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Treviso: coca e alcol al lavoro, nelle aziende gli ispettori Usl

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Coca e alcol al lavoro, nelle aziende gli ispettori Usl


di Valentina Calzavara


Dipendenze da alcol e droga sul posto di lavoro, arrivano i controlli dell’Usl direttamente all’interno delle aziende. Aumentano infatti i casi di assunzione di sostanze stupefacenti tra i trevigiani e l'azienda sanitaria approva una nuova procedura operativa per verificare l'assunzione di droghe o alcolici tra i lavoratori della Marca che svolgono mansioni a rischio.


«Siamo passati da una media di tre accertamenti di un paio d'anni fa ai venti attuali, che vedono nel 60 per cento dei casi la conferma di tossicodipendenza e l’attivazione di specifici percorsi di riabilitazione per il lavoratore», conferma Germano Zanusso, direttore del Sert di Treviso. Un fenomeno da non sottovalutare, secondo il primario: «I casi sono cresciuti nel corso degli anni, ma l'aspetto preoccupante è che più della metà dei nostri controllati, con accertamento specialistico, risulta tossicodipendente. Vale a dire che fa un uso continuativo e protratto di sostanze psicoattive, sentendone il bisogno e assumendole ogni giorno».


Oppiacei, cannabinoidi, anfetamine, cocaina, senza sottovalutare l' alcol, sono gli osservati speciali della task force dell'Usl 9, che mette in collegamento i datori di lavoro trevigiani con il Dipartimento delle dipendenze e i laboratori di analisi. Il protocollo appena inaugurato si attiverà quindi nei casi sospetti di lavoratori dipendenti (stimanti in una ventina l’anno) che svolgono mansioni a rischio. «I destinatari di questi controlli sono indicati dalla legge», sottolinea Zanusso, «parliamo di quelle professioni che comportano particolari rischi per la sicurezza, l'incolumità o la salute di terzi. Ad esempio chi si occupa di trasporto passeggeri o merci e sostanze pericolose, ma anche mulettisti, camionisti, o operai a contatto con prodotti tossici o esplosivi».


Tutto parte da una segnalazione del titolare dell'azienda che nota anomalie o stranezze nell'attività lavorativa di un proprio dipendente. «In un primo momento le maestranze della ditta si attivano per sottoporci il caso di un proprio lavoratore che risulta alterato o distratto», continua il direttore del Dipartimento tossicodipendenze trevigiano, «a quel punto entra in azione il medico competente per un primo controllo, tenendo d'occhio il lavoratore e, se i sospetti permangono, si procede al secondo livello di approfondimento a carico del Sert».


Dallo screening si passa quindi alle analisi e ai test tossicologici di laboratorio. Scatta così il percorso medico, vero e proprio, per accertare la presenza o l'assenza di sostanze. Nel diario clinico del paziente sono previste un paio di visite specialistiche ma anche quattro raccolte di urine “senza preavviso” e il test del capello, con prelievo di una ciocca dello spessore di una matita.


Sulla base delle valutazioni cliniche si parte con il percorso di recupero, conclude Zanusso: «La riabilitazione è calibrata e personalizzata a seconda della problematica e delle persona e fino ad oggi è stata efficace nel 90% dei pazienti. Un ottimo risultato che va a tutto vantaggio del recupero del posto di lavoro ma anche della salute e della sicurezza del lavoratore stesso e di chi gli sta intorno».


L’obiettivo dell’iniziativa dell’azienda sanitaria è quello di dare sempre maggiore sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro, così da evitare incidenti che, sempre più spesso, sono dovuti all’abuso di droghe e alcol.


http://tribunatreviso.gelocal.it/cronaca/2013/09/18/news/sanita-le-iniziative-1.7766007


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)