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Tutte le insidie dell'alcol

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Le insidie dell'alcool...

Il rapporto dell'uomo con l'alcool è stato sempre controverso. Se ripercorriamo la storia vediamo come si è passati dalla divinizzazione (Dionisio, Bacco) alla demonizzazione e al proibizionismo.
Questo rispecchia l'effetto delle bevande alcooliche, che spesso all'inizio è piacevole e dà una sensazione di benessere, ma con l'abuso porta a spiacevoli conseguenze.


Secondo i fautori una bevanda alcoolica, consumata in occasioni opportune e in dosi moderate, può avere un effetto positivo sull'umore, rende più socievoli, favorisce la comparsa di aspetti positivi della personalità, che facilitano la comunicazione.


La comunità scientifica internazionale definisce l'alcool la sostanza da abuso più diffusa e utilizzata, che determina effetti ansiolitici, rilassatezza, senso di benessere ed anche euforia, per cui spinge l'individuo a bere per cercare tali sensazioni. In questo modo si instaura un legame duraturo con l'alcool, che provoca gravi danni all'organismo.


La dipendenza è l'aspetto chiave, che trasforma un'abitudine di vita in una sindrome patologica con gravi conseguenze sociali. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità gli alcoolisti sono bevitori con una dipendenza alcoolica, che ha raggiunto livelli così alti da mettere in evidenza un marcato disturbo fisico o una chiara interferenza con la loro salute fisica e mentale, con le loro relazioni interpersonali e con il loro armonico sviluppo sociale ed economico.


Possiamo distinguere due forme di dipendenza, una psicologica e una biologica.
La prima spinge, soprattutto nella fase iniziale, gli alcoolisti a ripetere le esperienze positive provocate dall'alcool. Successivamente, questa abitudine si trasforma in una sempre maggiore esigenza di bere, un bisogno anormale, anche se non viene percepito come tale. Sono i primi segnali del passaggio dalla dipendenza psicologica a quella biologica. L'assunzione continua e ripetuta di alcool ha innescato, nel sistema nervoso centrale, meccanismi tali, che il cervello sente "di avere bisogno" dell'alcool per funzionare e spinge l'individuo a cercarlo. Compare una ricerca ansiosa e spasmodica dell'alcool, che viene definita "craving".


L'incapacità del bevitore di controllare l'assunzione di alcool, nonostante la consapevolezza del proprio danno alla salute, indica il passaggio alla dipendenza dall'alcool. La comparsa della dipendenza pare venga favorita da fattori genetici in grado di modulare gli effetti dell'alcol sull'organismo, ai quali si associano situazioni ambientali predisponenti.


Secondo stime dell'OMS, i bevitori dipendenti presenti sul globo terrestre dovrebbero essere almeno 140 milioni. Negli USA e in Europa occidentale dal 10 al 20% degli uomini e dal 5 al 10% delle donne, in un momento della loro vita possono arrivare a soddisfare i criteri medici per essere considerati dipendenti da alcool. La maggior parte degli alcoolisti sviluppa la dipendenza durante l'adolescenza o da giovane adulto. Per limitare il consumo di alcool nei giovanissimi, il Consiglio dell'Unione Europea il 5 giugno 2001 ha approvato il documento "Consumo di bevande alcooliche da parte di bambini e adolescenti", sulla base del quale molti Stati hanno introdotto delle leggi, che stabiliscono età minime per l'acquisto e la somministrazione di bevande alcooliche, che vanno dai 16 anni di Danimarca e Francia ai 18 - 20 anni di Norvegia e Finlandia. In Italia, pur non essendoci un età minima per la vendita, vi è un'indicazione ad evitarne l'uso prima dei 16 anni. Numerose misure sono state adottate in diversi Stati per evitare o limitare il consumo di alcool tra gli automobilisti e prevenire le "stragi del sabato sera". Il nostro codice della strada prevede delle pene abbastanza severe per chi viene sorpreso alla guida con un tasso alcolemico superiore a quello consentito

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I danni provocati nel nostro organismo dall'abuso di bevande alcooliche sono notevoli. Si verifica un accumulo di grassi nel fegato (steatosi epatica), che può portare allo sviluppo di una cirrosi o di un epatocarcinoma. Nel pancreas si instaura una pancreatite cronica, che può degenerare in cancro. Si verificano delle gravi carenze nutrizionali, che rendono l'organismo più sensibile all'instaurarsi di gravi patologie a carico del cuore e di altri organi e apparati. Abbastanza precoce è l'insorgere di importanti disfunzioni sessuali nell'uomo.
Nelle donne sono stati riscontrati: un aumento del rischio di cancro al seno, danni ovarici, che possono provocare alterazioni della capacità riproduttiva, irregolarità del ciclo mestruale e menopausa precoce.


