Trentino: il futuro del vino
Trentino: il futuro del vino
Consiglio diviso sulla doppia proposta Cesarini
Il "piano" Pedron
Il piano redatto dall'esperto Emilio Pedron prevede una riorganizzazione globale del settore del vino, colpito a tal punto
dalla crisi da far registrare cali di fatturato nell'ordine del 20%. Il piano Pedron, oltre ad un intervento della Provincia
nell'ordine dei 50 milioni, prevede aggregazioni e fusioni. Al centro del discorso la Cantina La-Vis, che secondo il piano
dovrebbe vendere alcuni suoi asset (si tratterebbe delle "tenute" toscane). Le altre situazioni per le quali è previsto
l'intervento di Cooperfidi sono la cantina sociale di Nomi e quella di Avio.
Il "contropiano" della Provincia
Dopo il piano Pedron, voluto dalla Cooperazione, anche la giunta ha dato mandato all'istituto agrario di San Michele di
preparare entro metà ottobre un piano per la ristrutturazione e il rilancio del vino trentino. Il piano della Provincia non
dovrà tenere conto solo delle cantine sociali, ma anche dei vignaioli. Oltre a questo, è stata richiesta una fotografia della
situazione, individuare possibili sinergie tra i vari attori, puntare sulla qualità del prodotto finito e fare un salto
ulteriore dal punto di vista del marketing.
Il "progetto" della Camera di Commercio
Ora entra in scena anche la Camera di Commercio di Trento che, per voce del presidente Adriano Dalpez, auspica un "fronte
comune" per superare il problema. L'idea è quella di riproporre il progetto Trentodoc già lanciato per le bollicine trentine.
Per Dalpez bisogna puntare su varietà specifiche ed adatte al territorio e valorizzare un marchio territoriale anche
attraverso la promozione di prodotti tipici nei ristoranti e negli alberghi del Trentino, aspetto ora poco considerato.