Troppi giovani schiavi dell'alcol...Riflessioni a margine della giornata mondiale contro la droga
Troppi giovani schiavi dell’alcol...Riflessioni a margine della giornata mondiale contro la droga
Oggi si celebra la giornata mondiale contro la droga. Anche l'abuso di alcol è droga. Nella relazione annuale al Parlamento,
il sottosegretario Carlo Giovanardi mette in rilevo che il consumo dell'alcol nei giovani e giovanissimi è cresciuto del
18,2% negli ultimi tre anni. S'intitola «Gioventù bevuta» il reportage a cura di Riccardo Bocca pubblicato sull'Espresso,
dove il giornalista racconta «una generazione che si ubriaca per trovare un'identità e sentirsi libera».
Ma quale libertà e identità può dare una sbronza? Sono sempre di più i teenager che si danno all'alcool per il solo gusto di
ubriacarsi. E l'Italia vanta un record europeo: si inizia a bere a 11 anni, contro la media europea di 13. Ragazzi e giovani
ubriachi fradici. I medici parlano di binge drinking, l'abitudine a consumare eccessive quantità di alcol (per convenzione
sei o più bicchieri) in un'unica occasione.
«I ragazzi italiani, a prescindere dalla latitudine e dalle classi sociali, hanno conferito al bere un potente ruolo
sociale», dice lo psichiatra Michele Sforza. Il bere esalta l'esistenza, la giustifica e la proietta oltre gli ostacoli.
Niente a che vedere con la trasgressione: al contrario, gli under 18 si ubriacano per conformismo. Per darsi forza. Non
vogliono essere sfigati e bevono da soli, in gruppo. Non mancano anche riferimenti al web. È infatti su Facebook che i
ragazzi raccontano le sbornie. Ma il problema è anche sociale. I media pubblicizzano l'alcol, a tal punto, che molti
finiscono per ritenerlo innocuo. I ragazzi quando si trovano per una festa, un compleanno, s'accordano chi deve portare da
bere. Pensano che l'alcol rallegri il gruppo, assicuri la riuscita del compleanno, della serata tra amici. Sbronzi ritornano
poi a casa alla guida di un auto, rischiando la propria e altrui vita. Oggi i genitori devono prendersi in mano la loro
responsabilità educativa e questo non spetta né allo Stato né alla scuola, ma alla famiglia. Un figlio, per di più minorenne,
che entra a casa alle 8 della mattina perché i locali chiudono alle 7, agisce così perché non ci sono regole in casa.
Qualcuno afferma che sono i gestori dei locali responsabili dello sballo di molti giovani. Non sono del tutto d'accordo. Lo
sballo sta a dire la fragilità psichica dei nostri ragazzi e il bisogno di sbronzarsi per acquisire di colpo forza,
spavalderia, onnipotenza. Basterebbe che qualche volta i genitori si facessero vedere nelle discoteche, nei pub, si
renderebbero conto cosa diventano i loro figli in poche ore. Forse questi nostri ragazzi li abbiamo lasciati soli nell'età
difficile dell'adolescenza, soli ad affrontare ambienti permissivi, senza limiti e regole. Al di là delle pareti domestiche
si vede una società in cui in molti cercano solo l'interesse personale e non esitano a mentire, falsificare la realtà,
scavalcare regole e leggi. Anche i genitori sono in difficoltà, i loro messaggi e valori mandati ai figli sono spesso
vanificati. Talvolta gli stessi genitori hanno loro stessi problemi di abuso d'alcol o di cocaina. S'aggiunga la scuola che
spesso è vacante in quanto gli insegnanti, oltre che demotivati, non hanno i mezzi per imporre le regole e forse spesso
nemmeno le capacità di farlo. Non parliamo dei media che pubblicizzano gli alcolici prima, durante e dopo le partite di
calcio importanti. Insomma, penso davvero che crescere i figli con in testa idee, sentimenti e non l'alcol e le droghe, sia
difficile, ma non impossibile.