338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Treviso, allarme del Ser.T: tra i licenziati molti a rischio alcol

Treviso, allarme del Ser.T: tra i licenziati molti a rischio alcol

La conferma del Sert: «E molti si dedicano al gioco in cerca di soldi»
Disoccupati che si rifugiano nell'alcol e che per cercare di portare a casa qualche soldi si danno al gioco d'azzardo. A

lanciare l'allarme è il Sert di Treviso: sono una decina, negli ultimi tre mesi, i casi di cinquantenni trevigiani che hanno

perso il lavoro, segnalati al Dipartimento Dipendenze dell'Usl 9 perché si sono messi a bere o perché al tavolo da gioco

stanno sperperando quello che gli è rimasto. Un fenomeno, sottolinea il direttore del Dipartimento Germano Zanusso, che

prima, di fatto, non esisteva. «Avevamo qualche licenziato che si avvicinava all'alcol - dice - ma si trattava di episodi

isolati, ora il fenomeno si sta generalizzando, probabilmente a causa della crisi che stiamo vivendo: molte fabbriche

chiudono e molti operai si rifugiano in questi comportamenti». Se i soggetti in trattamento sono una decina, il «sommerso» va

moltiplicato almeno per quattro, spiega Zanusso. «I casi che trattiamo sono quelli di cinquantenni che, avendo perso il

lavoro, si mettono a bere - spiega - sono casi di abuso alcolico, più che di alcolismo vero e proprio. Persone che poi

tentano di migliorare la loro condizione economica con il gioco d'azzardo. È una spirale che porta all'autodistruzione: con

l'abuso di alcol si rovinano irreparabilmente, e con il gioco d'azzardo si mettono ulteriormente a rischio, fino a perdere

addirittura la casa, com'è successo a qualcuno». Una strada senza ritorno, quella di chi cerca una soluzione nel bicchiere,

giocando a carte, alle slot machine o comprando gratta e vinci. Un percorso che nella Marca stanno compiendo sempre più

persone toccate pesantemente dalla crisi economica. Il consiglio di Zanusso è quello di rivolgersi al Sert, dove ci sono

specialisti in grado di dare un aiuto in entrambi i casi di dipendenza. «Di solito ad avvicinarsi a noi è un familiare, un

amico - aggiunge - recentemente però ci è capitato che a chiamarci fosse anche qualche datore di lavoro, che preoccupato ci

segnalava il caso di un dipendente con il quale, negli anni, si era instaurato un rapporto umano». Per Zanusso questa «rete

sociale», costituita innanzitutto dalla famiglia, è fondamentale per affrontare questo nuovo fenomeno, che la provincia

trevigiana vive, in maniera dilagante, per la prima volta. Anche perché alcuni dei lavoratori che si ritrovano senza un

impiego, sono mariti e padri che non trovano lì per lì neppure il coraggio di raccontare, a mogli e figli, del licenziamento.

«Noi siamo una risorsa, certo, ma per queste persone è fondamentale un contesto familiare e sociale sereno». Un sostegno,

dentro e fuori casa, che permetta anche a chi si trova, a cinquant'anni, a dover ricominciare daccapo, di potersi rialzare.