Treviso, allarme del Ser.T: tra i licenziati molti a rischio alcol
Treviso, allarme del Ser.T: tra i licenziati molti a rischio alcol
La conferma del Sert: «E molti si dedicano al gioco in cerca di soldi»
Disoccupati che si rifugiano nell'alcol e che per cercare di portare a casa qualche soldi si danno al gioco d'azzardo. A
lanciare l'allarme è il Sert di Treviso: sono una decina, negli ultimi tre mesi, i casi di cinquantenni trevigiani che hanno
perso il lavoro, segnalati al Dipartimento Dipendenze dell'Usl 9 perché si sono messi a bere o perché al tavolo da gioco
stanno sperperando quello che gli è rimasto. Un fenomeno, sottolinea il direttore del Dipartimento Germano Zanusso, che
prima, di fatto, non esisteva. «Avevamo qualche licenziato che si avvicinava all'alcol - dice - ma si trattava di episodi
isolati, ora il fenomeno si sta generalizzando, probabilmente a causa della crisi che stiamo vivendo: molte fabbriche
chiudono e molti operai si rifugiano in questi comportamenti». Se i soggetti in trattamento sono una decina, il «sommerso» va
moltiplicato almeno per quattro, spiega Zanusso. «I casi che trattiamo sono quelli di cinquantenni che, avendo perso il
lavoro, si mettono a bere - spiega - sono casi di abuso alcolico, più che di alcolismo vero e proprio. Persone che poi
tentano di migliorare la loro condizione economica con il gioco d'azzardo. È una spirale che porta all'autodistruzione: con
l'abuso di alcol si rovinano irreparabilmente, e con il gioco d'azzardo si mettono ulteriormente a rischio, fino a perdere
addirittura la casa, com'è successo a qualcuno». Una strada senza ritorno, quella di chi cerca una soluzione nel bicchiere,
giocando a carte, alle slot machine o comprando gratta e vinci. Un percorso che nella Marca stanno compiendo sempre più
persone toccate pesantemente dalla crisi economica. Il consiglio di Zanusso è quello di rivolgersi al Sert, dove ci sono
specialisti in grado di dare un aiuto in entrambi i casi di dipendenza. «Di solito ad avvicinarsi a noi è un familiare, un
amico - aggiunge - recentemente però ci è capitato che a chiamarci fosse anche qualche datore di lavoro, che preoccupato ci
segnalava il caso di un dipendente con il quale, negli anni, si era instaurato un rapporto umano». Per Zanusso questa «rete
sociale», costituita innanzitutto dalla famiglia, è fondamentale per affrontare questo nuovo fenomeno, che la provincia
trevigiana vive, in maniera dilagante, per la prima volta. Anche perché alcuni dei lavoratori che si ritrovano senza un
impiego, sono mariti e padri che non trovano lì per lì neppure il coraggio di raccontare, a mogli e figli, del licenziamento.
«Noi siamo una risorsa, certo, ma per queste persone è fondamentale un contesto familiare e sociale sereno». Un sostegno,
dentro e fuori casa, che permetta anche a chi si trova, a cinquant'anni, a dover ricominciare daccapo, di potersi rialzare.