Trento: alcol ai minori, il divieto diventa assoluto
Trento: alcol ai minori, il divieto diventa assoluto
Esclusi tutti i luoghi pubblici: dai negozi ai rifugi alpini. Sanzioni fino a 15.000 euro
Il cerchio si è chiuso. Trascorsi i 15 giorni previsti per la pubblicazione della legge approvata ieri dal consiglio
provinciale (17 favorevoli, 10 astenuti) la vendita e la somministrazione di bevande alcoliche ai minorenni sarà vietata in
Trentino in qualsiasi luogo pubblico. Per i trasgressori sono previste sanzioni pesantissime che, almeno sulla carta,
potranno arrivare fino a 15.000 euro.
Lo stato dell'arte
Fino al dicembre 2009, il divieto- nei bar come nei supermercati - riguardava i minori di 16 anni. A fine anno, l'assessore
al commercio Alessandro Olivi introdusse in Finanziaria un emendamento che elevava a 18 anni il limite per la
somministrazione di alcolici in bar, discoteche e simili. Una novità di livello nazionale, nonostante qualche mese prima
l'amministrazione comunale di Milano avesse vantato il proprio ruolo di apripista avendo introdotto il limite a 16 anni.
Giovedì, con l'approvazione della legge di riforma del commercio, il divieto di vendita di alcolici ai minori è stato esteso
anche agli esercizi commerciali: alimentari, supermercati e negozi vari. Un comma, il primo dell'articolo 69, che passerà
alla storia della Provincia autonoma come quello dalla vita più breve: un giorno. La legge sulla «tutela dei minori dalle
conseguenze legate al consumo di bevande alcoliche» approvata ieri abroga infatti il comma in questione, ma solo per
sostituirlo con uno di carattere più generale.
I divieti
Viene infatti vietata la somministrazione, la vendita, l'offerta anche a titolo gratuito o di assaggio di bevande alcoliche
in tutti i pubblici esercizi o negozi, anche di carattere temporaneo. Sono espressamente citati rifugi alpini, manifestazioni
fieristiche, agritur, aziende agricole, artigianali, industriali. Il responsabile potrà esigere la visione di un documento
d'identità e rifiutare la somministrazione se gli verrà negata.
Le sanzioni
La legge prevede un sistema sanzionatorio particolarmente severo. I responsabili degli esercizi «pizzicati» rischiano una
«multa» da 500 a 5.000 euro, se il minore ha meno di 14 anni, la sanzione è raddoppiata ed è aumentata del 50% se la vendita
avviene a prezzo ridotto rispetto a quello di listino, come avviene negli happy hour. Teoricamente quindi, un barista rischia
fino a 15.000 euro di multa. La vigilanza sarà compito della municipale, dei dipendenti del servizio provinciale competente e
dei dipendenti dell'Azienda sanitaria autorizzati. Rischiano la multa (da 50 a 500 euro) anche i minorenni se sorpresi a bere
alcolici in «aree pubbliche o comunque aperte al pubblico». E se ilminore dovesse mandare il fratello o l'amico maggiorenne a
prendergli da bere? L'occhiuto legislatore provinciale ha pensato anche a questa eventualità: i maggiorenni che «passano» il
bicchiere saranno puniti con una sanziona da 500 a 5000 euro. In sintesi, l'unico modo in cui un minorenne in Trentino potrà
bere legalmente alcolici sarà tra le mura di casa e solo se l'acquisto non sarà stato fatto da lui. Un emendamento voluto da
Mauro Delladio (Pdl) prevede anche che la giunta definisca «i casi e i criteri di partecipazione della spesa sanitaria per
interventi effettuati a favore di persone in evidente stato di ebbrezza» (alcolemia oltre i 1,5 milligrammi per litro).
Quando la giunta avrà definito tali criteri, chi deve ricorrere a cure mediche da sbronzo dovrà pagarsi parte della spesa
sanitaria.
Gli incentivi ai bar bianchi
La legge non prevede solo sanzioni per chi dà da bere ai minorenni, ma anche incentivi per i locali che decidessero di
servire analcolici. La giunta potrà erogare contributi a chi aprirà locali «analcolici». Non solo: i locali tradizionali
potranno tenere aperto fino a notte fonda (le quattro o le cinque a seconda dei casi) nelle giornate in cui decideranno di
non servire alcolici.
La politica
Il disegno di legge è stato presentato da Luigi Chiocchetti (Ual) e sostenuto, oltre che dall'assessore competente (Olivi),
da Mattia Civico (Pd) che ha voluto modificare il termine «abuso», con il semplice «consumo» , introducendo una serie di
emendamenti volti a potenziare informazione e prevenzione. Anche Mauro Delladio (Pdl) ha sostenuto dall'inizio il
provvedimento, divenendo addirittura relatore di maggioranza. In aula, solo la Lega Nord ha espresso la propria contrarietà,
optando alla fine per l'astensione.