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Troppo alcol, soprattutto tra i giovani

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Troppo alcol soprattutto tra i giovani
In Italia le morti causate dall'alcol, per malattie come cirrosi e cancro, sono 25mila l'anno. A queste vanno aggiunte le 2mila in incidenti

stradali causati da guida in stato di ubriachezza.
I dati sono già allarmanti così, senza contare il fatto che sempre più adolescenti tra i 13 e i 15 anni bevono una volta a settimana grandi

quantità di alcol, dando vita anche da noi ad un fenomeno di origini inglesi chiamato "binge drinking".
"Sono dati che ci costringono a pensare a interventi urgenti" sostiene Emanuele Scafaro, direttore dell'Osservatorio nazionale alcol

dell'Istituto superiore di sanità. "Ciò che allarma di più è che il fenomeno del binge drinking sta prendendo piede anche tra gli adulti". E

continua "In Italia fanno uso di alcol 35 milioni di persone, l'81% degli uomini e il 56,4% delle donne. La magior parte beve due bicchieri

ai pasti, ma il 17% dei consumatori è da considerarsi a rischio e 5 milioni di loro avrebbero bisogno di un intervento di prevenzione, cura o

riabilitazione."
In Italia esistono diverse strutture per aiutare gli alcolisti a smettere, alcune sono gestite dal Servizio sanitario e altre da privati o

volontari di Alcolisti anonimi e dell'Aicat. Secondo il farmacologo Gianluigi Gessa si ottengono i migliori risultati combinando la terapia

farmacologica con quellapsicologica.
Il farmaco maggiormente utilizzato è il disulfiram. "Quando il paziente, disobbedendo al terapeuta, beve alcol, il farmaco provoca una

sensazione angosciante."
Altri farmaci sono in grado di sopprimere la pulsione del bere senza provocare reazioni avverse, ma sono tutti utilizzabili solo su pazienti

non epatopatici, che tra gli alcolisti sono molto pochi.
Una nuova sostanza chiamata baclofen sembra dare buoni risultati in questi casi.
"Abbiamo dato a metà dei volontari il farmaco, all'altra metà il placebo. Abbiamo valutato la durata dell'astinenza, con risultati

incoraggianti: il 70%, dopo 6 mesi, non aveva ripreso a bere" spiega Giovanni Addolorato, specialista in medicina interna all'Università

Cattolica di Roma.
Questa sostanza ha il vantaggio che essendo metabolizzata dai reni è innocua per il fegato.
Secondo gli alcolisti anonimi esiste una caratteristica comune, forse un fattore genetico, che rende gli alcolisti incapaci di resistere alla

tentazione di bere. Di parere discordante è invece Francesca Cesati, terapista che applica il metodo Easy way to control alcohol, la quale

sostiene che se davvero ci fossero delle basi genetiche per la tossicodipendenza, non sarebbe possibile guarirne.

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)