Particolarmente importanti sono i danni a carico del sistema nervoso, che possono andare dall'epilessia alla polineuropatia a sintomi psichiatrici particolarmente importanti. Si registrano gravi problemi cognitivi, che possono arrivare alla demenza, tanto da far considerare l'alcool la seconda causa di demenza.


Circa il 25% degli alcoolisti soffre di gravi disturbi psichiatrici, quali depressione, attacchi di panico, psicosi, confusione, disturbo borderline della personalità, comportamento antisociale, disturbo bipolare, sindrome da deficit di attenzione e iperreattività. L'abuso di alcool aumenta il rischio di commettere reati, quali violenze domestiche, furti, aggressioni, abusi su minori o stupro.
L'alcoolista tende ad isolarsi, favorendo conflitti coniugali e divorzi, che possono portare all'abbandono di minori.


Alla formulazione della diagnosi di dipendenza da alcool si può arrivare attraverso dei questionari, che si avvalgono di un punteggio o riscontro, che riassume la gravità generale del consumo di alcool. Tra i questionari validati troviamo il CAGE (Cut down, Anuoyed, Guilty, Eye opener), l'Alcohol Dependence Data Questionnaire, il MAST (Michigan Alcohol Screening Test) e l'AUDIT (Alcohol Use Disorders Identification Test).


Sono stati proposti e provati diversi trattamenti per cercare di aiutare queste persone ad interrompere l'assunzione di alcool. Si è visto che è possibile ottenere dei risultati positivi solo con un approccio multidisciplinare, nel quale ogni componente è mirata a contrastare i diversi fenomeni che la alimentano. Una combinazione tra utilizzo di farmaci e sostegno psico-sociale, ad esempio con psico-terapia di gruppo, si è dimostrata efficace, almeno nelle fasi iniziali.


Il primo farmaco utilizzato nel tentativo di disassuefazione da alcool è stato il tetraetiltiuram disulfato (DISULFIRAM), molecola inizialmente utilizzata nella vulcanizzazione della gomma. Questa sostanza provoca un accumulo di acetaldeide nel sangue, che spinge gli alcoolisti ad evitare di bere per timore di sviluppare sintomi sgradevoli (effetto "antabuse"). Il suo utilizzo è limitato dallo sviluppo di effetti tossici.


Il "naltrexone" è un antagonista degli oppiodi, sia endogeni che esogeni, pare che riduca il carving dell'alcool, diminuisca la sensazione di piacere indotta dal bere e potenzi alcuni effetti negativi dell'alcool, quali la sonnolenza. Pare, comunque, che sia efficace nella riduzione del rischio di ricadute a breve termine, ma non a lungo termine.
L'acido gamma-idrossibutirrico (GHB) pare che determinerebbe un incremento della disponibilità di dopamina e serotonina nel cervello e antagonizzerebbe i sintomi dell'astinenza.


E' stato proposto come coadiuvante di altri interventi nel controllare la sindrome da astinenza, nel prevenire il craving nella prima fase di terapia e anche nel trattamento a lungo termine della dipendenza da alcool resistente ad altri trattamenti.
Pare che il GHB provochi dipendenza ed è controindicato in presenza di gravi malattie organiche sistemiche e psichiatriche.
L'Acetilmonotaurinato di calcio (Acamprosato) è una molecola di sintesi dotata di una formula di struttura simile a quella di un neurotrasmettitore l'acido gamma-aminobutirrico (GABA). L'acamprosato non viene metabolizzato dal fegato e quindi non provoca interazioni con i farmaci metabolizzati dal citocromo P450. I suoi effetti nei protocolli di disassuefazione sarebbero una riduzione del craving e una diminuzione del rischio di ricadute. La buona tollerabilità e l'elevato livello di adesione al trattamento fanno di questo
farmaco, se associato ad un adeguato supporto psico-sociale, un utile presidio nel prolungare i periodi di totale astinenza e nel ridurre la frequenza di ricadute.


Va comunque sottolineato che anche questi trattamenti combinati risultano spesso inefficaci o incapaci di prevenire le frequenti ricadute. Per cui bisogna sempre più impegnarsi nella prevenzione.
Solo interventi precoci, iniziati prima che si instauri una dipendenza biologica, possono risultare efficaci nel prevenire e debellare l'alcoolismo.

Dr. Antonio Pio

Dirigente medico U.O.C. di Allergologia ed Immunologia Clinica

Azienda Ospedaliera Universitaria S. Giovanni di Dio e Ruggi D'Aragona Salerno

Delegato Provinciale FMSI di Salerno

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(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it