Trento: riflessioni sul bere giovanile e sulle strategie di prevenzione
Trento: riflessioni sul bere giovanile e sulle strategie di prevenzione
GIOVANNA RAUZI
«I giovani? Bevono per la sbornia»
Barnao: i controlli non risolvono il problema, gli adulti diano l'esempio
TRENTO. Che rapporto hanno i giovani con il vino? Come e perchè ne fanno uso? E inoltre, come comunicare loro che l'alcol è
un nemico se se ne abusa, ma anche un fatto culturale, presente in tutti i territori? Ieri, alla Facoltà di Economia, la
ricerca di Luca Acquarelli ha tentato di fare luce sulla questione, partendo da una serie di interviste sul consumo di vino a
Bologna.
Nel convegno "Vino e giovani" si è quindi fatto riferimento al lavoro di Charlie Barnao - presente tra i relatori con il
direttore del dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell'Università di Trento Carlo Buzzi - sui giovani trentini e
l'alcol.
Dai due interventi è nato un interessante parallelo tra le esperienze raccolte nelle due città universitarie. Molti
stereotipi, infatti, coincidono tra loro, come quello del consumo di alcol in "rituali di passaggio di status" (tra tutte, le
feste di laurea). «Il vino diventa mediatore culturale - ha spiegato Acquarelli - e aiuta soprattutto studenti e lavoratori
fuori sede». Molto diffusi anche i comportamenti che denotano l'appartenenza ad un gruppo: «A Trento, come dappertutto -
racconta Barnao - ci sono i "fighetti" e "quelli alla mano": tra loro i consumi sono diversi, ma non dipendono sempre dalle
condizioni economiche, visto che spesso i secondi spendono di più per l'abbigliamento».
Si stanno inoltre avvicinando i modelli del bere "secco" (per ubriacarsi, tipico dei paesi anglosassoni e del Nord Europa) e
il "bere bagnato", per accompagnare i cibi (tipico dei paesi mediterranei). Anche Trento sta nel mezzo: gli happy hour stanno
diffondendo sempre più la cultura del "bere per la sbornia", ma la tradizione del territorio porta comunque sempre a vedere
il vino come un "accompagnamento" al pasto.
Svolte le dovute analisi, il punto cruciale rimane un altro: come raccontare ai giovani l'alcol? Stando al pubblico di
Economia pare che i diretti interessati non siamo molto propensi ad ascoltare: i giovani erano infatti pochissimi, niente a
che vedere con la folla nelle vie della città, la sera precedente, per l'aperitivo del martedì.
Secondo Barnao i controlli non risolvono i problemi: sono invece gli adulti a dover prendere coscienza della distanza
abissale tra loro e i giovani e a sforzarsi di comprendere le loro necessità. Non è possibile imporre dei comportamenti.
Questo anche perchè gli adulti danno esempi "disastrosi": qui nessuno si salva, dalle campagne elettorali a suon di
"bicchierini", fino al ritiro della patente al sindaco di Trento.
Duro, nelle sue considerazioni, Carlo Cannella, presidente dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e volto noto
della trasmissione Quark: «Non ha senso vendere il vino dealcolizzato, come propone il Ministero, con un cattivo uso del
denaro pubblico. Bisogna invece responsabilizzare i giovani». Intanto ieri il consiglio comunale ha bocciato un emendamento
del centrodestra che proponeva di vietare il consumo di alcol nei parchi cittadini.