così chi può permetterselo organizza feste private in piena regola, con musica e soprattutto alcol. Il tutto, ovviamente, a suo rischio e pericolo. Nel Paese medio orientale, infatti, la norma prevede la pena di morte per chi viene colto per la terza volta - così come per lo stupro, la fornicazione, l'apostasia, il furto e la sodomia - in flagrante, si tratti di produzione, commercio o consumo: "due persone sono state trovate per la terza volta a consumare alcol e questa volta si è deciso per la condanna capitale", furono le parole di un giudice nel 2012 durante il processo a due iraniani.

Ma nonostante la repressione durissima e i continui raid della polizia (questi, secondo Reuters, in diminuzione negli ultimi anni con l'avvento della presidenza di Hassan Rouhani), l'amore dei cittadini per gli alcolici non sembra intenzionato, come già detto, a diminuire. "Io e i miei amici ci riuniamo regolarmente per pigiare l'uva nella mia vasca da bagno" ha detto Hesam, un insegnate di musica 28enne di Tehran: "è divertente, una sorta di rituale di purificazione". E di esempi come quello di Hesam, l'Iran è davvero gravido. Uno di questi è Amin, un 35enne che ha completamente trasformato il suo giardino di 50mq in un vigneto producendo poi vino nel suo scantinato ad un prezzo ovviamente molto contenuto. In tutto il Paese però la principale fonte dove poter trovare alcolici è la comunità armena, famosa soprattutto per la produzione dell'arak, una sorta di vodka ottenuta dalle uve secche.

Ciò significa che anche chi non vuole o può darsi all'home made ha un facile accesso all'alcol: "non c'è nemmeno bisogno di uscire di casa. Una telefonata e il produttore lo consegnerà direttamente alla tua porta. Servizio VIP", ha spiegato Reza, un ingegnere informatico di Teheran.

 


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:

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(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)