Trento: etilometro usa e getta al ristorante
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L'associazione di categoria: «Stiamo pensando di offrirlo ai clienti»
TRENTINO
«Solo un bicchiere, devo guidare». E' una frase che i ristoratori, loro malgrado, si sentono ripetere sempre più spesso. Cresce la sensibilità degli automobilisti, ma gli incidenti causati dall'alcol sono ancora troppi. Per incentivare la prevenzione, la commissione lavori pubblici del Senato sta lavorando a una nuova proposta: introdurre l'etilometro gratuito in tutti i ristoranti.
Che ne pensano i trentini? «Come Associazione ristoratori già da oltre un anno avevamo pensato di offrire i tester usa e getta», afferma Francesco Antoniolli, presidente cittadino del sodalizio e titolare del ristorante al Vo'. «Con la nostra coop di acquisti di quasi 300 aziende stiamo valutando se omaggiarne un certo numero ai clienti. E' uno strumento utile, anche perché invita a ritardare la partenza facendo una passeggiata, oppure a chiamare un taxi. Quello che non mi piace è l'imposizione di questo strumento, che non è elegante nei locali». Antoniolli ha anche un tester proprio: «Volevo capire qual è il limite personale. Devo dire però che da noi la nuova legge ha reso il pubblico molto più attento: raramente accettano la grappa a fine pasto».
Massimiliano Peterlana, titolare dell'osteria A le due spade e presidente della Fiepet Confesercenti, è sulla stessa linea: «Una parte degli associati sono già coinvolti. Quelli che fanno musica sono obbligati dall'anno scorso ad avere un etilometro in miniatura. Negli altri locali e nei ristoranti la vedo dura: non puoi obbligare il cliente a fare il test e, comunque, se la tendenza è quella di portare a zero il tasso alcolimetrico, è assurdo fare il test. Chi guida non beve e basta».
Niko Marzari, dell'antica trattoria Tre garofani, non si fa trovare impreparato: «Io ce l'ho già, eccolo qua», dice mostrando l'etilometro. «La gente reagisce molto bene. Ho anche le tabelle del ministero. Molti non sanno che un uomo di 80 chili, se beve un bicchiere da 12 gradi, ha un valore di 0,13. Significa che ne può prendere tre». Da buon oste, Marzari ha fatto i suoi conti: «Quando propongo il vino da dolce, spesso il cliente è titubante. "Vuole provare l'alcoltest?", suggerisco. Conviene anche a me fargli sapere che può concedersi un bicchiere in più».
Non è d'accordo con l'alcoltest nel locale, invece, Franco Oppici, del Forst. Per una questione di rispetto del cliente. «Il rappresentante che me l'ha proposto ha spiegato che era gratis e che lui sarebbe solo venuto ad incassare le monete introdotte. Io però non ho accettato. Dopo tanti anni ho fatto una valutazione della clientela. Perché offenderla? Non sono io a selezionare le persone, ma loro a scegliere me, perché conoscono il mio locale».