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Troppo fumo e alcol nel cinema: dimostrata l'infulenza negativa sui giovani

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Sul grande schermo non si fanno i conti con la salute

Se le star recitano con la sigaretta tra le dita o fanno conquiste offrendo champagne, il contrasto a fumo e alcol esce perdente

MILANO - Più o meno esplicitamente, fumo e alcol escono dagli schermi del cinema per introdursi nella vita reale. Non è così facile contenerli e tanto meno cancellarli del tutto e la loro influenza negativa pesa soprattutto sulle nuove generazioni. Il cattivo esempio non viene solo da John Wayne o Humphrey Bogart, che recitavano quando si sapeva assai meno dei danni di fumo e alcol, e delle loro abitudini hanno poi fatto le spese. Il problema è che Gandalf il bianco fuma la pipa nel Signore degli anelli e James Bond brinda ai suoi successi sentimentali e professionali con fiumi di champagne. Per non dire del revival di Audrey Hepburn che conquista una nuova generazione di ammiratrici con una sigaretta in bocca esile quanto la sua immagine. Due ricerche; una statunitense, una europea, pubblicate quasi contemporaneamente analizzano aspetti mirati della questione.


TANTO PIÙ GIOVANI TANTO PIÙ INFLUENZABILI - Lo studio condotto presso l'Università di Pittsburgh ha valutato gli effetti della visione di film in cui era mostrato il fumo su oltre 2mila studenti non ancora caduti nella trappola dei prodotti del tabacco. I risultati pubblicati sul Journal of National Cancer Institute indicano che una probabilità elevata di diventare fumatori dipendeva dall'età più giovane e dalla maggiore quantità di sequenze che mostravano il gesto del fumare. «Il nostro studio si distingue dalla vasta letteratura disponibile perché ha colto nei primissimi anni dell'adolescenza e addirittura della preadolescenza un momento di particolare fragilità, quanto all'induzione e alla stabilizzazione dell'abitudine alla sigaretta - commenta Brian Primack che ha diretto lo studio -. Abbiamo ottenuto questa indicazione chiedendo a un gruppo di studenti giovanissimi tra i 9 e i 14 anni quali e quanti film vedessero e ricontattandoli per telefono 7 anni dopo, per indagare il loro rapporto con il fumo e, nuovamente, l'esposizione proveniente dalla visione di pellicole cinematografiche. Sono risultati particolarmente vulnerabili i più piccoli di età e i più affezionati allo schermo. Dopo i 16 anni, l'esempio dei film è risultato ininfluente».


ALCOL IN EUROPA - I ricercatori di 6 nazioni europee (l'Italia è rappresentata dall'Osservatorio Epidemiologico Dipendenze di Torino e dall'Università di Novara) si sono invece concentrati sulla relazione fra pellicole cinematografiche "ad elevata gradazione alcolica" e binge drinking, la modalità del bere eccessiva ed episodica prediletta dagli adolescenti. Su Pediatrics, i dati relativi a oltre 16mila ragazzi con età media di 13 anni confermano una rilevante influenza delle immagini passate davanti agli occhi dei giovani spettatori. Lo psicologo tedesco Reiner Hanewinkel sintetizza le conclusioni dello studio: «Abbiamo effettuato un processo di selezione molto attento di una lista di film di cassetta e a ciascuno abbiamo attribuito un punteggio sulla base del consumo di alcolici presentato. Abbiamo concluso da una parte che le immagini cinematografiche che mostrano il consumo di alcol sono veramente frequenti, dall'altro che la loro capacità di promuovere il binge drinking si conferma in contesti molto diversi, quanto ad abitudini e intensità del bere ed è indipendente dalle differenze culturali e ambientali». In effetti, nell'86% dei film selezionati c'era almeno una scena in cui compariva l'alcol e i dati delle singole nazioni mostravano una relazione di proporzionalità diretta tra il bere visto sugli schermi e quello, eccessivo, messo in atto nella vita.


LE REGOLE CI SONO - Le iniziative di contrasto al fumo e all'alcol specie tra le giovani generazioni sono in crescita e qualche risultato già ci vede. Quanto ai prodotti del tabacco, la Convenzione Mondiale sul Controllo del Tabacco dell'OMS, a cui l'Italia aderisce, ha bandito già dal 2005 ogni forma di pubblicità e sponsorizzazione dei prodotti del tabacco. Esiste una strategia europea di contrasto all'alcol, che si concretizza anche tramite una disciplina restrittiva in termini di orari e luoghi per la pubblicità, pure questa applicata in Italia. Certo, se si possono bandire o limitare, le pubblicità di alcolici e sigarette da tv, programmi sportivi o relegarle in determinate fasce orarie, e non sempre si riesce, pare improbabile privare leggendarie sceneggiature di una loro caratteristica componente. Il problema però esiste e colpisce i giovanissimi come dimostrano due studi uno statunitense, uno europeo sui due grandi "vizi".


Maria Rosa Valetto


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)