Treviso: i ragazzi al bar raccontano il loro modo di divorarsi la vita
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«Perchè lo facciamo? Dà forza e aiuta a essere più disinibiti»
Gazzettino 28 Ottobre 2009
«Che giorno è?». Martedì... «Niente da fare, stasera gli sballati non li trova, devono ancora smaltire il week end». Si sgranano gli occhi della trevigianissima ragazza accoccolata a un tavolino davanti allo spritz sotto Porta San Tommaso. E un suo amico invita ad andare da un'altra parte della città, nella zona dei licei. «Gli adolescenti che si sparano gli spritz in vena li troverà lì. Noi ormai abbiamo trent'anni, gli sballlati veri sono altri».
Siamo nell'angolo del prosecco. Da una parte il Bottegon, vecchia osteria che ha reinventato il bere per i giovani. Dall'altra il Mama Mia, un po' più snob, locale di tendenza che mesce però la stessa liquida mercanzia, soltanto un po' più cara. Questo luogo antico di Treviso è l'equivalente di Piazza Ferretto a Mestre, di Campo San Luca a Venezia o di piazza dei Signori a Padova.
Il rito dell'ombretta ha mutato pelle, non sostanza. Ma è singolare che molti non sappiano nemmeno quanto costa un spritz. Bevono, poi pagano. Fanno i giri in compagnia e non sanno quale è il costo effettivo di un bicchiere con vino, Aperol o Campari, acqua e buccia di limone. Il piacere raccolto in un bicchiere, che non va mai bevuto da soli, altrimenti fa solo tristezza. Il prezzo varia comunque dai due euro e cinquanta centesimi all'euro e mezzo (se è liscio, ovvero vino e acqua).
Perchè si beve in questo modo? La domanda è decisamente banale, sonda una realtà così diffusa da far parte del vivere quotidiano di (quasi) tutti. Come chiedere a un brasiliano perchè balla. Eppure le risposte variano. «Perchè è una moda». «Per incontrare gente». «Per fare conoscenze». «Perchè altrimenti i ragazzini non hanno le "palle" di avvicinarsi a una ragazza». Il tono, l'ebbrezza, una specie di cordiale a fini di relazioni sociali. Così dicono i giovani, rimarcando i tempi in cui nella Treviso capitale di Marca l'abbordaggio era un'arte da signori e signore, senza bisogno di aiutini a base di alcoolici.
L'altro sesso la pensa allo stesso modo. «Beviamo per la compagnia». «Per disinibirci». «Per essere più simpatiche». «Beviamo per allegria, ma poi andiamo a casa a lavorare». Le signorine sono intente allo stesso rito, poco più in là, facendo le neghittose. Una biondina: «Io non bevo... ma adoro il vino». Un'altra: «Io non bevo...». «...ma adora il gin tonic» le fanno eco le perfide amiche.
Siparietti qualunque in una serata senza sociologia o lettino da strizzacervelli. Bevono perchè ne hanno voglia. A bere troppo sono sempre gli altri. Lo sballo fa parte del passato, mai del presente. Per tutti, ad eccezione dell'inossidabile signor Carlo, che da giovane faceva il meccanico. «Mai un prosecco, mai uno spritz. Per me c'è solo il vino. Alla spina. E pago un euro ogni volta che bevo». Una specie di slot machine