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Tumore? Gli uomini si ammalano di più

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Gli uomini fan­no orecchie da mercante, quando si parla di prevenzio­ne dei tumori, per pigrizia o per superficialità, ma pagano un prezzo piuttosto alto: si ammalano di più e muoiono di più rispetto alle donne. Che, invece, sono più attente alla salute. Almeno così sostie­ne, statistiche alla mano, il Na­tional Cancer Intelligence Network inglese: a «parità di tumori», escludendo cioè quelli tipici del sesso femmi­nile (cancro al seno o alle ova­ie) e del sesso maschile (can­cro alla prostata), per tutti gli altri gli uomini hanno un ses­santa per cento di probabilità in più di vedersi diagnostica­re la malattia e, per loro, au­menta anche la probabilità di morire (settanta per cento in più della «controparte» fem­minile).
ALCOL E CIBO - Secondo gli esperti inglesi, che hanno fatto i loro calcoli basandosi sui dati del 2006 e del 2007 pubblicati dal Regi­stro dei tumori inglese, trop­po spesso gli uomini si dimen­ticano che esagerare con l'al­col e con il cibo, fumare e non praticare alcuna attività fisica possono aumentare il rischio di cancro e fanno troppo poco per modificare queste cattive abitudini. «La cultura della prevenzio­ne - conferma Ovidio Bri­gnoli vicepresidente della so­cietà Italiana di Medicina Ge­nerale (Simg) - è tipica delle donne, non solo perché, negli anni, si sono abituate a Pap test e mammografie, ma an­che perché sono più attente al­l'alimentazione e agli stili di vita. Gli uomini non vengono in ambulatorio, sono general­mente disinteressati alla loro salute». Gli uomini tendono a sotto­valutare certi campanelli di al­larme: quei segnali, cioè, che dovrebbero suggerire una vi­sita medica. E si sa che, nel ca­so dei tumori, un ritardo nel­la diagnosi, spesso riduce la possibilità di sopravvivenza. Infine non tengono conto del­le loro storie famigliari: il fat­to di avere qualche parente che si è ammalato, dovrebbe stimolare una maggiore atten­zione per i test di screening. «Non si può negare comun­que - avverte Di Costanzo di­rettore dell'Oncologia medica dell'Azienda Universitaria Ca­reggi di Firenze - che, com­portamenti personali a parte, esista una differenza biologi­ca fra uomo e donna. Questa differenza, genetica o ormona­le che sia, ha un'influenza sul­la comparsa del cancro e sulla sua aggressività».

IN ITALIA - Anche in Italia il «gap di ge­nere » si fa sentire. Prendiamo il tumore del colon, una delle neoplasie più diffuse in en­trambi i sessi: nel 2008 ha col­pito 69 uomini e 38 donne su 100 mila abitanti. La mortali­tà, sempre calcolata per l'an­no 2008, è risultata del 22 e del 12 ogni 100 mila abitanti, rispettivamente per uomini e per donne. «Questo tumore può essere diagnosticato precocemente con test per la ricerca del san­gue occulto - commenta Di Costanzo - sarebbe interes­sante andare a vedere se le donne si sottopongono più degli uomini a queste indagi­ni ». Anche i ricercatori inglesi sono convinti che si debba ap­profondire la ricerca sulle cau­se di questa differenza fra uo­mini e donne, per valutare quanto dipende dalla diversa biologia e quanto dai compor­tamenti. Ricordare, comunque, che anche gli stili di vita hanno la loro importanza come fattori di rischio e che prevenzione e diagnosi precoce potrebbero evitare molte morti, non gua­sta: è quello che si propone, per questa settimana, la Men's Health Week, un'inizia­tiva internazionale per la sen­sibilizzazione del pubblico sulla salute al maschile. Se è vero, infatti, che con la medi­cina di genere, la donna, spes­so trascurata dalla ricerca scientifica e peggio curata, in alcuni casi, rispetto all'uomo, ha preso la sua rivincita, ades­so è il maschio che ha biso­gno di cure.